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Anna Seghers: La gita delle ragazze morte, Marsilio

Creato il 28 ottobre 2010 da Atlantidelibri

Anna Seghers (1966).

Image via Wikipedia

Anna Seghers: tedesca, ebrea, comunista, scrittrice, moglie, madre. Per ognuno di questi termini c’è da fermarsi a riflettere. Tante identità contraddittorie, che apparentemente si escludono, tanti legami profondi e dolorosi…” (Christa Wolf).

 

Anna Seghers (il cui vero nome era Netty Reiling, nata a Magonza nel novembre del 1900,) era ebrea e comunista, e fu costretta per queste ragioni all’esilio dalla madrepatria tedesca dal 1933, in Francia e in Messico. Dal padre antiquario apprese l’amore per l’arte, nella Germania del Novecento sono invece le sue radici culturali e personali che l’hanno condotta a percorrere le strade della letteratura. La sua produzione narrativa è permeata dall’intento di dimostrare come la cooperazione tra le persone possa giungere a combattere le oppressioni, seguendo il canone narrativo “socialista”, arricchendolo però di una potenza immaginativa non comune.
“…non sempre è facile, ma ciascuno di noi è chiamato a rispettare i sogni della propria giovinezza” scrisse l’autrice, documento programmatico a cui rimase di certo fedele, un istinto a lottare per un mondo più giusto documentando le brutture della storia non senza rinunciare al piacere della narrazione e della poesia, però!
La gita delle ragazze morte è un breve racconto, presentato in volume con tanto di ricca introduzione, note biografiche e bibliografiche e testo tedesco a fronte (e conseguente prezzo di dodici euro, che non è poco), molto intenso e toccante: non è solo la memoria dei terribili anni del Nazismo ad essere protagonista, con i cambiamenti che i rapporti tra un gruppo di ragazze appartenenti alla stessa classe subiranno. In questo libro Anna Seghers porta alla luce i suoi personali ricordi, rendendolo il suo testo più autobiografico: vi compare con il suo vero nome, Netty, le paure e le gioie, il ricordo della madre  e del suo addio, tragicamente divorata dalla follia nazista, l’esilio in Messico…

Anna Seghers, La gita delle ragazze morte, Marsilio

Considerato uno dei più grandi racconti della letteratura tedesca, La gita delle ragazze morte (1943-44) unisce felicemente gli aspetti apparentemente inconciliabili dell’opera di Anna Seghers: impegno politico e dimensione mitica, fedele rappresentazione della realtà e trasfigurazione della parola poetica, coralità e autobiografia. Viaggio nel ricordo e ricordo di un viaggio, una gita scolastica a ridosso della prima guerra mondiale diventa l’affresco di un’epoca e attraverso i destini individuali raffigura il suicidio di un’intera società. Sguardo femminile, dolente confronto con l’ebraismo, tecniche della visualità s’intrecciano nella riflessione su appartenenza collettiva e responsabilità individuale in tempi oscuri, sui grandi temi della vita e della morte, come messaggio di speranza in un linguaggio di palpitante attualità.


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