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Amtrak Residency Program: treni trasformati in residenze d’autore grazie a un tweet

Creato il 28 ottobre 2014 da Addamico @addamico

amtrak_1La storia che ha portato alla nascita dell’Amtrak Residency Program mi ha fatto tornare alla mente il famoso effetto farfalla: la teoria secondo la quale il battito di ali di una farfalla può innescare una catena di azioni in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.

Niente paura, non voglio spingermi in dotte e filosofiche riflessioni sulla teoria del caos, ma seguire un filo di parole su… rotaie.

L’inizio di tutto (la farfalla di cui sopra) è Alexander Chee, scrittore, giornalista e poeta americano; durante un’intervista rilasciata al sito di PEN America, Chee dichiara che il luogo in cui più di tutti ama scrivere è il treno, lanciando un proposta ad Amtrak, il sistema ferroviario extraurbano degli Stati Uniti (di proprietà quasi esclusiva del governo federale): realizzare sui treni a lunga percorrenza delle residenze per scrittori.

E’ il 23 dicembre 2013 e il battito di ali è scoccato. Dopo appena tre giorni dalla pubblicazione dell’intervista, la giornalista freelance Jessica Gross rilancia l’idea di Chee con un tweet, che viene intercettato e ritwittato dal senior editor del magazine online Quartz, Zach Seward, a cui risponde nientemeno che Amtrak ‘in persona’ invitando proprio Gross e Seward a un “test run” Chicago/New York.

Il risultato? Ottimo direi, se già a marzo 2014 viene lanciato ufficialmente l’Amtrak Residency for Writers e prende il via la selezione degli scrittori che entreranno a far parte del programma. A ciascun scrittore sarà garantita una cabina personalizzata con letto, scrivania e scaffali e un viaggio andata e ritorno su una delle 15 linee a lunga percorrenza previste da Amtrak.

Il consiglio degli organizzatori ai candidati scrittori residenti (su rotaie)? “We hope this experience will inspire creativity and most importantly fuel your sense of adventure!”

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La selezione si è conclusa a fine settembre con 24 nomi scelti tra le otre 16.000 richieste arrivate da tutti gli States.

Il gruppo dei primi 24 residenti è molto vario e fotografa una community di scrittori vivace e non così scontata: accanto al blogger più o meno noto e al giornalista con importanti collaborazioni, troviamo anche l’imprenditore del settore tech con una passione per la scrittura, il poeta musicista, l’illustratore, per non parlare dell’ex agente clandestino della CIA (un’affascinante signora in perfetto stile spy-fiction) e di un certo Korey Garibaldi.

A questo punto non ci resta che seguire l’hastag #AmtrakResidency per vedere come la storia prosegue e, soprattutto per godersi lo spettacolo di questo bell’uragano ‘culturale’. Timori? Io per niente!

Il primo scrittore residente è già arrivato a destinazione e ha stilato un simpatico vademecum per i colleghi che lo seguiranno. Io, nel mio piccol(issim)o, mi presto a raccogliere idee e desiderata di narratori di professione per dimostrare che anche nel Belpaese i sogni degli scrittori son desideri… che si avverano.

Trenitalia e Italo, se ci siete, battete un tweet!


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