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Ancora dalla parte delle bambine: lasciatemi sfogare la valanga di riflessioni provocata da questo capolavoro

Creato il 21 settembre 2013 da Valeria Vite @Valivi92

Siamo nel 1973, anno di rivolte e rivoluzioni per l’Italia, quando Elena Gianini Belotti pubblica Dalla parte delle bambine, un saggio relativo al condizionamento della donna e delle bambine a partire dalla gestazione al fine di trasformarle in soggetti mansueti, sottomessi al maschio, dediti alla rinuncia e finalizzati alla cura di altre persone. Il libro ottenne uno straordinario successo e fu a lungo analizzato e dibattuto in ambiti femministi. Ancora oggi, nonostante le mamme non sottraggano il proprio seno alla boccuccia di neonate troppo avide e poco aggraziate nel succhiare o non maltrattino le bimbe troppo vivaci e “maschiacce”, si tratta di un valido esempio di quello che le nostre nonne hanno dovuto subire e contro cui dobbiamo confrontarci ancora oggi, in seguito a millenni di condizionamento sociale che non possono essere cancellati in un paio di decenni.

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Spostiamoci ora nel 2006 quando un’altra autrice, Loredana Lipperini (clicca qui per conoscere il suo blog), decide di rispolverare le tematiche affrontate nella generazione precedente per vedere cosa è cambiato: il panorama descritto è angosciante. Vediamo insieme i temi principali dell’analisi della Lipperini.

Le figlie di quelle donne che si ribellarono negli anni Settanta vengono considerate troppo emancipate per ricordarsi come fare le madri, perciò vengono costantemente angosciate, negli annunci pubblicitari come nei più moderni manuali su come allevare i propri pargoli, da indicazioni e suggerimenti su come fare le madri. E’ stata inoltre riscontrata la tendenza ad invogliarle a privilegiare il naturale e il tradizionale nell’allevare i loro figli, anche a costo di trasformarli in genitrici più bigotte delle proprie nonne.

Alle donne di oggi viene inoltre richiesta un’esasperata celebrazione del corpo al fine di apparire delle creature super erotiche non soltanto per sedurre, ma anche per ottenere vantaggi in ogni altro aspetto della loro vita. Ogni manifestazione di eccessiva sexylizzazione viene considerata un gioco poiché, nonostante la donna si stia palesemente proponendo come un mero oggetto di desiderio del maschio, si tratterebbe di una finzione scherzosa e, dietro l’ostentazione della carne, si nasconderebbero un cervello, un cuore e un’aggressività pari se non maggiore a quella dei maschietti. L’esasperazione dell’erotismo coinvolgerebbe anche i maschietti, ma senza prevedere per loro alcuna rinuncia mentre le donne, nel coltivare la propria avvenenza, sarebbero chiamate a sacrificare la propria libertà.

Le mamme di oggi vogliono mediamente un solo figlio (altri bimbi implicherebbero l’accettazione della vita da casalinga e il sacrificio della propria autonomia), da trasformare in un capolavoro di bambino. Se il maschietto viene semplicemente chiamato ad essere il primo tra gli ometti, alle bimbe viene richiesto uno sforzo supplementare: oltre alle più intelligenti devono essere anche le più belle, è richiesta loro un’elevata sensualità ma anche una notevole aggressività. In poche parole le bambine devono perseguire la perfezione, cui le adolescenti si ribellano con l’anoressia, una malattia che consiste nel rifiuto del proprio corpo.

Se nei primi anni di vita non esistono distinzioni nell’educazione tra maschietti e femminucce (dunque le problematiche denunciate dalla Belotti sarebbero state in parte superate), come i bimbi varcano la soglia dell’asilo iniziano le prime distinzioni: bambine calme, belle, ordinate, studiose, eccellenti e complici dell’autorità ma pettegole, civette e bisognose di protezione da maschiacci chiassosi e disordinati ma forti, avventurosi, liberi.

Le pubblicità non anticipa nulla, semplicemente ripropone in chiave grottesca e semplificata degli aspetti già presenti nella società, al fine di vendere un prodotto al maggior numero di persone. Le cause primarie dei problemi della nostra società andrebbero dunque ricercati al di fuori della televisione, la principale incriminata nella nostra epoca.

