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Antichrist

Creato il 15 novembre 2013 da Alexcorbetta

Antichrist locandina

Un uomo (Willem Dafoe) e una donna (Charlotte Gainsbourg) subiscono la perdita del figlio, precipitato da una finestra mentre i due avevano un rapporto sessuale. Lui decide, in qualità di psicologo, di prendere in cura la moglie per cercare di farla uscire dalla depressione in cui è caduta. La porta nel luogo in cui la donna è stata in passato, assieme al figlio, per scrivere un trattato sulla caccia alle streghe e sulla persecuzione delle donne credute tali. Iniziata con intenzioni di cura e di una rinascita, l’esperienza si tradurrà in un orrore indescrivibile e in una sofferenza morbosa.

Antichrist è uno degli ultimi film realizzati da Lars Von Trier, regista moderno fra i più controversi non sempre per ragioni positive (al Festival di Cannes 2011 ha rilasciato dichiarazioni circa la sua fede nazista, dilungandosi in complimenti e affermazioni di lode rivolte ad Albert Speer, ministro hitleriano, e addirittura verso Hitler stesso

“Cosa posso dire? Capisco Hitler. Ha fatto alcune cose sbagliate, assolutamente, ma posso immaginarmelo seduto nel suo bunker, alla fine … mi immedesimo, sì, un po” (Lars Von Trier, Festival Cannes 2011)

dichiarazioni che sono costate l’espulsione dalla manifestazione al regista,  il quale in seguito si è giustificato sostenendo che si trattasse solo di uno scherzo ai giornalisti).

Antichrist è diverso dalle altre pellicole realizzate da Von Trier, e questo è indiscutibilmente un bene. Qui abbiamo elementi che virano indiscutibilmente verso l’horror psicologico e, in alcuni punti, verso l’horror slasher, generi mai toccati prima dal regista (se si esclude la miniseria TV The Kingdom – Il Regno del 1994, anche qui comunque in minima parte). Il risultato finale è un qualcosa che possiede molte luci ma altrettante ombre, può essere apprezzato ma senza dubbio merita anche critiche negative.

L’intenzione di Von Trier era sicuramente di realizzare un film inquietante, che creasse sensazioni difficili da sopportare. In questo il regista ha ottenuto un ottimo risultato. La luce e l’ambientazione scenica scelte sono perfette da questo punto di vista, come anche la presenza di inserti sonori di sicuro effetto.

Come molti altri film che l’hanno preceduto anche Antichrist è una pellicola con diversi contenuti concentrati nei personaggi e nella trama.

Volendone riconoscere uno più importante di altri, in un’ipotetica scala gerarchica, va riconosciuta la descrizione del dramma della protagonista, la lenta discesa di lei fino alla follia. Sostenuto da una prova maiuscola della Gainsbourg, premiata a Cannes come miglior attrice, il film si concentra sui tentativi dell’uomo di far guarire la moglie dalla depressione. Ma sono tentativi inutili giacché il male dentro la donna è qualcosa di parzialmente slegato dalla morte del bambino, forse non riguarda nemmeno questo. Alcune foto trovate mostrano come la donna costringesse il bambino a indossare le scarpe al contrario e. Ma la cosa più grave è che lei ha visto il figlio mentre questi saliva sul tavolo e si dirigeva verso la finestra, senza però fare niente per fermarlo.

E quindi qual’è la spiegazione di tutto questo? Un odio profondo, intrinseco alla natura della donna? Sembrerebbe di sì. La protagonista stava compiendo una tesi circa la persecuzione delle streghe, descritte come donne piene di malvagità. Un sentimento che sembra essersi diffuso e aver attecchito nel cuore del personaggio di Charlotte Gainsbourg durante la permanenza nei boschi per i suoi studi. Una rabbia e una furia che dominano il comportamento della donna, spingendola verso una frenesia sessuale senza controllo e a non saper riconoscere la realtà. Da cui i suoi ripetuti rapporti con il marito e i suoi tentativi di ferirlo per costringerlo a rimanere con lei (quando in verità lui non vuole abbandonarla).

Antichrist è quindi una raffigurazione del male con forme femminili. Da ciò la scelta del titolo della pellicola. Altrettanto palesi sono le motivazioni del nome assegnato da Von Trier al bosco (chiamare un posto così Eden è un piccolo grande tocco di genio). 

E’ un film riuscito? Si può dire sì. Anche i suoi eccessi, in questo caso, sono funzionali all’imprimere nella mente dello spettatore un senso di angoscia e di tormento estremi. Certe scene sono sicuramente difficili, particolarmente scabrose se non stomachevoli: l’eiaculazione dell’uomo svenuto con uscita di sangue e il taglio del clitoride della donna con un paio di forbici  colpiscono e non poco.

Lars Von Trier è un regista che vuole indagare la mente umana, le sue pulsioni più nascoste e le paure più nascoste. Lo si capisce guardando alcune delle sue pellicole principali (Dogville, Manderlay, Melancholia e l’ultimo Nymphomaniac). Ci riesce? Direi di sì. Lo fa in modi discutibili? Senza dubbio.



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