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Argentina, il costo umano dei pesticidi. Le foto di Pablo Ernesto Piovano

Creato il 11 novembre 2015 da Informasalus @informasalus

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Una foto del reportage 'El costo humano de los agrotóxicos' realizzato in Argentina da Pablo Ernesto Piovano

Quali sono gli effetti della diffusione delle colture geneticamente modificate in Argentina? Lo mostra il fotografo Pablo Ernesto Piovano nel reportage El costo humano de los agrotóxicos, il costo umano dei pesticidi che documenta la condizione della popolazione del suo paese che lavora o vive nei pressi dei campi coltivati a soia ogm dove si vengono usate dosi massicce di diserbanti.
Le foto rappresentano una denuncia alla multinazionale Monsanto, responsabile della coltivazione di soia geneticamente modificata abbinata all’utilizzo del diserbanteRoundup  che contiene glifosato.
Nel 1996 il governo argentino ha approvato la coltivazione e la commercializzazione di soia transgenica e l’uso del glifosato senza condurre alcuna indagine interna, ma basando la sua decisione esclusivamente sulle ricerche pubblicate dalla Monsanto. La terra coltivata a ogm è arrivata a coprire il 60 per cento del totale e solo nel 2012 sono stati spruzzati 370 milioni di litri di pesticidi tossici su 21 milioni di ettari di terreno.
In quelle terre nel giro di dieci anni i casi di cancro nei bambini sono triplicati, mentre i casi di malformazioni riscontrate nei neonati sono aumentate del 400 per cento. Incalcolabili, poi, i casi di malattie della pelle e i problemi respiratori riscontrati nei giovani come negli adulti.
Secondo una recente indagine un terzo della popolazione argentina ha subìto gli effetti negativi del glifosato. Malgrado questo, non è stato adottato nessun provvedimento, né commissionati nuovi studi per capire cosa sta succedendo.
“Questo lavoro – ha dichiarato Piovan a Burn, magazine dei fotografi emergenti - è stato dettato dal mio amore per la natura. Ho lavorato per trovare prove su questa situazione, trascorrendo giorni interminabili da solo con la mia macchina fotografica, viaggiando per oltre seimila chilometri sulla mia auto di vent’anni, per dare il mio contributo affinché tutto questo finisca”.


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