Per educare le giovani menti al consumismo, le pubblicità ed i mass media in generale hanno tuttavia la colpa di abbassare l’entry target, l’età minima cui viene destinato un prodotto. La conseguenza è dunque la consuetudine ad invogliare bambine dell’asilo a truccarsi e a prendersi cura del proprio corpo come una bimba delle medie, a proporre a ragazzine delle medie un atteggiamento un po’ tropo maturo nei confronti dei ragazzini e via discorrendo. Tale fenomeno è visibile soprattutto in prodotti come Bratz, Winx e altre bamboline di ultima generazione. Per ragioni molto simili, sono sempre più numerosi i ragazzini che seguono con interesse trasmissioni televisive indicate per un pubblico adulto.

Stiamo ritornando al binomio donna-magia. La donna, per essere forte quanto l’uomo, deve appellarsi ad un potere magico, universale, che deriva dalla sua stessa femminilità e dal suo potere di creae. Winx e maghette affini (sì, il saggio parla anche di loro!) possono sconfiggere il male solo grazie alla magia, perché in tutto il resto devono essere delle smorfiosette vezzose, vestite di rosa e sottomesse ai maghetti di turno.

I giocattoli per bambine stanno diventando sempre più frivoli e privi di incentivi allo sviluppo dell’intelligenza e dell’intraprendenza. I giocattoli neutri stanno perdendo sempre più connotati che potrebbero farli apparire come femminili: nelle pubblicità dei giochi dei Pokemon, per esempio, compare soltanto una bambina in un gruppo di due, tre o quattro maschietti.

Gli adulti puntano il dito contro social network, manga, televisione, romanzi per ragazzi ecc… ma non hanno colpe, sono semplicemente dei mezzi di comunicazione più evoluti, che permettono ai giovani di non fruire il prodotto passivamente ma di collaborare al suo sviluppo e condividerlo con altri. Se i loro contenuti sono di natura discutibile, l’origine del problema deve essere ricercata nella società, poiché i burattinai della comunicazione non fanno altro che proporre dei modelli già esistenti.

E una volta cresciute? Le donne sono chiamate si ad essere colte e indipendenti, ma mai quanto l’uomo. Il matrimonio, l’amore e la realizzazione affettiva viene inoltre considerata la loro massima aspirazione, mentre per il maschio la donna non è essenziale nell’affermazione di sé quanto altri fattori, come il successo professionale.

E’ molto complicato riassumere dei saggi argomentativi, spero di non avere tralasciato nulla. Per sicurezza, vi consiglio di leggere il post di una collega, l’autrice de La leggivendola, oppure la meno soggettiva recensione di Zam.

http://laleggivendola.blogspot.it/2012/03/ancora-dalla-parte-delle-bambine.html

http://www.zam.it/1.php?articolo_id=2262&id_autore=0

Proprio come l’autrice del primo articolo, non posso trattenermi dall’esprimere il fiume di pareri personali che mi sgorga dal petto. L’analisi della Lipperini mi sembra ottima sia per la lucidità dell’analisi, sia per la scelta dei fenomeni sociali e mediatici analizzati. Tuttavia sarei curiosa di sapere cosa ne pensa riguardo alcune questioni, che non ha preso in considerazione …

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1)   La contaminazione dei generi: il terrore dei ragazzi.

Non troppi anni fa la mamma comprava uno stock di quadernoni per entrambi i suoi due pargoletti, senza soffermarsi troppo sul soggetto raffigurato in copertina. Io mi divertivo molto a scegliere quadernoni che avessero copertine coerenti con i miei gusti da fanciulla, tuttavia non mi facevo troppi problemi ad utilizzare oggetti di cancelleria decorati con motivi neutri o addirittura “da maschio”. Per mio fratello l’aspetto ornamentale era indifferente, persino per quanto riguardava i diari, ma aveva una sola richiesta: non dovevano essere “da femmina”, nemmeno quando i quadernoni dovevano essere ricoperti da un rivestimento di plastica, oppure quando la penna o la matitina rosa dovevano essere utilizzati a casa, in privato, mentre faceva i compiti insieme a me.

