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Andrea Sperelli: La vacuità dell'esteta

Creato il 02 luglio 2014 da Lucia Savoia

Nel 1887, quando De Pretis e Crispi si alternavano al governo al tempo, nel pieno di quella crisi dei valori, dell'arte e della letteratura; Pascoli si chiudeva nel suo mite e segreto fanciullino, mentre un uomo prendeva vita dall'estetica penna di Grabriele D'Annunzio:
Andrea Sperelli " era per così dire tutto impregnato d'arte, ebbe il culto delle cose d'arte, il culto spassionato della bellezza, il paradossale disprezzo de' pregiudizi, l'avidità del piacere. [...] Il padre gli aveva dato, tra le altre, questa massima fondamentale: bisogna fare la propria vita come un'opera d'arte. Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui."

Andrea Sperelli: La vacuità dell'esteta

Protagonista de Il Piacere, Andrea vive la sua vicenda nella Roma berniniana, inseguendo ideali esteti, inseguendo la vita per "beverla", per perdersi in essa come nelle profondità dell'oceano.
Tutte le cose dell'esistenza esteriore avevano su di lui un gran potere, lo eccitavano al godimento rapido dei piacei mondani.
Nato dall'alter ego di D'anunzio stesso, da quel desiderio bramoso con cui l'autore stesso trascorreva la sua esistenza, rappresenta quella parte della popolazione che viveva la crisi rifugiandosi negli ideali di Bellezza e della Grazia, per allontanare la tristezza grigia e rozza del nuovo secolo.
Il romanzo si apre con un incontro romantico tra il protagonista e la sua prima amante Elena Muti, donna passionale, forte, sensuale, vitale: da ogni lieve ondulamento del suo corpo un non so che di tenue emanazione di piacere, un fascino voluttuoso. Elena è una creatura mutevole, incostante, spesso incosciente, del cui fascino Andrea non riuscirà mai a sottrarsi. Ambedue ricercavano senza tregua il Sommo, l 'Insuperabile l'Inarrivabile; sono entrambi l'espressione dello stesso ideale.
La seconda parte della storia è occupata dalla figura di Maria Ferres, dalla semplicità pura e ideale, quasi spirituale, della quale Andrea si innamorerà perdutamente. In Maria egli rivede la possibilità di poter salvare la sua anima, la sua esistenza, consapevole dei danni inflitti alla sua spiritualità col perseguire una vita fatta di vizi e divertimenti. Non esiste, infatti, nel romanzo, una reale consapevolezza di vacuità: Andrea sa' di essere superficiale,ne resta disgustato, ma non riesce ad allontanarsi dai suoi vizi. E' tutto sospeso in un vortice, un limbo che lo cattura, lo ammalia, annullandogli le facoltà di giudizio. La vita di Andrea Sperelli è vissuta in pieno, in uno slancio di eroismo misto a superficialità, nel perseguimento di una bellezza che logora la morale, allontana la sincerità del sentimento, spiana la strada ai puri istinti. Maria Ferres rappresenta la sua possibilità di redenzione, la possibilità di recuperare gli ardori verginali dell'animo.

Andrea Sperelli: La vacuità dell'esteta
Andrea, convalescente nella villa di Schifanoja, una splendida villa cinquecentesca immersa nell'arte e nella natura, tenta più volte di sedurla, rapito dalla sua bellezza, dalla profonda cultura e dall'amore per la musica, ma Maria resisterà con vigore, cedendo soltanto dopo avergli consacrato il suo sincero amore. Quando Andrea torna a Roma rincontrerà anche Elena: l'ultima parte del romanzo infatti è occupata dallo sfacelo dell'animo di Andrea che, impegnato ad inseguire e corteggiare sia Elena che Maria, le perderà entrambe.
Una vicenda emblematica, non che un romanzo importantissimo per comprendere la crisi del tempo. D'Annunzio rappresenta l'ideale dell'uomo eroico, che tenta in tutti i modi di far rivivere la grande letteratura, perdendone di vista l'alto valore per l'abitudine al vizio. Andrea persegue il godimento dietro ogni attimo, ma sacrifica la sua spiritualità. Il D'Annunzio narratore lo descrive chiaramente nel romanzo, criticandolo e ammirandolo nello stesso tempo.


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