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Arrivederci Claudio!

Creato il 20 gennaio 2014 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©Cordula Groth

Foto ©Cordula Groth

La notizia della scomparsa di Claudio Abbado, spentosi stamattina nella sua casa di Bologna, non mi ha purtroppo colto di sorpresa. Dopo gli appuntamenti di questa estate a Lucerna, il Maestro aveva infatti cancellato tutti i suoi impegni successivi, inclusi i due concerti che avrebbe dovuto tenere qui in Germania nel novembre scorso, a Dortmund e Baden Baden. La recente notizia della chiusura dell’ Orchestra Mozart, il suo ultimo progetto musicale, era giunta come un ulteriore sinistro presagio di un destino che stava inesorabilmente per compiersi. Premesso questo, è difficile esprimere con parole adeguate il colpo durissimo che questa perdita costituisce per il panorama culturale italiano e mondiale. Cosa abbia rappresentato la lezione di Claudio Abbado lo sappiamo tutti e comunque la discografia e il web mettono a disposizione decine e decine di documenti audio e video da analizzare e commentare. Per quanto mi riguarda, nello stendere queste righe mi tornano alla mente le tante serate indimenticabili vissute in prima persona a partire dal 1975, prima alla Scala e a Venezia e poi a Londra, Vienna, Parigi, Salisburgo, Ferrara, Berlino e infine Baden Baden, dove ho ascoltato Abbado per l’ ultima volta. Fu nell’ ottobre 2011, quando il Maestro portò al Festspielhaus la sua formidabile Lucerne Festival Orchestra, con la quale eseguí una fenomenale interpretazione della Quinta Sinfonia di Bruckner, una di quelle esecuzioni destinate a rimanere come pietre miliari nella storia. Questa fu per me la tappa conclusiva di un percorso pluridecennale di ascolti, durante il quale ho avuto la possibilità di studiare l’ evoluzione di una figura direttoriale che ha rappresentato, per me e quelli della mia generazione, un punto imprescindibile di riferimento.

Tentando di tracciare un quadro d’ insieme, direi che l’ attività di Claudio Abbado, in parallelo con quella di un altro musicista di altissimo profilo come Riccardo Muti, si riallaccia direttamente sotto diversi aspetti al lavoro compiuto da Arturo Toscanini e Victor De Sabata per mettere in rilievo i legami della cultura musicale italiana con la grande tradizione strumentale europea, secondo una concezione che apparteneva anche a direttori come Dimitri Mitropoulos ed Herbert Von Karajan. Il direttore milanese apparteneva infatti alla categoria dei costruttori di orchestre, se mi si consente una definizione un po’ rozza. Intendo dire che Abbado era abituato a plasmare e modificare le istituzioni con cui lavorava, sia per quanto concerne il suo lavoro sul podio che dal punto di vista della programmazione d’ insieme. In questo senso vanno considerate le sue straordinarie interpretazioni verdiane e rossiniane degli anni scaligeri, insieme a quel Boris di strordinaria potenza tragica che rappresenta un vero e proprio punto di riferimento nella storia esecutiva di quest’ opera, la completa riorganizzazione delle stagioni durante il suo lavoro come Chefdirigent dei Berliner Philharmoniker e in senso più generale un concetto del far musica inteso come attività comune. Non a caso, Abbado ha sempre sottolineato la fondamentale importanza dell’ ascoltarsi reciprocamente come concetto di base del suonare insieme.

Claudio Abbado con Shirley Verrett e Piero Cappuccilli dopo la prima del Macbeth, alla Scala il 7 dicembre 1975

Claudio Abbado con Shirley Verrett e Piero Cappuccilli dopo la prima del Macbeth, alla Scala il 7 dicembre 1975

Una carriera così esemplare e ricca di significato non è forse stata da tutti  completamente apprezzata per quello che ha prodotto. In questo senso,  mi colpiscono molto le reazioni che sto osservando in queste ore: musicisti e melomani affranti – a cui si aggiungono anche tante persone comuni – che esprimono e condividono il proprio dolore per la scomparsa di un artista straordinario, ma anche troppa gente di cultura “superiore” che mostra di fregarsene  e di non comprendere minimamente quale perdita rappresenti per il nostro paese la scomparsa di un musicista come Abbado: trovo che a molti di loro manchi tristemente proprio la consapevolezza di ciò che ho appena provato a descrivere. Sembra brutto e retorico il dirlo, ma con il Maestro se ne va tutta una concezione del far musica, di promuoverla, di usarla come fonte di crescita e di emancipazione sociale e culturale. Se ne va anche un modo di intendere la professione di musicista, praticata  senza quell’ irritante falsa modestia che io trovo insopportabile, ma anche senza contribuire minimamente al culto della propria personalità, lasciando che fossero altri a farlo e magari sorridendoci su. Adesso, tutto questo si è concluso, forse per sempre.  Ma la lezione di Abbado rimane affidata a tutti i musicisti che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui, in particolare a quelli che il Maestro ha personalmente contribuito a formare nelle orchestre giovanili per le quali ha speso tanta parte della sua attività.

Per il momento, questo è tutto ciò che mi sento di dire. Ma consentitemi di chiudere il post levandomi il proverbiale sassolino dalla scarpa. Sarebbe a mio avviso molto opportuno che tutti coloro i quali hanno calunniato il maestro Abbado quando era vivo, dicendo il falso sul suo conto in molteplici occasioni, ultima delle quali la sua nomina a senatore a vita, si astenessero, se non altro per buon gusto e decenza, da qualsiasi dichiarazione sulla sua morte. Purtroppo, però, so che la mia è destinata a rimanere una speranza infondata. Comunque, la cosa non ha poi molta importanza. Claudio Abbado è ora nella storia della grande musica, là dove le becere esternazioni dei vari Pigi Battista, Sallusti, Salvini, Nazzareno Carusi, Filippo Facci e di tutti gli altri miserandi figuri assortiti che hanno vanamente cercato di sporcare la sua figura  con la loro immondizia verbale, non possono giungere.

Arrivederci Claudio… come scrive Shakespeare nel finale di Hamlet:

“Now cracks a noble heart. Good night sweet prince:
And flights of angels sing thee to thy rest!”

Claudio Abbado con Martha Argerich a Berlino nel 1967

Claudio Abbado con Martha Argerich a Berlino nel 1967



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