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Andar per mummie: Savoca

Creato il 25 novembre 2014 da Salone Del Lutto @salonedellutto

Nel mio tour siciliano a Savoca non capito certo per caso. Eppure, prima di puntar dritta all'obiettivo mi concedo due passi in quello che mi sembra essere un bel paesino. Siamo tra Messina e Catania, e dal mare ci siamo inerpicati su su, fino ad arrivare a questa borgata arroccata su un "colle bivertice". Ho una sensazione di déjà vu, ma non capisco perché.

Andar per mummie: Savoca

Passeggiando per la strada panoramica arriviamo davanti alla chiesa di San Nicolò, di cui ho la fortuna - perché di solito non lo faccio - di leggere con attenzione la storia. A inizio Trecento, infatti, i fratelli Trimarchi, architetti e costruttori, entrarono in competizione: l'uno a San Nicolò, l'altro a Santa Maria Assunta. Il primo che avesse completato l'edificazione della "sua" chiesa l'avrebbe vista fregiata del titolo di "chiesa madre". Il Trimarchi di San Nicolò era in vantaggio, ma aveva un problema: soffriva di sonnambulismo. Una notte fu sorpreso a lavorare sulle impalcature e fu svegliato: si sfracellò al suolo. Guardando la chiesa e pensando a questa storia la sensazione di déja vu persiste e finalmente capisco: rivedo Al Pacino con la sua sposa sottobraccio, rivedo le damigelle festose, sento la musica di Nino Rota. Qui a Savoca, nel 1971, fu girato il primo episodio di . Improvvisamente mi è tutto più chiaro.

Andar per mummie: Savoca
Andar per mummie: Savoca

Tuttavia, dicevo, l'obiettivo è un altro. Savoca, infatti, è uno dei molti luoghi, in Sicilia, dove si possono ammirare le mie adorate mummie. La maggior parte di esse - 3170, pare - sta concentrata nella parte occidentale dell'isola, dove le Catacombe dei Cappuccini di Palermo restituiscono il repertorio più interessante. Meno numerose, le 150 mummie della Sicilia orientale sono perlopiù dislocate nel territorio messinese: Santa Lucia dei Mela, Fiumendisi, Novara di Sicilia, Piraino, Ficarra, Galati Mamertino, San Marco d'Alunzio, Militello Rosmarino, Alcara Li Fusi, Pettineo e Savoca, appunto. Ed è qui che decido di andare dopo aver incontrato on-line corpi antichi in abiti glam: giacche fucsia e tonache color indaco. Ho voglia di vederle "dal vivo".

Comprendere il perché di una così alta concentrazione di mummie non è difficile: aiutati anche da condizioni atmosferiche favorevoli i frati cappuccini di questa regione avevano infatti sviluppato tecniche particolari per indurre il processo di mummificazione e conservare i corpi dei religiosi e, in un secondo momento, anche dei notabili. Questa pratica è nota col nome di "doppia sepoltura". Alla sepoltura immediata del cadavere su un colatoio, per favorire il deflusso dei liquami cadaverici, seguiva, una volta completata la fase di disidratazione, il lavaggio del corpo con aceto o altro liquore alcolico, il trattamento con un unguento, il riempimento con paglia che ne mantenesse la consistenza e il taglio di legamenti e tendini. Infine il corpo veniva esposto, opportunamente vestito, lungo le pareti delle catacombe oppure deposto nella bara[1]. L'autore che in passato riferisce maggiori particolari al riguardo è Gastone Carlo che, nel 1828, scrive nel suo Viaggio in Sicilia: "con i loro sedili intorno nei quali i cadaveri di quei religiosi che di fresco vi arrivavano si introducono, ove si pongono a sedere; e serrate le porte per non uscirne la puzza. Quindi si escono intieri e intatti, ma non prima che nell'oscurità di quelle stanze non avranno ben purgato il marciume". Il verbale redatto dopo l'ispezione di Federico Lancia di Brolo, senatore della città di Palermo aggiunge dettagli: "Ogni stanza-colatoio attorno alla quale eravi costruita una graticola di pietre con la giacitura di doccioni di creta capaci a poter ricevere un numero di otto o dieci cadaveri [...] usciti dai colatoi i cadaveri dopo circa otto mesi o un anno venivano trasportati in un essiccamento, recinto chiuso e ventilato coperto con tettoia ove venivano lavati e ripuliti con aceto e quindi rivestiti e collocati nelle nicchie o nelle casse di legno da deporre lungo i corridoi[2] ". Terminata questa operazione, il corpo era trattato con un unguento, riempito di paglia per mantenere la consistenza e sottoposto al taglio di legamenti e tendini.

Ecco, anche le mummie di Savoca sono state sottoposte a questo trattamento. Salendo la scalinata che conduce al monastero e alla cripta un cartello avvisa: "Cappella funeraria sotterranea dove sono custoditi corpi umani mummificati di patrizi, poeti, magistrati, avvocati, abati, sacerdoti. Le salme risultano ancora bardate con i vestiti dell'epoca e del loro rango - sec. xvii - xviii". La cripta la si può scorgere da una botola ricavata nel pavimento della chiesa, ma non è di lì che si entra. L'accesso lo trovate sulla sinistra della scalinata. Trattenete il fiato e scendete giù.

Andar per mummie: Savoca
Andar per mummie: Savoca

Andar per mummie: Savoca
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Lo spazio è costituito da una sola stanza. Un unico sguardo è in grado di comprendere tutto l'insieme. Lungo le pareti le nicchie sono vuote, tranne i colombari dove, a un livello superiore, sono riposti dei teschi. A scandire il perimetro della stanza, però, è anche qualcosa d'altro: bare di legno e teche di legno e vetro contenenti le mummie recentemente restaurate in seguito a un atto di vandalismo e in generale alle cattive condizioni di conservazione. Un tempo non erano protette dalle teche di vetro, che rendono particolarmente complicato il tentativo di fotografarle, ed erano sistemate nelle diverse nicchie. Tuttavia, a occhio nudo, la meraviglia rimane intatta. Gli abiti sono preziosi e sgargianti: rosa intenso, viola, bianco e verde acqua, azzurro e tutti i colori dello scuro. L'unico in posizione eretta è l'abate Nicotina, che coi suoi abiti talari si lascia ammirare in una bella teca di legno intagliato. Tutti gli altri sono supini, disposti uno sull'altro, in una soluzione tipo "letti a castello" o in bare singole - come don Marcello Procopio, morto il 7 gennaio del 1844, il primo corpo a essere sottoposto all'intervento di restauro.

Andar per mummie: Savoca

Ma quello che incanta, oltre all'impressione di assistere a una sfilata di moda, sono le "espressioni" quasi urlanti, sono le mani ossute, è il riposo non riposo. È l'idea che qui, come altrove, si sia affidato il corpo a una forma particolare di eternità, tutta terrena.

di Silvia Ceriani
dove non è diversamente specificato, le foto sono mie.

[1] F. Pezzini, Doppie esequie e scolatura dei corpi nell'Italia meridionale d'età moderna, in "Medicina nei secoli", 18/3 (2006) pp. 897-924

[2] Citati in F.D. Farella, Cenni storici della chiesa e delle catacombe dei cappuccini di Palermo, Fiamma serafica, 1982.


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