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Animali robotici contro i bracconieri

Creato il 11 gennaio 2011 da Zonwu
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Siamo ormai abituati a vedere robot lavorare nelle fabbriche, fare da animatori in parchi della Disney, esplorare pianeti lontani e le profondità della Terra; ma robot anti-bracconieri? Si tratta dell'invenzione di un imbalsamatore americano, Brian Wolslegel, e sta riscuotendo successo nella lotta contro il bracconaggio in Wisconsin.
Contrastare i bracconieri è ormai un'impresa ardua: nella sola California, il bracconaggio è aumentato del 270% dal 2003 al 2007, e soltanto 1 caso di caccia illegale su 20 viene regolarmente sanzionato. Questo accade perchè è difficile tenere sotto controllo vaste aree di natura selvaggia, e spesso il personale non è sufficiente ad effettuare un adeguato monitoraggio.
Ogni anno, decine di milioni di animali vengono illegalmente uccisi negli Stati Uniti. I bracconieri puntano a facili trofei o al commercio illegale; ma qualsiasi sia la ragione che sta dietro all'uccisione illegale di animali, il fenomeno va fermato, e le attuali forze messe in campo non sono sufficienti a contrastare il bracconaggio.
Ecco che entra in gioco il lavoro di Wolslegel. Fiancheggiato da organizzazioni ambientaliste e dalle forze di polizia americane, realizza robot che simulano quanto più possibile le prede preferite dei bracconieri: alci, cervi, volpi, tacchini, coyote, orsi.
L'attività di Wolslegel inizia negli anni '90, quando gli venne richiesta la realizzazione di un un modello di animale in grado di muovere le orecchie, movimento che realizzò attraverso un semplice filo da pesca collegato alle orecchie del finto animale.
Da allora la sua tecnica è migliorata, per lo più grazie ad una serie di tentativi ed errori che hanno portato al perfezionamento dei robot anti-bracconaggio.
La costruzione dei robot inizia come un normale processo di imbalsamazione: ottenuto il corpo di un animale, consegnatogli dopo una confisca o una donazione, ne pulisce la pelle e la fa aderire ad una sagoma di poliuretano. Una volta che la pelle è secca, separa la testa e gli arti dell'animale e li riattacca al corpo utilizzando servomotori simili a quelli della automobiline radiocomandate. All'interno del corpo, in zone che raramente vengono colpite da un proiettile, monta tutta l'elettronica necessaria a far muovere l'animale: batterie, controller e ricevitori radio.
I suoi robot non seguono una programmazione prestabilita, ma sono mossi da un radiocomando, per renderli il più somiglianti possibile a veri animali a spasso per la foresta. Per rendere ancora più realistici questi robot, Wolslegel monta anche degli occhi artificiali progettati per riflettere la luce come farebbero degli occhi naturali. Il riflesso degli occhi, infatti, è spesso utilizzato dai cacciatori per localizzare le loro prede durante la notte.
In futuro, Wolslegel monterà anche delle capsule di anidride carbonica all'interno delle sagome di poliuretano, per simulare il respiro degli animali durante le fredde giornate invernali del Wisconsin.
Gli animali robot di Wolslegel non sono economici: un cervo, ad esempio, costa circa 1400 dollari al pezzo. Ma le forze dell'ordine hanno valutato bene l'investimento, e hanno calcolato che per ogni singolo animale acquistato c'è un ritorno economico, sotto forma di multe, di circa 30.000 dollari all'anno.
La vita di questi robot si aggira attorno ai 3-4 anni. La capacità di sostenere danni dipende dall'abilità del bracconiere di usare un fucile: Wolslegel ha tentato di proteggere le parti delicate dei robot, specialmente l'elettronica, all'interno di involucri protettivi di acciaio, ma alcuni proiettili riescono comunque a perforare l'intero animale, rimbalzando sul metallo e distruggendo il robot. Senza la protezione, i proiettili tendono invece ad attraversare l'animale senza distruggerlo, e i costi di riparazione sono limitati alla sostituzione dell'elettronica interna.
Wolslegel pensa ora di poter utilizzare la stessa strategia di bersagli robotici per proteggere animali rari, come rinoceronti o elefanti.
Hunters hunted: The revenge of robo-deer

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