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Amici + amanti: chiamiamoli 'complici di vita' ;-)

Da Minerva Jones
Amici + amanti: chiamiamoli 'complici di vita' ;-) E non quelle schifezze che ci dicono abitualmente essere tali rapporti, usando termini di raro squallore (cfr. qui a fianco).
Alcuni giorni orsono, un amico ha pubblicato questa immagine nel proprio profilo Facebook. Superato l'iniziale momento di rigetto dovuto appunto a una parola così orrenda nel titolo, devo dire che mi sono ritrovata in molte delle argomentazioni a sostegno di tale modalità di relazione piuttosto che di quella di coppia in senso 'tradizionale' (poi ovviamente le cose semplicemente accadono e - quando ci si innamora - si va fuori di testa, si vuole l'esclusiva e si vede solo il positivo, tanto che il negativo emergerà a relazione in via di conclusione o conclusa).
La sottoscritta, però, nel leggere queste considerazioni e risentendo anche d'una discussione in merito che ha seguito alcuni giorni orsono su alcuni siti femministi, s'è posta alcune domande. Cose da poco, come sempre ;-) Tipo: - quanto è 'naturale' la nostra ricerca di partner eterosessuali, e quanto invece lo facciamo giusto perché così ci siamo abituati a causa della società in cui siamo cresciuti (parlo proprio di 'abitudine', quindi senza connotazione positiva o negativa dell'aver ricevuto tale educazione che preferisce l'eterosessualità)? - quanto è 'naturale' il desiderio di essere una coppia piuttosto che quello di vivere relazioni aperte (o 'polifoniche', come le chiamano alcuni ricorrendo a una metafora musicale invero deliziosa!)? Ché io, sin da quando ero piccola, ho sempre pensato che si potessero amare persone diverse contemporaneamente perché ciascuna era speciale per qualcosa e per tale ragione provavamo verso di lei quell'afflato... - perché all'amore associamo così tanto il desiderio di possesso ed esclusiva? - perché ci ostiniamo affinché relazioni che ci fanno stare bene durino per sempre, pur sapendo che tutto nella vita ha una fine (ma anche un inizio, e quindi dovremmo essere consapevoli che *sempre* troveremo, nel tempo, persone che vivranno con noi un pezzo della nostra vita)?
Lui: "Ecco, non c'è tanta gente che è arrivata a questo tuo livello di consapevolezza". Io: "Beh, a me sembra logica... mi sembrerebbe piuttosto stupido non avere questo atteggiamento". Lui: "E poi ti cautela dall'innamorarti. Cioè, tanto sai che finisce, così puoi scamparla prima". Io: "Non ci penso neanche a scamparla! Quando ricapiterà - tanto ricapita sempre - stà certo che intendo vivermela tutta con tutti i casini annessi!".
Ridiamo. Siamo entrambi così, neanche per sogno ci perderemmo l'occasione del delirio dovuto ai sentimenti quando la ragione non riesce più a controllarli, pur essendo persone - come da suddette argomentazioni - chiaramente disincantate/razionali/lucide.
Io: "Comunque, per il momento, se non ci fossi tu non avrei bisogno di nessuno. Ho una vita strapiena e riesco a fatica a ritagliarmi qualche momento per godermi la solitudine". Lui: "E' perché noi da soli ci stiamo benissimo. Per questo andiamo d'accordo, perché non ci stressiamo. Comunque pure io non ne avrei bisogno di stare con qualcuna in questo momento". Io: "E poi un giorno o l'altro o io o tu ci innamoreremo di qualcuno/a e ce ne andremo, e già so che l'altro/a non farà storie". Lui: "Appunto. Ma sai in quante poche tipe siete a essere *veramente* così? Che davvero avete la lucidità di accettare che prima o poi finisca? Sorrido. Eh, immagino che non siamo tante! Lui continua: "Comunque tu sei una delle relazioni più lunghe che io abbia avuto nella vita...". E io penso: "Ah, perché, la nostra è una 'relazione'?".
In effetti lui c'è da qualche anno e ha attraversato la presenza di altre mie relazioni di coppia stando lontano, per poi esserci di nuovo ad altri rapporti conclusi. Io con lui idem, credo (non lo so perché non mi interessa, e non faccio domande quando non m'importano le risposte). Il tutto senza stress di sentimenti di possesso, gelosie, invidie - non che uno/a dei due stesse male perché voleva altro e questo tipo di rapporto fosse percepito come un ripiego rispetto a qualcosa che non si poteva avere (ché invece il più delle volte il problema di queste relazioni è quello).
Ecco. Un rapporto 'puro', libero/liberato da stereotipi e aspettative, eppure ancora denso/intenso/profondissimo. Un rapporto fatto di silenzi e dialoghi, amicizia profonda, serate di concerti e cene e risate, più tutto il sesso della situazione - vissuto e dato con affetto, dolcezza, sorrisi e cura reciproca (e quindi non 'trombate' - parola che associo a violenza, freddezza, menefreghismo verso l'altra persona giusto per avere un qualunque orgasmo in più, e allora meglio - con molto amore verso me stessa - che me lo procuri piuttosto felicemente da sola). Non potremmo prima o poi cominciare a parlare di 'complicità' - perché quella è! - e dare quindi a queste relazioni una connotazione positiva e tutto il valore che essere hanno realmente?
Perché ne hanno tantissimo. Sono vere. Gratuite. Volute.
Sono 'amicizia', nel senso più nobile e profondo della parola.

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