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Arriving Somewhere...

Creato il 20 dicembre 2015 da Theobsidianmirror
Arriving Somewhere...Siamo giunti così anche all’ultimo post del 2015 per Obsidian Mirror, l’ultimo prima della tradizionale sosta natalizia. Ancora poche righe e ci scambieremo gli auguri e ci diremo arrivederci al 2016, ma prima di farlo ci tengo a scambiare le consuete quattro chiacchere con voi.Oddio, in questo momento mi sento un po’ come il Presidente della Repubblica in procinto di fare il suo discorso di Capodanno. Starò mica dando questa impressione? Forse conviene che mi fermi un attimo, che mi prenda un bel respiro, magari che mi faccia un giro nell’altra stanza, mi spalpotti un po’ la Piera dopo averla strappata dal suo termosifone rovente (immagine a lato), e poi che ricominci da capo.Ecco fatto. Spalpottamento completato.
Dicevamo? Dicevamo di Obsidian Mirror e del suo post del cazzeggio prenatalizio… Ah, le chiacchiere! C’è bisogno di una sana dose di quelle chiacchiere che, me ne sto rendendo conto proprio di questi tempi, mancano da un bel po’ da queste parti. Mesi e mesi impegnato a parlare di Yellow Mythose di Orizzonti del reale e mai, dico mai, una sana chiacchiera degna di un sano Bar Sport. Starò mica diventando noioso? Ditemelo! Perché alla soglia dei cinquant’anni la trasformazione in un bipede barboso potrebbe anche essere una conseguenza naturale del mio ciclo vitale. Dite di no? Eppure sento che c’è qualcosa che non funziona come dovrebbe. Percepisco una strana sensazione che non saprei definire a parole. Il sottoscritto blogger, che si sta avvicinando lentamente al suo quinto anno di attività, non sta rispondendo come vorrebbe alle sollecitazioni esterne. Colpa mia, che per qualche ragione sto vivendo non troppo bene un periodo non esattamente esaltante.
Il blog? Da parte sua il blog, questo blog, cerca di dare il meglio di sé, procedendo per la sua strada e continuando a ricevere consensi che, oggi come un tempo, non smettono mai di stupirmi. Ah, se la vita fosse tutta un blog! Riuscirei ad alzarmi ogni mattina con lo stesso entusiasmo con il quale apro le porte di questa piccola stanza? C’è una sorta di dipendenza psicologica, forse addirittura fisica, legata al bloggare. Per me forse, come per tutti voi che interagite con me in questa incredibile avventura, il blog è un modo per condividere delle passioni. Ma questo strano periodo mi fa nascere degli strani pensieri. Percepisco una sorta di incompletezza, perché condividere significa molto di più di quello che sto facendo ultimamente. Le mie capacità di interazione negli ultimi tempi sono ai minimi sindacali. Rispondo ai commenti con un imbarazzante ritardo, non riesco a proseguire (perseguire), nello spazio dedicato ai commenti, gli spunti che i miei generosi lettori mi offrono. Faccio anche molta fatica a visitare quotidianamente tutti i luoghi che si rincorrono nel mio blogroll e, quando lo faccio, non riesco a trovare cose sensate da dire. Cosa mi sta succedendo?
L’anno che si sta per concludere è stato un anno durissimo per il sottoscritto e in parte lo avevate forse intuito da post come questo o come questo, nei quali ho lasciato trasparire quegli stati d’animo che, in un modo o nell’altro, mi hanno accompagnato nel corso di lunghi mesi. Il peso dei tanti impegni mi sta schiacciando e sono quasi sorpreso di essere riuscito a portare avanti il blog fino a quest’ultimo post decembrino senza aver lasciato trasparire le difficoltà.Ma è proprio quello il punto. Lo sto capendo solo adesso. Perché mai dovrei andare avanti senza far trasparire le difficoltà? Non sono mica Superman, cazzo. Non vorrei nemmeno esserlo, se devo dirla tutta. Sai che mi frega di salvare il pianeta da Lex Luthor? Sono una persona normale che affronta le sue giornate arrancando per cercare di onorare i mille impegni, tra lavoro, famiglia e quei pochi piaceri che ancora riesco a concedermi. Sono una persona come tante altre a cui piace leggere un libro, guardare un film, mangiare un panino con la nutella, bere una birra gelata.Una persona come tante altre che ha anche deciso di voler essere un blogger. Sticazzi, mi verrebbe da aggiungere. Come se essere blogger fosse una cosa da niente. Voi lo sapete meglio di me, visto che siete quasi tutti blogger anche voi: essere blogger è dannatamente difficile. Occorre una passione spropositata e tanta, ma proprio tanta, determinazione. E allora diciamolo che è difficile. Non è come bere una birra gelata o mangiare un panino con la nutella. È dannatamente difficile.
