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Analisi del bipolarismo italiano (ormai andato) : Il Partito Democratico

Creato il 07 marzo 2013 da Cibal @CiroBalzano26

Analisi del bipolarismo italiano (ormai andato) : Il Partito DemocraticoNel panorama politico italiano si possono distinguere due aree ideologiche ben distinte ed opposte rappresentate non in modo totalitario dallo schieramento di centro-sinistra e dallo schieramento di centro-destra. Ovviamente questi due partiti rappresentano, se sommati, la maggioranza sul piano dei consensi elettorali dei cittadini italiani, comprendendo nella coalizione ,spesso e volentieri costruita per allargare il bacino elettorale in vista delle elezioni, partiti piccoli e marginali ma appartenenti alla loro area ideologica.

Analisi del bipolarismo italiano (ormai andato) : Il Partito Democratico
Il centro-sinistra è rappresentato in Italia dal Partito Democratico, nato nel 2007 come un progetto più solido dell’allora Ulivo, ma con la maggior parte dell’establishment dello stesso partito precedente. Il primo segretario dell’allora novizio Partito Democratico fu, dopo il processo delle primarie, Walter Veltroni, esponente di spicco della sinistra post-comunista. Successivamente alla caduta del governo Prodi e per la sconfitta nelle amministrative soprattutto nella regione sarda, nel 2009 Veltroni decide di lasciare la segreteria di partito per indossare le semplici vesti di tesserato. Dopo un periodo di instabilità e di incertezza riguardanti la guida del Partito Democratico, si arrivò al congresso dove un plebiscito di preferenze elesse Dario Franceschini come segretario. L’istituzione del nuovo congresso per la fine del 2009 porta a battersi politicamente per le primarie il segretario uscente con altri esponenti di punta del partito. Uno tra tutti è sicuramente l’ex ministro dello sviluppo economico nel governo Prodi, Pierluigi Bersani, che nonostante una caduta rovinosa nel precedente governo riesce ad imporsi alla guida della segreteria del partito battendo anche l’altro candidato Ignazio Marino. Sono quasi 5 anni di segreteria Bersani e le possibilità di governare sono state abbastanza ma il PD non è mai riuscito ad imporsi come primo partito nel paese, al massimo solo nei sondaggi.

Le occasioni per poter governare il paese ci sono state, almeno due chiare.

La prima si fa risalire al novembre 2011 quando il governo Berlusconi si dimise e lasciò i poteri di azione al Presidente della Repubblica, che alla luce della non volontà soprattutto del Partito Democratico di correre per nuove elezioni (che avrebbero sicuramente sancito la loro vittoria, n.d.a.) , decise di convocare un governo tecnico che traghettasse l’Italia nel difficile periodo di crisi economica a cui stava andando in contro.
La seconda opportunità è rappresentata dalle ultime elezioni politiche del 24 e del 25 febbraio, dove scelleratamente da partito favorito è riuscito a dimezzare i propri consensi, e nonostante la vittoria di coalizione per un misero 0,4% rispetto alla coalizione di destra che gli ha permesso di ottenere il premio di maggioranza previsto dal Porcellum (la legge elettorale , n.d.a.) , non si può dire che abbia vinto. È riuscita dove tutti gli altri hanno sempre fallito, cioè suicidarsi politicamente e nonostante l’appeal sempre maggiore che stava acquistando il Movimento 5 Stelle, i suoi consensi, alla fine della campagna elettorale, escludendo i sondaggi, erano quasi simili a quelli del PDL,(appunto 124mila voti di differenza , n.d.a.)  nonostante l’immorale e deplorevole gestione di questi anni e nonostante la perdita di credibilità del loro lider maximo  Silvio Berlusconi. Le opportunità ci sono sempre state. Solo non sono state sfruttate a dovere per colpa di una cattiva gestione nella conduzione e nelle scelte del partito. Questa evidente sconfitta nelle ultime elezioni fa capire quanto è necessario un cambio di rotta, a partire dall’establishment del partito che dovrebbe intuire, abbandonando una linea politica che fa pensare soltanto a meri interessi personali,  di dover cambiare l’impostazione di base del partito, iniziando a dimostrare al proprio elettorato di saper scegliere anche una linea intransigente e quindi fare proprie, pragmaticamente, le parole trasparenza ed onestà.

Cibal



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