Magazine Diario personale

Altrove (prove generali di mondo)

Creato il 18 luglio 2012 da Povna @povna

Non è semplice, quando sei vissuto comodamente nei recinti protetti di un universo a parte (nei quali avevi le tue coordinate in cui muoverti, parlavi la tua lingua, conoscevi a menadito pregi, difetti, forze, debolezze, spiccate idiosincrasie ed elementi affini), cambiare all’improvviso tutti i punti di riferimento.
Non è facile, dopo cinque anni di soggiorno (comodo, scontato, rasserenante), spiccare il volo e abbandonare l’isola, così, quasi come senza rete.
Non è per nulla ovvio, dopo essersi (ri)conosciuti e prescelti attraverso quella serie di ritualità rassicuranti, adattarsi di improvviso a un nuovo tutto, nel quale il privilegio di un’esclusiva appartenenza si perde in territori dai confini sconfinati, certo, ma abitati anche e soprattutto secondo leggi e codici di persone estranee.
La ‘povna, Corto Maltese e Calvin ne erano perfettamente consapevoli. E proprio per questo, ancora mesi fa – prima che tutto cominciasse per l’ultima e definitiva volta, così come doveva essere – avevano preso accordi. Inespressi (come è loro costume) nella motivazione ed espliciti negli atti. “Dopo l’esame di stato, una volta riposati e freschi” – aveva stabilito la ‘povna – verrete nella piccola città a trovarmi. Così brinderemo alla fine del quinquennio, e vedrete casa nuova”.
Detto, e fatto. Anche se con calma. Proprio perché – in omaggio a quanto sopra esposto – le prime prove non sono state, per nessuno di loro, per nulla prevedibili. E il passaggio dalla telepatia costante degli ultimi venti e così scolastici giorni a un altro e nuovo modo di essere-nel-mondo ha bisogno di tentativi, esperimenti, aggiustamenti da jet-lag.
Ma tutti loro – che pure arrancavano nel ricostruire nuovi significati applicati a vecchi mezzi – sapevano che andava fatto. E così – dopo quelle due settimane di sedimentazione necessaria a elaborare, con pazienza, un vocabolario nuovo di zecca – ieri Corto e Calvin sono saliti in auto, e sono arrivati, verso le dieci di un’assolata mattina di luglio, a bussare alla porta di casa-’povna, nella piccola città.
Come hanno trascorso la giornata, tutto sommato, poco importa. Ci sono stati i prevedibili brindisi, i libri in regalo (rispettivamente, questo e questo) ai maturati, ovviamente con dedica. E molte buone prelibatezze da mangiare. Quello che importa, in realtà, è stato che quell’occasione ci fosse. E che tutti loro (con l’aiuto di un’amica vicina mobilitata alla bisogna, e splendida, che ha contribuito non poco all’acquisizione del tono giusto), per mutuo accordo (ancora una volta tacito), fossero consapevoli di quel che stava succedendo. Una solidale progressione che dai cancelli della scuola, spalancati in uscita, li stava portando tutti quanti verso il mondo. Quello vero, senza protezioni, che può far male, ma che è, proprio per questo, clamorosamente bello. Nel quale l’Onda finisce, dopo aver compiuto, naturalmente, il suo tempo. E Calvin, Corto Maltese e la ‘povna si avviano, coraggiosi e sorridendo, lungo la nuova vita da ex.


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