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ANDRE’ DERAIN #arte #pittura #novecento

Creato il 23 agosto 2014 da Albertomax @albertomassazza

derainPur essendo fondamentalmente legato alla stagione dell’espressionismo fauvista, con un ruolo da protagonista nella storica mostra del Salon d’Automne del 1905 che tenne a battesimo, in simultanea con i berlinesi Die Brucke, l’avanguardia storica, Andrè Derain ha interpretato con tempismo e originalità tutti i principali fermenti artistici che hanno scosso la prima metà del novecento. Nato a Chatou nel 1880, già dagli esordi mostrò la plurivocità della sua ispirazione: se Il funerale del 1899 anticipa il primo espressionismo tedesco, La Salita al Calvario del 1901 è immersa in un’atmosfera sospesa tra tardo gotico e primo umanesimo, mentre Il ballo dei soldati del 1903 si proietta già nel generale Ritorno all’ordine postbellico, in particolare quello della Nuova Oggettività  tedesca. Già dal 1900, Derain aveva stretto un sodalizio artistico e affettivo con Maurice de Vlamink destinato a durare per tutta la vita, come lui interessato all’utilizzo del colore autonomo, istintivo, materico. I due rimasero fortemente impressionati dalle opere di Van Gogh, viste in una mostra parigina ben allestita. In quegli anni, presero a frequentare un altro pittore, Henry Matisse, con il quale Derain, nell’estate del 1905, si ritirò nel paese marinaro di Collioure, nel sud-ovest della Francia, per gettare le basi della rivoluzione espressionista che si sarebbe manifestata pochi mesi dopo nel Salon d’Automne; fu proprio in occasione della mostra che un critico d’arte del Gil Blas coniò il termine di Fauves (belve) per i giovani pittori, per sottolineare con intenti spregiativi il loro uso selvaggio del colore, in antitesi all’armonia del classicismo accademico.

Anche nella breve stagione fauvista, Derain mantenne una propria originalità di stile, rileggendo la lezione dei precursori dell’avanguardia Gauguin, Van Gogh e Cezanne (Estaque, Autoritratto con cappello, Ritratto di Matisse, tutti del 1905) e portando all’esasperazione la tecnica del Pointillism (Il ponte, Barche a Collioure, Westminster, sempre del 1905). Nella costante ricerca di riportare l’esplosione coloristica e formale ad un’armonia classica, Derain si avvicinò dapprima alle sperimentazioni cubiste di Picasso e Braque (Donne bagnanti, 1908; Ultima Cena, 1910), per poi indirizzarsi verso un recupero della figuratività tradizionale, mediato dalla Metafisica di De Chirico e da un primitivismo di ascendenza gauguiniana (I bevitori, 1913), preambolo al Ritorno all’ordine postbellico, ufficializzato dalle dichiarazioni di ostilità all’antiartisticità di Dadaismo e Surrealismo e caratterizzato da una tendenza alla monocromia (Ritratto di Alice Derain, 1921; Ritratto di Madame Paul Guillaume, 1928; La tazza di the, 1935). Ormai maestro celebrato, oltre che per i suoi lavori pittorici autonomi, anche per la sua attività di illustratore e scenografo, il suo ultimo periodo artistico fu caratterizzato da una sempre più ampia rilettura dei maestri classici: dai primitivi francesi, fiamminghi e tedeschi alla tradizione italiana degli affreschi pompeiani, dei preraffaelliti, del colorismo veneto e di Caravaggio,  fino ai maestri del realismo francese (La sorpresa e La caccia al cervo del 1938, in cui è più evidente il recupero del Rinascimento italiano; Il ritorno di Ulisse, 1938, con l’inedita rappresentazione dell’epilogo del racconto mitico sul modello quattrocentesco dell’Ultima Cena; L’età dell’oro, 1940, dove primitivismo e naif vengono dissolti in un plumbeo colorismo memore di El Greco; e ancora luce e colore del grande cretese nelle Donne Orgiastiche del 1945, in un impianto che richiama l’ultimo Tiziano e Tintoretto).

Nel 1941, avendo preso parte alla delegazione francese invitata ad un incontro berlinese con artisti della cerchia del regime nazista, si guadagnò l’ostracismo del mondo artistico e una generale accusa di collaborazionismo che amareggiarono i suoi ultimi anni di vita. Isolatosi progressivamente dalla vita culturale, Derain continuò comunque a produrre ed esporre nuovi lavori, fino alla morte avvenuta nel 1954, dopo essere stato investito da un’automobile. Uomo di profonda erudizione, interessato alla letteratura, alla filosofia e all’occultismo, il suo stile in costante mutazione va ben oltre il fauvismo, di cui comunque fu tra gli animatori principali. Ne fanno fede le evoluzioni dei suoi soggetti preferiti (Nature morte, nudi, paesaggi e ritratti), veri fili conduttori di tutta la sua proteiforme attività artistica, costantemente riproposti e mutati alla luce degli interessi e della temperie del momento.

Opere



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