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Angela Di Bartolo: Nero

Creato il 11 febbraio 2015 da Martinaframmartino

Angela Di Bartolo: Nero

Ho scoperto dell’esistenza di Nero di Angela Di Bartolo al Festival del fumetto di Novegro. Mi ero fermata al banchetto di Runa editrice per l’ultimo libro della mia amica Marina Lenti, Harry Potter: il cibo come strumento letterario, e mi sono trovata di fronte una persona entusiasta, che parlava di come da un lavoro di stamperia è riuscito a creare una casa editrice, per quanto piccola, che gli permette di pubblicare quello che a lui piace leggere. Il problema dei piccoli editori è la visibilità, in molte librerie i loro libri non si trovano, e anche quando ci sono di solito sono relegati in un angolino, resi invisibili dai titoli degli autori più famosi e soprattotto degli editori più grandi. Eppure è importante che ci siano, che la cultura, a qualsiasi livello, non sia monopolio di nessuno.

Del libro di Marina parlerò più avanti, quando lo avrò letto. Sono fiduciosa perché gli altri suoi libri mi sono piaciuti, per ora mi soffermo su Runa e su Nero.

Cominciamo dall’editore, la cui presentazione sul sito non può che farmi piacere e che quindi riprendo qui:

RUNA significa “segreto“, “sussurro”.

Le Rune sono il linguaggio segreto del mondo, l’antico alfabeto usato dalle antiche popolazioni germanico-vichinghe e celtiche, considerate segni magici portatori di conoscenza e quindi libertà.

Queste popolazioni sapevano che ciò che è scritto comunica un messaggio che viene “da fuori”, da chi ha “parlato” componendolo, come il Vate o il Profeta che sono portavoce della divinità.

Avevano quindi ben chiaro che la scrittura univa indissolubilmente conoscenza, poesia e profezia.

Secondo la leggenda, furono scoperte dal dio Odino che le divulgò tra il suo popolo come simbolo del sapere e del riconoscimento di tutti i misteri degli dei e degli uomini.

Tutto ciò è celebrato nell’Hávamál (La canzone dell’eccelso), il canto mitologico nordico che narra il sacrificio di Odino (una autoimpiccagione ad Yggdrasil, il Frassino del Mondo), delle Rune di cui si impadronisce e che lo liberano e del furto ai Giganti dell’idromele (la bevanda alcolica dell’ispirazione poetica) che viene donata agli uomini.

Ancora oggi sono uno strumento divinatorio e di crescita spirituale. La divinazione runica non significa prevedere il futuro, ma offre la possibilità di analizzare meglio il percorso su cui ci troviamo e mostra l’effetto delle nostre azioni positive o negative, agendo come uno specchio per quello che, in quel momento, non siamo in grado o non vogliamo vedere.

Lo so io, fui appeso
al tronco sferzato dal vento
per nove intere notti,
ferito di lancia
e consegnato a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell’albero
che nessuno sa
dove dalle radici s’innalzi.

Con pane non mi saziarono
né con corni [mi dissetarono].

Guardai in basso,
feci salire le rune,
chiamandole lo feci,
e scesi di là

Edda poetica – Hávamál
Il Discorso di Hár. 138-139

Odino appeso all’albero, così come è stato appeso Mat. L’immagine deriva dalla mitologia ma trova nuova vita nelle opere contemporanee, giusto qualche ora fa stavo leggendo della terza notte di Paul sull’Albero dei re. A proposito, se decidessi di andare da qualche parte a leggere una decina di pagine da un libro fantasy a voi potrebbe interessare?

Lo so, quando mi ci metto sono bravissima a divagare. Questo è il sito dell’editore, e penso che un giretto valga la pena farlo: http://www.runaeditrice.it/.

Nero è un gatto. Si è perso, o forse è stato rubato, e il suo proprietario ha offerto una lauta ricompensa a chi sarà capace di riportarglielo. La situazione è abbastanza comune anche se il premio è decisamente alto, e tutta la storia si svolge in un ambiente realistico, salvo una situazione che forse è fantastica o forse è semplicemente un eccesso d’immaginazione. Protagonisti Matteo e Ahmed, due ragazzini che frequentano la prima media. Uno è bianco, l’altro di colore, e questa è la prima delle scelte “didattiche” fatte dall’autrice. Scelte che comunque, all’interno della trama, ci stanno tutte e che non disturbano la storia, né lo stile scorrevole con cui è narrata.

La vera amicizia può nascere al di là di diversità che tutto sommato sono solo apparenza e nulla hanno a che vedere con il carattere e i sentimenti dei protagonisti. La storia si dipana in un arco di tempo piuttosto breve, quello necessario a cercare Nero, anche se l’ultimo capitolo si svolge qualche tempo dopo. Mezzi pubblici, incontri con persone di vario genere, un girovagare apparentemente senza meta, maltempo, le situazioni in cui si muovono Matteo e Ahmed non hanno nulla di particolare, ma il modo in cui le guarda la Di Bartolo è attento e costruttivo. Anche se il libretto conta solo una novantina di pagine al loro interno ci sono l’amore per gli animali, il rifiuto della droga, l’attenzione agli anziani, la curiosità verso la storia di Roma e le sue rovine, il razzismo, i sogni per il futuro, l’importanza dei legami familiari, l’amicizia e il tempo da dedicare alle cose importanti. Ci sono pure un paio di svolte nella trama che non avevo previsto, e anche se il tono del racconto cambia un po’ non lo fa così tanto da farmi dire che sono forzature.

Non un capolavoro a mio giudizio, ma un libro che un ragazzino può leggere con piacere e magari trovare anche qualche spunto per riflettere un po’.

Un estratto:

http://www.runaeditrice.it/anteprima/nero-preview.pdf



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