Continuano a diminuire i Paesi che applicano la pena di morte.Anzi essi sono sempre più isolati.
Questo dato emerge dall'ultimo rapporto di Amnesty International ed è un dato che salutiamo con grande piacere nella speranza che, anche nel corso del 2011, ci siano ulteriori riduzioni.
Negli ultimi dieci anni sono stati 31 i Paesi che hanno abolito la pena di morte, nella legge e nella prassi.
Il numero complessivo, registrato da Amnesty International , ad esempio è calato, dal 2009 al 2010, da 714 a 527.
Cina,Iran, Arabia Saudita, Stati Uniti e Yemen restano però i Paesi che più frequentemente ricorrono alle esecuzioni, in certi casi anche in flagrante contraddizione con il diritto internazionale.
La Cina, in particolare, sempre secondo il rapporto di Amnesty International, è ritenuta responsabile d'aver mandato a morte migliaia di prigionieri.
Tuttavia non esistono dati ufficiali perché il Paese mantiene il segreto proprio sulla pena di morte.
Mentre comunque si registra una controtendenza, basata su dati attendibili, un certo numero di Stati continua tuttavia ad emettere condanne a morte per reati legati alla droga, reati di natura economica, per relazioni sessuali tra adulti consenzienti e per blasfemìa, violando, a livello internazionale, quello che ufficialmente è il riconoscimento del rispetto dei diritti umani.
In conclusione, a proposito della pena di morte, c'è ancora tanto da lavorare in merito per sensibilizzare i governi e le popolazioni.
Impegnarsi a salvare una vita umana è l' aver compreso per davvero tutto il valore dell'essere al mondo e nel mondo.
Anche il peggiore individuo, deve pertanto, specie se lo vuole,essere messo nelle condizioni di riconoscere i propri errori e rifletterci per ricostruirsi, in prospettiva ,un'esistenza migliore e certamente diversa.
Nella campagna contro la pena di morte è questo il messaggio che deve passare.
Ad ogni latitudine e a prescindere dai nostri credi.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)