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Anima e fandonie

Creato il 19 giugno 2010 da Sogniebisogni

Anima e fandonie

Perché Jung ha scritto che una volta integrata l’Anima si cessa di vederla riflessa nelle persone che si hanno attorno a sé. O forse nella città attraverso cui si passeggia. Nelle madonne che si sporgono materne dai pilastri d’angolo, come a voler portare soccorso. Non al pellegrino smarrito che si aggira per il circuito delle basiliche, ma a me, che tre piani più sotto ti guardo stringere la mano altrui. Sale la musica di piazza. L’anima di questa città che mi ha sempre soccorso che si materializza persino negli insulti burini dei suoi abitanti. Si manifesta nella solita ascesa nel sinuoso notturno del Gianicolo. Dal caos immobile trasteverino fino a scoprire un Garibaldi corrucciato che guarda le luci giallastre e tremule riflesse nelle nuvole e laggiù, lontana, la sagoma della città che stava per abbandonare. Qui una volta ci siamo baciati, ma tuo marito non lo sa, e poi dove diavolo sarà stato in quel momento. Anche Garibaldi perse la sua donna scappando da qui: la comoda prospettiva del 1849. Ci penso mentre vi indico cupole e campanili snocciolando cifre a memoria con un solo emisfero del cervello. Le ceneri di Anita sono ancora calde sotto il suo monumento, qui vicino. Ma lui l’ha forse strangolata, come ripeteva la propaganda clericale. Ti guardo in viso senza fissarti gli occhi. Non si può strangolare la propria Anima, erano proprio fandonie dei preti.


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