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Ancora mi spezza il fiato l’ascoltare della morte in Iraq- Due poesie di Gassid Mohammed

Da Met Sambiase @metsambiase

 cristina còrdova

“Fate le cose che vi orientano verso i grandi interrogativi,

ed evitate quelle che si svalutano e vi rendono banali. La parte luminosa di voi

- la vostra anima, se volete – è fulgida e brillante come ogni altra mai esistita.  

George Saunders

Se è vero che è stato il caso a distribuirci sulla terra

lasciamoci vivere in pace quel poco di vita che a caso ci verrà dato di vivere

ecco: bisogna fare in fretta a riportare amore in tutte le cose del vivere

ed ogni uomo ha la pace come la guerra in mezzo a se stesso,

DUE POESIE DI GASSID MOHAMMED

Dania Shihab

Dania Shihab

L’ultima cena

… e nella nostra strada

a venti metri da casa mia

attraverso la vetrina del forno

ballavano le fiamme

e con l’odore del sole l’odore del pane

si diffondeva nella strada e nelle case

il sole ritirava le sue reti dal nostro quartiere

e la sera spargeva il buio con delicatezza nelle vie

dal minareto gli echi del muazzin riecheggiavano come la serenità

negli angoli delle case

il mio vicino … a dieci metri da casa mia a dieci minuti dalla cena

tornava con un sacchetto di pane

tredici pezzi di pane

sua moglie –forse- era attorniata dalle nuvole vaporose delle pentole

e i suoi bambini erano attaccati alla porta

accompagnavano i suoi passi con gli occhi

distrattamente il mio vicino sbagliò un passo

sotto i suoi piedi esplose un sacco di spazzatura

il suo sangue e il pane si sono mescolati nel ventre della terra

i suoi bambini erano ancora attaccati alla porta

mentre sua moglie –forse- ha odorato insieme al vapore delle pentole altri odori

in quel giorno

l’odore del pane non si diffuse nella nostra strada

e nemmeno nelle case!

Ma come …

Com’è che le porte sono diventate frontiere

e le strade fronti di morte!!

Al mercato

Il sole si nascondeva ancora dietro i palazzi

e come una bambina timida che si affacciava da dietro la madre

il sole si affacciava tra una strada e l’altra

sulle facce di operai che cancellavano il sonno con una tazzina di te e un boccone

sulle facce di bambini che sulle loro palpebre

il sonno dormiva ancora

nel mercato si aprivano pigre le bocche dei negozi

sbadigliavano, cacciavano via con il respiro

il buio della notte prima

il mercato si svegliava e indossava i suoi vestiti laceri

portava il sole sulle spalle diretto verso il tramonto

nel suo corteo si mettevano in cammino gli affamati

come se fossero ubriachi, ma non lo erano

erano piuttosto delle formiche che seguivano l’odore del pane

si mischiavano le voci nell’orchestra del mercato

si scontravano i carri dei facchini

che portavano il cadavere del giorno, steso dalla mattina alla sera

i bambini giravano in mezzo alla calca

vendevano buste da spesa o altre merci simili alle loro facce

dal cui profitto sostenevano una nonna, una madre e dei fratelli

in mezzo al mercato si fermò una macchina

che richiedeva uomini

corsero i facchini come cammelli assetati

corsero i bambini a vendere le loro merci con invocazione da monaci

corsero con grande desiderio

come il desiderio delle farfalle alla luce

era ancora mattina

e il mercato faceva appena i primi passi lenti

come un mendicante che elemosina la vita

ma la morte gridò in faccia ai facchini e ai bambini

si stese il mercato smembrato e bruciato

e i suoi stracci sono diventati ceneri rosse

mentre il sole ancora si arrampicava sui palazzi.


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