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Analisi antropologica sull’avidità: così è stato definito The Wolf of Wall Street.

Creato il 24 gennaio 2014 da Manuela Bonci
  

Analisi antropologica sull’avidità: così è stato definito The Wolf of Wall Street.

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   Dire che Leo sta a Martin come il cacio sta sui maccheroni sarebbe alquanto scontato ma, parrebbe comunque, adatto al caso in questione. Che quello tra loro sia un matrimonio felice ormai è cosa nota ed è uno dei motivi per cui, noi, spettatori consapevoli di tale certezza, ci rechiamo al cinema a vedere l’ultimo nato in casa Scorsese Di Caprio. Ma questa volta ci troviamo di fronte ad irriverenza pura e la cosa, ammetto, mi é piaciuta. E' un film sfacciato e che ha sicuramente caratterizzato il personaggio agli eccessi, ma con una disinvoltura che ci fa abituare da subito al contorno disinibito e sconcio che accompagna la vicenda, non mettendoci necessariamente a disagio.     Che dire quindi di questa biografia delirante sul Lupo di Wall Street? Una commedia dal ritmo intenso che ricalca a misura i tratti peculiari del cinema di Scorsese, quei tratti che ti fanno andare al cinema sapendo cosa troverai, e quegli stessi tratti che comunque, ti fanno stupire ogni volta. Definita non a caso dalla critica erudita “commedia nera” o “analisi antropologica sull’avidità”, The Wolf of Wall Street non è un film sulla finanza ma è il racconto dell’ascesa e poi della caduta morale dal punto di vista umano e sociologico. Ci propone comunque, pur senza il fine dell’analisi economica, una finestra sul mondo dell’alta finanza, uno spaccato della corruzione e del mondo del business di una New York anni novanta. 
Morale quindi, etica, ambizione, sesso, successo e … redenzione? Beh, quella ben poca. Jordan Belfort, il broker che ispira la storia del film, si era già raccontato in un'autobiografia nella quale venivano portati alla luce i fatti legati alla sua carriera di avido intermediario finanziario, e nello stesso libro lui si mostrava come un uomo nuovo, rinato dai suoi errori. La pellicola ci mostra invece la sua ascesa con estrema enfasi e poi la sua disfatta, lasciandoci privi però della possibilità di percepire con convinzione una redenzione morale e una ricrescita umana del protagonista. 

Analisi antropologica sull’avidità: così è stato definito The Wolf of Wall Street.

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   Leonardo Di Caprio si dimostra convincente in questo ruolo che, come in ogni ricostruzione biografica, richiede una dedizione e un totale plasmarsi sul personaggio. Lo fa Leo, arricchendo però quel ruolo col carisma che ormai riconosciamo in lui, e con quel suo recitare deciso e sfacciato. Non saprei con che parole descrivere l'interpretazione nella sequenza del suo trascinarsi dalle scale verso la macchina, e ciò che segue a casa, quella lotta al telefono, é ancora più entusiasmante!
   Ottima a mio parere la ricostruzione scenografica degli ambienti eleganti e di élite del mondo del business americano di quegli anni; buona la fotografia e la cadenza ritmata a tratti spasmodica, che non dà tregua allo spettatore, forse impreparato a questo. Stupisce infatti, a mio parere, l’andatura nevrotica della pellicola, che rapisce in una morsa di complicità. Belli gli stand up del protagonista alla macchina da presa. E' proprio lui  a spiegarci i ricami degli eventi. E davvero intriganti quei brevi monologhi interiori e gli scambi fugaci di pensieri che passano tra i personaggi in alcuni tratti di sequenze.   Che dire del cast tecnico e di quello artistico?
Nomi più o meno noti come Terence Winter, writer de “I Soprano” o “Boardwalk Empire”, Rodrigo Prieto alla fotografia (“I segreti di Brokeback Mountain”, “Babel”) e musiche di Howard Shore (“Il Signore degli anelli”, “Lo Hobbit”).
Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler sono tra gli interpreti che accompagnano Di Caprio in questa commedia brillante che gli ha fruttato il Golden Globe 2014 come Miglior attore in una commedia.
La pellicola è in nomination per gli Oscar 2014 nelle categorie: - Miglior film, - Miglior regia, - Miglior attore, - Miglior attore non protagonista (Jonah Hill), - Miglior sceneggiatura non originale (Terence Winter).     Personalmente sono tra coloro che da tempo attendono per un Oscar a Di Caprio. Vedremo se con questa pellicola Leo ce la farà ad accontentare la giuria. Per il mio parere (e non ho visto ancora tutte le pellicole in lista nelle nominations) penserei che sia Christian Bale per American Hustle il rivale più temibile, ma di certo, gli altri Big in gara non sono avversari di poco conto.
Come sempre... staremo a vedere.

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