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American hustle. L'inganno tra mente e corpo

Creato il 06 gennaio 2014 da Tiba84
American hustle. L'inganno tra mente e corpoIl corpaccione sformato di un ingrassato Christian Bale in canottiera e occhiali con lenti sfumate è l'icona del film. Un corpo che il regista veste con maestria, ripercorrendo e, talvolta, esagerando lo stile fine anni 70 (indimenticabile la scena del ballo in discoteca tra Richie di Maso (Bradley Cooper) e Sydney Prosser (Amy Adams) - l'uso sfarzoso ed ostentato dei costumi, è una cifra stilistica del film). American Hustle si apre con un atto di vestizione: è il corpo nudo di Irving Rosenfeld, Bale, appunto, ad essere l'oggetto della macchina da presa mentre si prepara a qualche cosa. La vestizione non è solo esteriore, perché il protagonista, con una stempiatura incipiente e un abbondante riporto, si sistema un elaboratissimo toupé. Il volto prende forma, e sotto quest'ultimo, anche il corpo, sformato, acquista una forma, uno stile. Fin dalla prima scena, il corpo, per quanto accentuato, è uno spazio di inganno e frode, di nascondimenti, di ricostruzioni artefatte (lo sfatto Robert De Niro, magistrale nella sua recitazione e nella sicurezza con cui si mette a parlare in arabo). E sono corpi seminudi quelli che iniziano a raccontare l'incontro tra i due protagonisti, sul bordo di una piscina; corpi che ritroviamo in un retro bottega di una lavanderia del protagonista, abbigliati con i vestiti abbandonati dai vecchi clienti.
American hustle. L'inganno tra mente e corpoLa trama ripercorre, romanzandola, la storia di un'operazione dell'FBI, ABSCAM, compiuta negli anni '70. I protagonisti sono due truffatori, i quali, scoperti dall'FBI (Richie di Maso), vengono costretti a collaborare in una truffa finalizzata a scoprire quei politici americani disposti a farsi corrompere. Dentro il lavoro di squadra, intenta a incontrare politici da corrompere, affittare lussuose camere di albergo, far atterrare sceicchi, organizzare incontri per ricostruire Atlantic City; dietro a tutto questo, tuttavia, si muovono i corpi dei protagonisti, tra inganni, relazioni amorose che vanno e vengono: Irving ha una relazione con la collega di truffe, Sydney (che per tutto il film verrà chiamata Edith!!!), con la quale vorrebbe scappare, senza poterlo fare per non abbandonare la moglie, la bellissima (ma stupidissima) Rosalyn (Jennifer Lawrence) e il figlio di lei, da lui adottato.
L'occhio del regista è meno interessato alla trama poliziesca che si sviluppa con precisione e nitidezza, perché sopra di essa costruisce il rapporto tra i protagonisti. La cui fragilità è il centro vero della scena. Sono rapporti fragili, infatti, quelli che si costruiscono sulla finzione e sulla apparenza. Tutto questo è già contenuto nella prima scena del film. Il regista lo sviluppa, non tanto e non solo nella truffa nei confronti della politica corrotta statunitense (e siamo di fronte a scene attualissime), ma soprattutto nei rapporti interpersonali tra i protagonisti: lo stesso poliziotto dell'FBI, ingannatore e ingannato a sua volta dai due truffatori, alla fine è escluso dai meriti dell'arresto, che vengono attribuiti solamente ai suoi superiori. I protagonisti si propongono per quello che non sono, mascherati in una giravolta maestosa di costumi di scena, sempre alla ricerca di una diversa condizione in cui vivere, come se volessero scappare dalla propria realtà, dalla propria vita (Sydney, in primis, ma magistrale è la scena nella famiglia dell'agente federale - in cui, ancora una volta, è il corpo di quest'ultimo, con i bigodini per fargli una inconfondibile quanto irreale capigliatura riccia, ad essere il fulcro visuale della scena).
American hustle. L'inganno tra mente e corpoL'inganno corporeo diventa, quindi, un'esigenza psicologica, una via di fuga, un percorso di vita che la mente richiede con insistenza. Ed è la ragione, l'ingegno, l'astuzia del protagonista a renderla possibile, nell'inganno finale magistralmente architettato. Ancora una volta, però, è la relazione tra mente e corpo ad attuare questo inganno, a renderne evidente il pensiero. Lo dice lo stesso protagonista alla moglie: mentre la mafia lo stava strangolando per ricavarne le informazioni necessarie, ha ordito l'inganno per liberarsi dalla morsa dell'FBI.
Sul rapporto tra mente e corpo, tra inganni, fughe, desideri inappagati, rapporti corrotti (da cui emerge la purezza di una vera amicizia), in un susseguirsi di azioni senza tregua, il regista offre alla gioia del nostro sguardo uno spaccato vivido degli USA di trent'anni fa. E, tutto sommato, ci sembra un messaggio ancora attuale, in quella foga per cercare di mettere il vasetto di marmellata attorno alle mani del politico, senza mai arrivare ai "pezzi grossi". Ogni azione, anche le più meritorie (voler arrestare i corrotti, così come voler dare lavoro agli abitanti del comune in cui il sindaco vuole ricostruire Atlantic City con l'aiuto della mafia), nasconde sempre un inganno, una frode; ovvero l'esigenza di realizzare se stessi scappando da sé, mostrandosi in un modo diverso da sé, come la mente vorrebbe e come il corpo maschera.
American hustle. L'inganno tra mente e corpo

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