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Aria Di Libri | #13 “Persuasione” – Di Jane Austen

Creato il 10 novembre 2015 da Parolepelate

Salve pelati, nella rubrica di oggi parleremo di un altro romanzo della Austen, forse il più snobbato tra tutti: Persuasione.
Personalmente è uno dei miei preferiti anche se ,forse, il meno conosciuto. Pubblicato postumo dopo la prematura morte della scrittrice, forse con un titolo non scelto da lei stessa, Persuasione credo sia l’opera più matura e riflessiva di Jane Austen.

Aria Di Libri | #13 “Persuasione” – Di Jane Austen

Il titolo però riassume perfettamente la trama, che può apparire scontata a primo impatto, ma qui non si punta ad un colpo di scena, ma a riflettere sui propri errori passati.
Anne Elliot è la secondogenita di Sir Walter Elliot, uomo brioso, attaccato morbosamente al suo titolo di baronetto, e quindi al nome più che alla sostanza delle cose e delle persone, come la sua primogenita, Elizabeth (prima volta che odio profondamente un personaggio con questo nome, dati i precedenti della Austen).
Dato che la sua famiglia tiene più al titolo, disprezzando chi ha lavorato duramente in vita sua (come ai giorni nostri, eh), nessuno della famiglia Elliot prova simpatia per la dolce e compassionevole Anne, che sembra destinata a rimanere zitella poiché ha già 27 anni (io ne ho quasi 25, dopo questa recensione mi butto da un balcone, addio). Otto anni prima Anne era stata Persuasa da Lady Russell, la migliore amica della sua mamma defunta, a rompere il fidanzamento con il Capitano Frederick Wentworth, perché al tempo era solo un povero ufficiale di marina di ceto inferiore al loro.

Otto anni dopo la rottura del loro fidanzamento il cognato dell’ufficiale (che ora ha ottenuto una promozione grazie alle guerre napoleoniche), l’Ammiraglio Croft, affitta la residenza di Sir Walter, che era stato costretto in ciò dai numerosi debiti contratti negli anni in cui aveva mantenuto uno stile di vita superiore alle sue possibilità, rifugiandosi con la primogenita a Bath, speranzosi di tornare il prima possibile nella loro casa. La “rimpatriata” si svolge in presenza di tutti i Musgrove, compresi Mary la sorella minore di Anne (altro soggetto singolare; la Austen adora creare dolci famigliole piene di rompiballe figliole di cui se ne salvano massimo una o due), suo marito Charles Musgrove, che in passato Anne stessa aveva rifiutato come spasimante, e le sue due sorelle Louisa e Henrietta, che diventeranno motivo di pettegolezzo perché considerate possibili oggetto delle attenzioni di Frederick.
Un giorno, durante un’escursione a Lyme, Louisa cade e tutte le persone vicine si fanno prendere dal panico tranne Anne che interviene con risolutezza e il suo atteggiamento scatena nuovamente l’ammirazione di Frederick.
Contemporaneamente a questo incontro-riavvicinamento si presenta un altro personaggio con la sua storia.
A Bath arriva il cugino ed erede di Sir Walter, William Elliot, che cerca di riprendere i rapporti con la famiglia dello zio, interrotti anni prima a causa del proprio matrimonio con una donna socialmente inferiore, seppur molto ricca. Elizabeth, viziata e credulona, spera che questo “ritorno” del cugino sia dovuto al fatto che voglia sposarla, e invece William è interessato ad Anne, ma quest’ultima non si fida completamente di lui. Infatti Anne scoprirà da una vecchia amica la sua vera indole. A questo punto Annie e Frederick possono ricongiungersi senza l’obiezione di nessuno.
Sembra quasi scontato come debba andare, ma ripeto, il fatto che sappiamo già il finale ci fa apprezzare di più la crescita dei personaggi. Anne sa di essersi lasciata persuadere con facilità. La colpa potrebbe essere facilmente rintracciabile nella sua giovane età, 18anni all’inizio, ma anche ai continui cattivi insegnamenti e suggerimenti derivati dalla famiglia e da amici a lei cari, come Lady Russell. Solo con gli anni Anne ha maturato una propria idea, ha sdegnato con un atteggiamento di indifferenza suo padre e sua sorella maggiore che hanno sperperato tutto ciò che con cura la madre aveva messo da parte negli anni. E nonostante tutto si è anche sacrificata sempre per loro, mossa forse da troppa bontà d’animo, o dal fatto che è consapevole che senza di lei, realista e pratica, non camperebbero a lungo. Però Anne sente il peso delle sciocchezze fatte a 18 anni,  e questo quasi rimanere da sola è una sorta di punizione. All’inizio della storia anche il lettore percepisce questo peso che ha sul cuore, e non sono le lacrime che versa o gli sguardi fugaci che lancia a Wentworth a farci capire che lei soffre, ma proprio la sua chiara consapevolezza di aver mandato alle ortiche l’occasione più importante della sua vita ferendo l’uomo che più amava. Ma il destino le dà un’altra occasione e lei,  se non proprio subito,  la coglie e senza pensarci dimostra a Frederick che i suoi sentimenti non sono mutati. La diversità di questo romanzo sta anche nel fatto che è raccontato in terza persona,  e non prima come ci ha abituate/i la Austen. Quindi riusciamo anche a cogliere con più profondità il carattere di Frederick. Anche per lui c’è un fattore di persuasione che lo confonde e annebbia la realtà dei fatti. È stato persuaso dai pettegolezzi altrui a credere nel cattivo e superficiale comportamento di Anne. Però i fatti parlano, e quando vede che è sempre la stessa ragazza di buon cuore solo più adulta, il rancore passa in secondo piano e i sentimenti riaffiorano.
Questo è un romanzo sulle occasioni mancate, sulle buone occasioni che arrivano dopo periodi bui, dopo errori. Un romanzo che rende quasi macchiette personaggi come Sir Elliot, Elisabeth e William, pilastri dei romanzi vittoriani, alla ricerca disperata qui del loro posto nel mondo che dovrebbe esser dato loro per diritto, perché sono ricchi per un nome ereditato e non perché hanno lavorato. E alla fine restano con un pugno di mosche in mano, non rendendosi conto che appaiono ridicoli ad occhi altrui (principalmente i nostri moderni) col loro atteggiamento, basti pensare ad Elisabeth che tanto critica Anne perché a 27 anni è una zitella, peccato lo sia pure lei!

Naturalmente c’è una velata, e non troppo, accusa da parte della Austen verso l’antica aristocrazia latifondista, da sempre teatro dei suoi romanzi, che ha sempre disprezzato le classi emergenti della borghesia come i commercianti o in questo caso i marinai.
È un romanzo piacevole, non affatto pesante, che nonostante la trama elementare ti porta a riflettere su ciò che vuoi dalla vita e chi in primis sei. L’ho scoperto grazie all’ennesima miniserie della BBC (Persuasion, 2007), che rende sempre possibile la trasposizione di questi piccoli capolavori della letteratura. Vale la pena leggerlo, a me è rimasto nel cuore.

Aria Di Libri | #13 “Persuasione” – Di Jane Austen


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