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Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie. Il reboot è intelligente

Creato il 30 luglio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il consiglio di Maurizio Ermisino

Summary:

Attenzione. Stiamo parlando di creature molto intelligenti. Sì, anche le scimmie di Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie lo sono. Ma qui parliamo soprattutto della nuova ondata di reboot che sta dominando il cinema dei blockbuster. Non più solo pretesto per nuovi pubblici e nuovi incassi, i nuovi reboot sono ora lo spunto per ottime idee creative. E anche il successo di pubblico va da sé. Un esempio è stato la saga di X-Men, ripartita con ottime idee in X-Men – L’inizio e proseguita altrettanto bene con X-Men – Giorni di un futuro passato. O come la saga de Il pianete delle scimmie. L’idea alla base de L’alba del pianeta delle scimmie, allo stesso tempo reboot e prequel di tutta la serie classica, era geniale: mostrare come tutto aveva avuto inizio, con una serie di esperimenti dell’uomo (per trovare una cura contro l’Alzheimer), con un finale che spiegava anche il perché della decadenza della razza umana e che apriva sviluppi a ogni possibilità. L’alba del pianeta delle scimmie, poi, aveva un protagonista assoluto, Caesar, lo scimpanzé che altri non era che il grande Andy Serkis, uno che era stato già il Gollum de Il Signore degli Anelli e King Kong, grazie alla tecnica della performance capture.

Apes Revolution
Andy Serkis e il suo Caesar tornano ora in Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (Dawn Of The Planet Of The Apes in originale), in uscita il 30 luglio 2014. Caesar è il leader della nazione delle scimmie, ha una moglie e due figli, mentre un gruppo di umani sopravvissuti al virus di dieci anni prima è organizzato nella resistenza. Caesar, che era stato allevato e amato dagli umani, cerca di stabilire con loro una convivenza. Ma la pace raggiunta è fragile. E si prospetta una battaglia all’ultimo sangue che dirà quale sarà la specie dominante sulla Terra. Quella guerra che, come sappiamo, non lascerà in piedi quasi niente della nostra civiltà, come ci ricorda la testa della Statua della Libertà sepolta tra la sabbia nell’ultima scena de Il pianeta delle scimmie originale.

Alla regia non c’è più Rupert Wyatt, ma Matt Reeves, il regista di Cloverfield e Blood Story (la versione americana di Lasciami entrare), il cui nome promette di far virare la serie più verso l’horror, e che è già stato scritturato per il terzo episodio della serie, previsto per il 2016. Ufficialmente Wyatt non ha diretto il film per un’agenda troppo fitta, ma pare che abbia abbandonato il progetto per divergenze creative con gli studios. Non ci sarà neanche James Franco, che ne L’alba del pianeta delle scimmie era lo scienziato che si prendeva cura di Caesar. Nel cast ci sono però Gary Oldman (è il leader della resistenza umana), Jason Clarke e Keri Russell. C’è anche un’attrice “virtuale” accanto a Serkis: Judy Greer grazie alla performance capture è Cornelia, una scimpanzé femmina che mette su famiglia con Caesar. Proprio la performance capture, oltre alla sceneggiatura, è il punto di forza della nuova serie de Il pianeta delle scimmie, una tecnologia che si è spinta sempre più avanti, come vi raccontiamo nelle nostre 5 curiosità sul film. Grazie a questa tecnologia le scimmie diventano “umane” ed espressive restando scimmie, in modo molto diverso dagli ingenui make up dei film degli anni Sessanta e del reboot di Tim Burton. Le scimmie non sono più pupazzi, né uomini dalle sembianze di primati, ma vere e proprie scimmie che si comportano come uomini. Pronte per prendere il nostro posto. Attenzione.

Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net

Apes Revolution
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