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Aprire un centro estetico o una libreria per bambini. E’ questo il problema

Creato il 06 giugno 2013 da Centostorie

aprire una libreria per bambini in tempi di crisi

Ok. Partiamo da qui: aprire una libreria indipendente oggi è assolutamente da matti.

Aprire una libreria in un periodo di crisi come questo, potrebbe essere ritenuto un tratto distintivo di follia.
Invece io credo che avere il sogno di aprire una libreria non è un sogno molto originale, oggi è considerato addirittura un sogno decadente, un sogno senza valide basi economiche e che non può esistere sul mercato. Non c’è nessuno segno di follia nell’aprire più generalmente una propria attività: in effetti a ben pensare anche aprire un centro estetico non è un’idea originale. E tuttavia da Ruby in giù e in su, viene considerato un buon posto dove investire i propri soldi e quelli degli altri. 

Senza nulla togliere ai centri estetici assolutamente fondamentali per le mie come per le sopracciglia di molte altre di noi, credo che aprire una libreria abbia una serie di componenti aggiunte sulla bellezza del libri e sui soggetti coinvolti (nel nostro caso i bambini) che rendano per molte il mestiere più appetibile ma completamente infruttuoso dal punto di vista economico.
Inoltre, molti lo pensano come un alternativa al proprio lavoro attuale, se c’è. In cui ci si possa reinventare senza formarsi troppo (a differenza del centro estetico, per cui si studia a quanto so anche parecchio).

Anche io ho fatto bonariamente questo errore. Mi sono improvvisata libraia e ne ho pagato duramente le conseguenze.
Avere un minimo di formazione, passione e spirito imprenditoriale mi sembra indispensabile. Non bisogna elencare tutte le case editrici in ordine alfabetico inverso, ma bisogna rendersi conto che il mercato in cui ci si inserisce ha una sua storia, dei suoi equilibri e una specificità propria.

Detto questo, continuo a credere che pensare alternativo sembra essere una buona opportunità per guardare con occhi nuovi la realtà.

Diamo per scontato che la mia libreria prima o poi potrebbe chiudere: improvvisamente smettiamo di essere un punto di riferimento per il quartiere, smettiamo di fare corsi, feste, consulenze, progetti. Insomma, il vento può sempre cambiare, ma questo può essere considerato più ampiamente un concetto di rischio di impresa che ogni persona che si mette in proprio deve calcolare: il bello è che puoi fare come vuoi, il brutto è che puoi fare come vuoi.

Detto questo, la mia libreria ha cercato soprattutto di essere economicamente un’impresa valida e sana.
Tanto quanto un centro estetico, si è dotata di più strumenti di guadagno e ha tentato in ogni modo di essere flessibile verso il mercato.
Perché se ognuno di noi fa lo sforzo di ripensare la libreria per bambini come luogo aperto, concepirlo come spazio in cui stare e in cui possono nascere e svilupparsi progetti concreti per la cittadinanza, servizi per i bambini, eventi e momenti di condivisione delle strumento libro, si può senza dubbio affermare che una libreria ha le stesse possibilità di altre imprese di stare sul mercato o almeno di provarci.
Con le difficoltà che ogni impresa porta con sé. Di farsi conoscere, di farsi apprezzare, di far capire quale ventaglio di proposte sta presentando.

Sono convinta, che ancora oggi, nonostante la crisi le persone abbiano bisogno di qualcosa di bello per i propri figli.
Abbiano bisogno di una bella festa, di un bel laboratorio, di un buon gioco e anche di un bel libro.
Abbiamo cercato di ampliare il nostro pubblico, provando a raccogliere intorno a noi un’utenza varia, dandogli più prospettive di spesa, convinte che il bel libro ha un costo da cui non si può prescindere ma un guadagno per chi lo acquista infinito ed esponenziale.

Devo essere sincera, credo molto nel concetto di libreria aperta e sono convinta che la libreria indipendente possa funzionare esclusivamente, su certe metrature, specializzata e attrezzata per una serie di servizi e attività.
Aprite una libreria per marinai, donnine anziane, persone con calvizie preoci, ma che sia specializzata! Che sia delicata, ma anche schietta negli intenti. Che abbia una personalità fortissima e definita, ma che si lasci plasmare dai cliente che fanno richieste il più delle volte sensate.
Perciò prendete in analisi queste variabili: curiosità e voglia di apprendere cosa sia il mercato in italia oggi, avere uno spirito imprenditoriale, rendersi aperti, accoglienti e attenti alla clientela, selezionare prodotti di qualità, formulare concretamente un progetto originale e innovativo, pensare ad offerte variegate per la clientela, comprendere i bisogni della nostra realtà… tutto questo e molto altro fa di un’impresa una piccola e buona impresa, almeno fino a quando non cambia il vento.

Insomma lo apriamo o no sto centro estetico?

Di tutto questo e di molto altro noi ne parliamo a luglio qui.


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