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Amori in Viaggio: Amore Afghano a Londra – di Senza Zucchero

Creato il 04 dicembre 2014 da Sunday @EliSundayAnne

Amori in viaggio

Ero appena uscita da una storia durata 8 anni, iniziata negli anni dell’adolescenza e trascinata avanti fino all’ultimo esame dell’università. C’era già un appartamento nuovo di zecca ad aspettarci: mancava la tesi e, probabilmente, subito dopo sarebbero arrivate le nozze. La tesi era già pronta, ma con l’ultimo esame, quello di statistica, ero già al terzo tentativo: non riuscivo proprio a superarlo, o forse non volevo. Avevo la sensazione che dopo essere riuscita a strappare quel 18, la mia vita avrebbe imboccato una strada in discesa e io mi sarei ritrovata a percorrerla con una macchina senza freni.

A 25 anni non potevo sentirmi così: io sognavo di liberarmi dal vincolo dell’università per fare nuove esperienze, viaggiare, impegnarmi in un lavoro, fare carriera. E quando mi sono resa conto che rispondevo solo ad annunci di lavoro con sede il più lontano possibile, ho deciso di dare una svolta: al diavolo la casa nuova, addio a lui, benvenuta alla mia libertà.

Durante la preparazione della tesi – grazie a santo Internet e ad una serie di conoscenze virtuali – entrai in contatto con un giornalista afghano, cresciuto col mito del Commissario Cattani de la Piovra e le canzoni di Raffaella Carrà, il quale mi fornì tantissime informazioni sull’ultimo conflitto USA-Iraq, oggetto della mia ricerca, e che viveva a Londra.

Dopo due settimane dalla discussione della tesi, decisi di partire con una mia amica proprio per la capitale inglese, per quella che doveva essere inizialmente una breve pausa.

L’incontro con lui non tardò ad arrivare. Eravamo in un pub a Chancery Lane, all’uscita dal lavoro.

Chancery lane Londra amori in viaggio

©Colin Smith

Rimasi subito colpita dai suoi occhi scuri leggermente a mandorla, tipici degli afghani del nord, capaci di parlare; il sorriso grande e sincero che si apriva ad ogni mia battuta; la voce calda, ferma ma rasserenante. Con le parole e gli sguardi, ci scoprimmo come due esseri viventi che arrivano da pianeti diversi, con dei trascorsi agli antipodi, ma che si incastrano alla perfezione.

Entrai subito nel suo mondo, nella sua famiglia, nella sua casa. Iniziai a frequentare i suoi amici, per lo più colleghi, e il suo ufficio quotidianamente. Entrai in contatto con una realtà fatta di persone completamente diverse da quello che era il pensiero comune di chi, nel frattempo, aveva cercato di mettermi in guardia: ogni loro gesto era di una gentilezza estrema, carico di affetto e di rispetto.

Tornai in Italia giusto il tempo di avvisare i miei che mi sarei trasferita definitivamente per vivere con lui e per prendere i vestiti invernali. La notizia non fu accolta dai miei nei migliori dei modi: senza isterismi o alzate di voce, il discorso finì con un pacato “se vuoi andare vai, ma una volta che sei uscita…”.

Ero al settimo cielo: io quella città la desideravo da quando la vidi la prima volta a 17 anni e mi accingevo a condividerla con un uomo che nel frattempo era diventato parte di me, in cui vedevo la realizzazione del mio sogno di fare la giornalista e di cui adoravo ogni singolo respiro.
Lui era la mia passione, il mio mentore, il mio insegnante di inglese e di vita.

Mi sentivo al centro del mondo ed ero convinta che nulla di male potesse accadere. I primi mesi furono fantastici: trovai lavoro; conobbi persone provenienti da tutta l’Asia Centrale, l’Iran, il Pakistan; imparai qualche frase in dari (il farsi afghano) e le ricette delle loro pietanze principali.

Amori in viaggio londra

Partecipai ad alcuni khetnasori (la festa per la circoncisione del bambino, ha più o meno la stessa importanza della prima comunione per i Cristiani); canticchiavo le canzoni di Farhad Darya; incontrai man mano quasi tutti i componenti della sua famiglia sparsi in giro per il mondo che ogni tanto passavano per casa nostra.

Ma con il tempo arrivarono anche le prime incomprensioni, i primi malintesi, dovuti agli strascichi di 8 lunghi anni di una relazione che probabilmente mi aveva logorata e che mi portavo ancora dietro, ai quali si aggiungevano le divergenze di punti di vista su aspetti fondamentali della vita e una buona dose di orgoglio personale.

Da lì a poco arrivammo alla catastrofe: dopo un anno dal mio arrivo, Londra venne sconvolta da una serie di attentati che sgretolarono il mio ormai blando equilibrio mentale, già messo a dura prova da infinite e ripetute discussioni.

londra attentati

©peacereporter.net

Mi ritrovai sola: all’ansia di mettere piede in metropolitana per andare a lavoro, si aggiungeva il clima teso che c’era in casa, quella casa che ormai condividevo con una persona che considerava ogni mio tentativo di dialogo un capriccio e che era troppo concentrata sul viaggio di lavoro che dopo qualche giorno l’avrebbe portato in Afghanistan per 2 mesi.

Decisi di lasciare il lavoro e tornarmene in Italia per qualche tempo. I miei mi accolsero a braccia aperte. Erano felici di riavermi a casa, ma al tempo stesso dispiaciuti per la fine della mia relazione: avevano avuto modo di conoscerlo e, inutile dirlo, aveva conquistato anche loro. Mia madre poi si era convinta che fosse quello giusto appena seppe che cucinava e stirava al posto mio.

Ci rivedemmo di nuovo: lui era pronto per trasferirsi in Afghanistan per almeno due anni e iniziare a lavorare per la TV, io nel frattempo avevo trovato a Roma quello che fino al mese scorso è stato il lavoro che adoravo. Si, ci incontrammo di nuovo, a distanza di un anno esatto,. Sempre nel pub di Chancery Lane.

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Probabilmente vi starete chiedendo: “E adesso?”.
Adesso, a distanza di 10 anni, lui è sposato e ha una bellissima bambina. Io sono convolata a giuste nozze qualche mese fa con quello che è il compagno di vita perfetto per me. Ci sentiamo regolarmente e, quando capita, ci vediamo ancora tutt’insieme a Londra, ma nel frattempo abbiamo cambiato pub.

Francesca

Senza Zucchero – Storie di Viaggi e Caffeina

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Da  ARIA:

“Rimescolare le carte e riniziare il gioco: era troppo tempo che giocavo nello stesso ruolo e non mi divertivo più. Non sto rincorrendo il sogno di aprire un chiosco su una spiaggia in un paese tropicale o di diventare vice presidente di una società, come qualcuno mi ha augurato; sto seguendo solo me stessa, la voglia di cambiare registro, il bisogno di rimpossessarmi del mio tempo e della libertà di scelta, e, soprattutto, la voglia di vivere accanto all’uomo che ho scelto.”


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