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Anna’s Quest – Se i fratelli Grimm creassero avventure grafiche

Da Videogiochi @ZGiochi
di Michele Lerda

Sentendo il nome Anna’s Quest è probabile che in qualche giocatore appassionato di avventure grafiche si accenda una certa lucina nella testa. Era il 2012 quando il primo capitolo, del gioco oggi completo, usciva sui nostri store digitali. In questi anni come sovente accade con le produzioni indipendenti è successo un po’ di tutto e i creatori originari Krams Design annunciarono di non poter proseguire con la pubblicazione del seguito della storia. In questo stesso periodo temporale però abbiamo visto l’affermazione sul mercato di Daedalic Entertainment, software house altrettanto indipendente che si è guadagnata la ribalta grazie a numerose produzioni di alto livello. Se il nome non vi dice molto è probabile che conosciate il loro cavallo di battaglia: Deponia, o altri titoli che sono stati in grado di conquistarsi il favore tanto della critica quanto del pubblico come The Dark Eye o The Night of the Rabbit. Dopo aver visto del potenziale in Anna’s Quest i ragazzi di Daedalic hanno deciso di prendere il gioco sotto la propria ala e permettergli di ottenere una degna conclusione alla storia iniziata circa tre anni prima. Quando ci troviamo di fronte a questo tipo di operazioni è necessaria tenere sempre una certa cautela sui giudizi. Molto sovente cambiare team di sviluppo non è una cosa che fa bene a un titolo. Vediamo insieme se le avventure di Anna sono degne di essere vissute o se era meglio per il titolo rimanere nel limbo.

Salviamo il nonno

Anna’s Quest, ci mette nei panni di Anna una giovane che vive spensierata in una fattoria ai margini della foresta. La sua vita innocente verrà sconvolta quando il suo amato nonno scoprirà di essere gravemente malato. Anna decisa a salvarlo a tutti i costi intraprenderà un viaggio nella foresta dove scoprirà un mondo ricco di personaggi chiaramente ispirati alla tradizione fiabesca europea. La storia scorre piacevole per tutta la sua durata creando il giusto legame tra i vari enigmi. L’intreccio ammicca come tutta la storia verso un pubblico un po’ più grandicello, ma non presenta mai tematiche forti o aspetti pesanti. I dialoghi sono piacevoli, scorrono bene e ogni tanto vi strapperanno anche qualche risata, senza però mai sfociare nel demenziale. Le gag di Simon The Sorcer sono decisamente lontane. Sostanzialmente tutta la fase di scrittura è ben fatta ma non riesce a raggiungere particolari picchi creativi. Il gameplay si dimostra fin dalla prime fasi piuttosto classico per il genere. All’interno di un discreto numero di location dovrete raccogliere oggetti, parlare con tutti coloro che vi passeranno davanti e ovviamente risolvere vari tipi di enigmi. Come nella migliore tradizione tutti gli strumenti finiranno in un inventario dove potrete provare a utilizzarli tra di loro. Nella sua avventura Anna scoprirà anche di avere alcuni poteri paranormali. Cliccando sull’icona del cervello potrete usare la telecinesi per cercare di risolvere alcune situazioni. Il suo utilizzo ci ha ricordato un po’ Max in Sam&Max, da usare quando tutto il resto fondamentalmente non funziona. Le ambientazioni sono piacevolmente realizzate anche se non particolarmente ricche di elementi. Nel complesso il loro numero non è elevato e durante la storia vi toccherà visitarle tutte più volte per risolvere tutti gli incarichi. La scelta della location segue lo stile della tradizione europea fantasy, sotto questo punto di vista gli sviluppatori avrebbero potuto osare un po’ di più. Lo stesso discorso si potrebbe fare anche con gli NPC la cui realizzazione è fin troppo classica.

Gli enigmi proposti sono più o meno standard, prevalentemente di tipo ambientale come le avventure con qualche anno in più. Per quanto lo stile grafico possa far pensare ad un titolo per bambini vi assicuriamo che non è assolutamente così. Il livello di sfida è discretamente alto e nelle circa otto ore che abbiamo impiegato per portarlo a termini ci è capitato più di una volta di rimanere piantati. Sopratutto nella parte finale alcuni enigmi non ci sono sembrati chiarissimi e siamo ricorsi al sempre valido: “prova tutto con tutto”. Gli oggetti importanti sono sempre posti un po’ più in risalto rispetto ai restanti elementi dello scenario. Nel caso non sappiate cosa fare premendo il tasto spazio è possibile evidenziare tutti gli hotspot con cui potrete interagire e che potenzialmente potreste aver dimenticato.  

le belle avventura di una volta

La struttura dell’avventura è abbastanza rigida, con le azioni che vanno compiute in una sequenza abbastanza stretta, pena rimaner bloccati. Vi potrebbe infatti capitare di dover ritornare più volte sui vostri passi e cliccare tutte le linee di dialogo anche quelle apparentemente inutili. Comunque se starete attenti a cosa vi diranno i vari NPC sarà difficile che vi troviate a brancolare nel buio. Lo stile grafico è piacevole, e funziona bene nel suo tentativo di rappresentare una favola animata. Sicuramente non siamo ai livelli  di The Whispered World o altri titoli sempre Daedalic. A livello visivo Anna’s Quest è abbastanza semplice, i personaggi sono un po’ elementari senza particolari dettagli che facciano risaltare la loro presenza. Le animazioni sono fluide e svolgono bene il loro lavoro, ma anche qui la natura a budget limitato segnala la sua presenza. Abbiamo rilevato una maggiore attenzione sotto l’aspetto sonoro con un serie di tracce piacevoli e in grado di creare la giusta atmosfera per tutta l’avventura.

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