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Amarezza di fine gennaio, un racconto di Paola Granieri

Creato il 27 gennaio 2012 da Paola_granieri
Amarezza di fine gennaio, un racconto di Paola Granieri
"Cxxxo! Adesso basta!". Così è cominciata la mia rivoluzione - rivoluzione con i doppi vetri avrebbero cantato i Verlaine - poco più di una decina di giorni fa. I pugni sul tavolo, le punte dei capelli talmente sfibrate da star quasi cambiando colore, ho infilato una foto di Ambra Angiolini nell'Iphone, una di Alexa Chung ed una mia foto, anche e poi ho marciato decisa fino in fondo alla strada, da Ema, il mio parrucchiere.
Taglia, taglia tutto, gli ho detto dopo un breve momento di esitazione, basta non ne posso più. Era il cambiamento, la rivoluzione. Alla fine me li ha fatti un po' troppo corti, ma non mi sento male, non mi sento persa e orribile come quando mi sono tagliata i rasta. Non aspetto impaziente che ricrescano, non troppo almeno.
Tagliarsi i capelli coincide con la presa di coscienza, dicono. E infatti è stata un'esplosione: l'idea geniale per il mio progetto di tesi, il taglio di capelli, una proposta molto interessante che mi è venuto subito voglia di accettare. La vita in discesa, l'aspettativa. La spinta per finirla subito e una volta per tutte questa università e voltare pagina, che abbiamo l'ansia sociale sul groppone. Noi, gli sfigati che si laureano a 28 anni.
Eppure come Icaro, forse, ho voluto avvicinarmi troppo a questo sole bollente che illuminava le mie nuove giornate, non lo so. Avevo comunque fatto in modo di parlare a bassa voce, usando molti forse nelle mie frasi, che non si sa mai, che se qualcosa è troppo bello per essere vero probabilmente lo è.
E così sono caduta dal cielo, ma mi sono fatta meno male di altre volte. Non vi starò ad annoiare sulle supercazzole del mio relatore che mi ha fatto capire che no, tra 15 giorni non è il caso di presentarsi davanti alla commissione, che così cade tutto il castello di sabbia e una consapevolezza: non ce la farò a laurearmi per il mio ventisettesimo compleanno.
Sfigata. Sfigata con ottime ragioni, ma sfigata comunque.
E così è tempo di valutazioni e ridimensionamenti.
Intanto, ho scritto ieri pomeriggio su Facebook, comincio da un bombolone al cioccolato dal Querci, la pasticceria della Rifredi Bene.
Oggi mi tratto bene, oggi esagero, mi dia due bomboloni, ho detto alla pasticcera. Ma quella scema, con tutto il rispetto per chi sta al banco di una pasticceria, me li ha dati alla marmellata di more ed io purtroppo me ne sono accorta solo una volta a casa, con la tisana già pronta e la televisione accesa a caso su Barbara D'Urso che parlava, con la sua solita contrizione, del naufragio della Costa Concordia.
Che rabbia! Odio ingrassare con cose che non mi piacciono. La D'Urso poi, come poteva non darmi ai nervi!? Doveva essere il mio momento di riscatto la mia coccola, il mio dirmi spesso le cose non vanno così, ma abbi fiducia, perditi in quella sublime crema di cioccolato fondente, ma poi alzati, rimboccati le mani e vai avanti, che qui non c'è tempo da perdere.
Con un lieve mal di testa, rassegnata, mi sono messa su Illustrator a ricalcare una cartina politica dell Africa.
Mi è tornata in mente una certa professoressa Casalini delle medie, che insegnava storia e geografia. Voleva che tutte le settimane ricalcassimo le cartine fisiche e politiche con la carta da lucido e le appiccicassimo sul nostro quadernone. Una bella donna, sembrava un po' Maria Teresa Ruta. Portava gli occhialetti da professoressa, ma vestiva giovanile. Era magra.
"Cos'è questo il Macchu Picchu!?" diceva, se non avevi evidenziato per bene un fiume o una catena montuosa. Con mio grande stupore anni dopo ho scoperto che il Macchu Picchu esisteva davvero.
E' che mi sforzo di dire non me ne frega niente, ma la verità è che me ne frega eccome. Io quel 110 e lode lo voglio. E non me la sento di presentarmi davanti ad una commissione senza sapere quantomeno che io ho fatto tutto quello che potevo fare.
Solo così idealmente potrò accettare un voto più basso: con la coscienza a posto.
Eppure ci sono cose che contano di più della gloria, dello sbarcare il lunario.
Quello a cui tengo è avere il lusso di fare quello che sto facendo adesso, pensavo, mollata la cartina e corsa in farmacia a comprare un moment act e poi alla coop, comprare le cipolle per la zuppa alla francese, con i crostini di formaggio fuso, il brodo che vabbè è liofilizzato, ma è buona lo stesso, bere la coca cola e guardare le iene sul divano con Samu.
Pietro, che mi corre incontro e mi si butta addosso e mi da i baci. Un amore così gratuito che il cuore si scioglie, che non ti serve altro. "Bacio, tzia Pala.." mi dice e ci abbracciamo fortissimo.
E allora perchè il mio cuore e la mia ambizione non vanno di pari passo?

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