Arriving Somewhere...Avete mai pensato a cosa ci sia veramente dietro Obsidian Mirror? Qualcuno in più di un’occasione ha definito Obsidian Mirror come un luogo che traspira cultura da tutti i pori. Non è esattamente così. Il sottoscritto è tutt’altro che una persona “di cultura”, qualunque cosa questo voglia dire. Sono soltanto un tizio curioso che vorrebbe fare mille cose ma che, non avendo le basi per farlo, cerca di sopperire con un impegno che, è brutto dirlo, non potrò garantire all’infinito. Ho smesso di studiare a diciannove anni, diploma di perito elettronico, dopodiché sono entrato nel mondo del lavoro. Nemmeno un vago pensiero di inscrivermi all’università. E la mia cultura? Quella si limitava alla conoscenza di transistor e circuiti integrati. Praticamente ero uno zero in tutto il resto, non avendo mai letto nient’altro che pochi Pirandello imposti da un’insegnante demotivata. Ma poi ho iniziato a frequentare una compagnia di ex-liceali e ex-universitari ed è stato proprio in quel contesto che ho capito quanto fossero grandi le mie lacune. Ascoltavo i loro discorsi e maledicevo la mia incapacità di partecipare attivamente. Erano davvero terribili i momenti in cui gli altri ragazzi iniziavano a citare nomi che non conoscevo. E così, nel buio e nel silenzio della mia cameretta, ho iniziato a recuperare il tempo perduto: leggevo e fagocitavo tutto con una curiosità e un entusiasmo sempre crescenti. Oggi, quasi trent'anni dopo, quella curiosità e quell'entusiasmo sono ancora intatti. Ho ancora bisogno di cultura. Ho fame di cultura e sono ancora qui che cerco di capire a che punto sono. Ho fame anche di un confronto e il blog, guarda un po’, praticamente mi serve a questo.Ogni singolo post che avete letto in questi anni mi è costato un grosso sforzo e ciò, mi pare intuibile, dipende dai contenuti che ho deciso di presentare. Dai contenuti e dalla frequenza di pubblicazione che mi sono imposto. Un post ogni cinque giorni è davvero un ritmo serrato, soprattutto se si decide di non accontentarsi mai di quello che si è scritto, se lo si scrive e riscrive infinite volte affinché sia conforme ai propri desideri (senza riuscire mai a produrre qualcosa che, a posteriori, non si rifarebbe da capo). È faticoso, ma allo stesso tempo mille volte più appagante. Ma non potrà essere sempre così. Finora ho cercato di sorvolare sui miei “dietro le quinte”, ma ormai è giunto il momento di farlo. Sarebbe davvero stupido il contrario.
Mi dispiace solo che di tutto questo abbia fatto le spese il piccolo Obsploitation, l’altro mio blog, che ho mandato al Creatore solo pochi giorni fa. Da quelle parti non c’era più quella determinazione che mi aveva spinto ad aprirlo, non c’era più voglia né tantomeno passione. E allora perché insistere nel nascondere quel fallimento? Si alzi il sipario e ci si metta a nudo. Ecco fatto. L’ho fatto.
Abbasso gli occhi sulla Piera che nel frattempo mi ha raggiunto sul divano. Quanto è carina. Questi ultimi sei mesi sono stati molto intensi anche per lei. Da quando la sorella se ne è andata, la Piera è cambiata davvero tanto: ha vissuto solo un breve periodo di assestamento, per somatizzare il cambiamento avvenuto, e poi si è appropriata di tutti gli spazi, allargandone addirittura i confini come solo una vera gatta navigata sa fare. Ora riesce finalmente a dispensare tutto quell’amore che si era sempre tenuta dentro, soggiogata dalla timidezza e da quei piccoli dispetti a cui era sottoposta in quanto secondogenita. Dispensa e riceve amore, da me e da Simona, sotto un attacco incrociato di strusciamenti e spalpottamenti. Mi sento meglio. Ora, con la Piera tutta crogiolante al mio fianco, non posso far altro che gioire per questo 2015 che sta per risolversi in un botto di Capodanno.
Arriving somewhere… but not here, come recita quel pezzo prog che inserisco in fondo al post e con il quale mi congedo da voi (non c'entra nulla col Natale ma mi pare che quel pezzo sia la perfetta colonna sonora per questo post).
Il vostro blogger passa e chiude questo angolo di web per una manciata di giorni, con l’intenzione di lasciarlo chiuso almeno fino al giorno in cui il panettone non sarà fuori in offerta a un euro cadauno. Obsploitation è morto ma Obsidian Mirror è vivo e vegeto: giusto il tempo di ricaricare le batterie e riprenderà la sua attività “più bello e più superbo che pria”. A questo punto, come ogni anno, non ci rimane che il brindisi! Tanti auguri di Buone Feste a tutti! Ci si ritrova nel 2016, se volete. Yours. Obsy.

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