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Anni felici

Creato il 09 ottobre 2013 da Kelvin

ANNI FELICI(id.)
di Daniele Luchetti (Italia, 2013)
con Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Martina Gedeck, Samuel Garofalo
durata: 100 min.

Personalmente, considero Daniele Luchetti uno dei registi italiani più interessanti della cosiddetta 'generazione di mezzo' (quella che sta tra Olmi e Sorrentino, tanto per capirci) autore di alcuni titoli importanti e, appunto, 'generazionali': penso a Mio fratello è figlio unico e La nostra vita, ma anche al bellissimo e sottovalutato La scuola, che quasi vent'anni fa affrontava con toni da commedia il difficile tema dell'universo giovanile. Questo per dire che la stima verso questo autore non è mai mancata, neppure quando ci troviamo di fronte a un film forse troppo ambizioso e poco riuscito come questo.
Le autobiografie, è risaputo, sono una brutta bestia: sono opere evidentemente troppo sentite dall'autore, che quasi sempre finisce per strafare e uscire dal seminato, lavorando per accumulo e mettendo troppa carne al fuoco... Anni felici a dire la verità è un'autobiografia molto parziale: i fatti descritti nel film sono solo ispirati alla storia personale del regista (che molto candidamente ha ammesso di aver fatto prendere un colpo a sua madre 'affibbiandole' una storia lesbica a sua insaputa!) e ricalcano più un modo di vivere dell'epoca
ANNI FELICIpiuttosto che una documentaristica ricostruzione della propria adolescenza. Siamo nei primi anni '70, in un'Italia allora come adesso in bolletta ma piena di iniziative, speranze, voglia di cambiare, e dove un ragazzino di dieci anni con la passione per il cinema assiste non troppo passivamente all'implosione del rapporto di coppia tra i genitori (uno, il padre, artista poliedrico e squattrinato e l'altra, la madre, donna popolana e ruspante).
ANNI FELICIIl problema è tutto qui: la frase di lancio del film è "erano anni felici, ma noi non ce ne siamo mai accorti..." e invece l'adolescente Luchetti è fin troppo consapevole di quello che sta accadendo alla propria famiglia, francamente un po' troppo anche per un bambino sveglio come lui. Ne viene fuori un personaggio inverosimile, la cui voce off appare saccente e fastidiosa e finisce per rendere forzata e artefatta la narrazione, oltre che molto ruffiana: è sempre a lui che vengono riservate le intuizioni più felici e il compito di descrivere i fatti, facendo risultare il film didascalico e scontato, oltre che col fiato corto: in effetti un un'ora e quaranta di proiezione non è che succeda poi molto... fondamentalmente due fatti essenziali: l'esposizione (fallimentare) delle sculture del padre in una Milano snob e conservatrice, e il viaggio 'femminista' della madre in Camargue dove, come detto, sperimenterà l'amore lesbico che frantumerà la coppia. Queste due vicende occupano quasi 3/4 della pellicola, allungando il brodo e appesantendo lo sviluppo di una storia onestamente non troppo appassionante...
Luchetti si conferma comunque abile direttore di attori: Kim Rossi Stuart è un ottimo interprete purtroppo 'schiavo' del suo bell'aspetto (indiscutibile) che ne fa passare in secondo piano le doti. Micaela Ramazzotti se la cava abbastanza bene nel suo ruolo 'solito', quella della villana dal cuore d'oro, sboccata e caciarona. Ma la sensazione è che ormai, dopo tanti ruoli con lo stampino, non riesca proprio a fare altro.

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