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Ap. 13,14: una questione d'immagine

Da Gio65 @giovanniparigi

Riflettevo su Ap 13,14, il passo in cui il falso profeta ordina di fare un'immagine alla bestia che sale dal mare. E' il sostantivo “immagine” che mi ha colpito e non è adesso il caso di discutere se sia più corretto tradurre statua come fa la CEI. Di certo il termine “immagine” è molto più suggestivo perché c'introduce in una ricchissima varietà di considerazioni.

Domandiamoci cosa sia un'immagine. Essa non è realtà, ma tutt'al più una sua rappresentazione. Un'immagine è o può essere pura suggestione disancorata dal reale. Un'immagine potrebbe addirittura essere uno spirito evocato, come direbbero i tempi cosiddetti bui del Medioevo. In ogni caso essa non è reale, anzi talvolta manipola il reale creandone un'idea falsa, mistificata. Dunque le immagini sono un potente strumento di persuasione.

La nostra è la società delle immagini. Buona parte di tutto ciò che i mass media passano sono immagini, tanto che definiamo la nostra civiltà come la civiltà delle immagini. La realtà è nascosta, manipolata, artefatta dalle immagini. Non si è buoni o cattivi secondo le opere, ma secondo l'immagine che che di noi hanno gli altri. Inutile dire che alcuni sono dei professionisti in questo, nel senso che hanno fatto dell'immagine altrui la loro professione.

Mi sono chiesto allora se l'immagine che il falso profeta ordina sia fatta della bestia non sia tanto qualcosa di posterizzato, ma piuttosto un'immagine nel senso moderno, cioè mediatica. La bestia nemica di Dio e dunque di ogni senso di giustizia, di pace e fratellanza presentata invece come tale travisando, anzi, ribaltando completamente la realtà. Non credo sia un caso che i buoni oggi siano gli atei e cristiani siano quelli delle crociate, dei roghi e dell'inquisizione, in ogni caso persone frustrate e frustranti. Per carità, le prime son tutte cose esecrabili, ma non sono le sole che si debbano conoscere. C'è ben altro nel cristianesimo, ma viene taciuto. L'opinione pubblica ha dei cristiani un'immagine negativa, mentre coloro che si professano atei godono di un'aura di santità laica che quasi li rende intoccabili, o certamente al di sopra delle critiche.

Ma stanno proprio così le cose? Siamo noi i cattivi e loro sono i buoni o è solo una questione d'immagine? Se è una questione d'immagine, chi ha permesso a tutta la galassia atea di assurgere a paladina dei valori più nobili. Insomma chi ha costruita l'immagine squisitamente libertaria, pacifista, progressista, tollerante e detentrice del primato culturale? Alcuni di voi diranno che è così, cioè che veramente lo sono. Beh, vi dico la mia citando Savonarola:”Non v'è animale più cattivo dell'uomo senza Legge” qualunque sia la sua immagine.     


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