Una ragazza solitamente non ha problemi a manifestare preferenze per elementi maschili come un quadernone da maschio, per un ragazzo invece la femminilità è tabù. I ragazzi devono smettere di considerare il rosa e tutto ciò che può rimandare alla la femminilità come un oltraggio alla loro virilità: non c’è nulla di male ad utilizzare un quaderno rosa se la cancelleria “da maschio” è terminata. Lo stesso si può dire per la schizzinosa perplessità con cui i maschi si approcciano a rossetti, fiocchetti, fiorellini e tutto ciò che la nostra società considera un simbolo di femminilità.

La Lipperini si è a mio parere dimenticata di affrontare questo aspetto: perché i maschi temono la femminilità? Può un maschio approcciarsi alla femminilità senza sentirsi castrato?

Non sto dicendo che dobbiamo vestirli tutti di rosa, però certe reazioni di disgusto e terrore con cui reagiscono alla sola vicinanza di un oggetto femminile è assurdo.

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2)   Un innocente (?) pizzico di femminilità in più

http://www.softrevolutionzine.org/2013/scuola-infanzia-diari-bambine/

L’articolo linkato qui in alto, che racconta l’esperienza di una bambina cui viene negato dalla madre il permesso di comprare un diario unisex di Spongebob in favore di prodotti più femmini, mi ha fatto riflettere su un fattore molto importante.

Da quando maschi e femmine hanno accesso alle stesse attività non c’è nulla di male se una ragazza assume atteggiamenti neutri, si è sentita tuttavia la necessità di trattare gli oggetti feminili “a parte”, perché se una ragazza vuole comportarsi in modo vezzoso deve farlo lontano dalla sfera maschile. Vengono dunque creati oggetti unisex, funzionali proprio nella loro specifica natura spartana, e oggetti specificatamente vezzosi, per quelle ragazze che cercano oggetti stilosi oltre che funzionali.

“Stiloso” è un termine moderno che ho spesso sentito pronunciare anche da ragazze della mia età. Lo stile è qualcosa di assolutamente frivolo, simpatico, giocoso, innocuo: una ragazza se ne occupa per gioco, per dare un pizzico di vezzosità in più alla sua esistenza. Quante volte non abbiamo sentito dire “affronta la quotidianità con stile”? Le donne vengono costantemente spronate, anche oltre le proprie inclinazioni personali, ad aggiungere ad un’esistenza considerata pari a quella dei ragazzi questo piccolo sforzo di femminilità aggiuntiva, inutile quanto speciale, magica, insostituibile e incredibilmente divertente.

Il rischio però è che una ragazza sia obbligata ad essere vezzosa a scapito dell’effettivo valore della prestazione, come per esempio quando viene acquistato uno zainetto bello ma poco capiente, delle scarpe col tacco eleganti ma scomode in situazioni che richiederebbero comodità e agilità. Mi piacerebbe chiedere alla Lipperini se esiste una femminilità funzionale, potente e avventurosa, oppure questi concetti andrebbero scinti dai generi maschile e femminile?

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Due copertine di tutto rispetto

Ritengo sia doveroso soffermarsi sulle scelte grafiche della Universale Economica Feltrinelli effettuate per la pubblicazione delle due opere.

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Io ho letto il saggio della Belotti in una vecchia edizione datata 1992, sulla cui copertina spicca una celebre illustrazione di Sir John Tenniel, realizzata nel 1865 per Alice nel paese delle meraviglie, in cui la celebre protagonista del racconto coccola un porcellino. Sulle copertine di altre edizioni compaiono altre immagini dello stesso autore, come quella relativa al dialogo tra la bimba e il brucaliffo. E’ noto che le molteplici tarsformazioni (accrescimenti, rimpicciolimenti e allungamenti vari) cui Alice viene sottoposta nel racconto sono una metafora dei condizionamenti sociali cui i bambini venivano sottoposti nell’Ottocento per mortificare una spontaneità e una fantasia infantile considerata in contrasto con l’età adulta.

Per la copertina della Lipperini è stato invece scelta Saint Barbie, un’opera di Mark Ryden del 1994. Il soggetto dell’opera è una bambina dalla bella chioma che, anziché fare da mammina ad un animaletto, prega a mani giunte una scintillante Barbie apparsa dinnanzi a lei su una scintillante nuvoletta rosa. Vi consiglio di scoprire le surreali ed attualissime opere di Ryden digitando il suo nome su Google Immagini o leggendo questa interessante intervista:

http://maniphestovecchiato.blogspot.it/2012/12/un-magico-mistico-carnivoro-intervista.html

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