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Amato, la sovranità e la retorica patriottarda

Creato il 14 ottobre 2010 da Zfrantziscu
di Francesco Casula
Giuliano Amato, al recente Convegno tenutosi a Cagliari per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ha affermato: “Qui nella vostra Isola si discute di sovranità da affermare. Per me che sono un giurista costituzionalista fa rabbrividire che la sovranità venga attribuita a una parte del popolo e non all’intera nazione”. I “brividi” amatiani potrebbero essere liquidati semplicemente ricordandogli che la sovranità che i Sardi rivendicano attiene alla Nazione sarda e dunque all’intero popolo sardo. Ma lui, evidentemente, confondendo Stato con Nazione, con una visione tipicamente e biecamente ottocentesca e ormai superata, pensa ai sardi non come popolo specifico e come Nazione autonoma ma come parte indistinta del popolo italiano e della stessa nazione italiota. Ma sarebbe arretrato anche all’interno di queste coordinate culturali e politiche. Amato dovrebbe infatti sapere, che nell’ottica e nella sagomatura dello Stato federalista verso cui si marcia – con la sostanziale condivisione di tutte le parti politiche - la sovranità non è unica né è posta solo negli organi centrali dello Stato ma è divisa fra Stato federale e Stati particolari – o regioni che dir si voglia - e ognuno la esercita di pieno diritto.Con la sua affermazione Amato è ancora fermo allo stato ottocentesco, unitario, indivisibile e centralista, che al massimo può dislocare territorialmente spezzoni di potere dal “centro” alla “periferia”. O, più semplicemente può prevedere il decentramento amministrativo e concedere deleghe limitare e parziali alla Regione che comunque in questo modo continua ad esercitare una funzione di “scarico”, continuando ad essere utilizzata come un terminale di politiche, sostanzialmente decise e gestite dal potere centrale. Sarebbe bastato leggere Lussu che - fin dal 1933 - parlava di sovranità “divisa fra Stato federale e Stati particolari” – o meglio federati, aggiungo io – e dunque di “frazionamento della sovranità”.  Leggi tuttoCaro Zizzu, ho conosciuto e intervistato Zitara quasi quaranta anni fa. E a me, giovane cronista allevato a pane e "quistione meridionale", aprì un mondo sconosciuto e occultato. Aprì le paratie a una crisi con le rassicuranti vulgate in cui ero cresciuto. Che il "Dottor Sottile" cerchi non tanto di chiudere le paratie, quanto di ripiombarci nella bambagia delle vulgate, lo trovo eticamente riprovevole. [zfp]

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