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Articolo 18: Renzi “obbedisce”

Creato il 22 settembre 2014 da Albertocapece

Renzi - il simplicissimusLa domanda del giorno è più inquietante di quanto non appaia dai canovacci della farsa nazionale. Perché Renzi che fino a due settimane fa in cambio dell’osceno job act era disposto a lasciare i rimasugli dell’articolo 18 oggi rischia la crisi nel partito pur di liberarsi di qualcosa ridotto a puro simulacro? Perché combattere una guerra ideologica di cui nessuno sentiva il bisogno e che rischia di svegliare il can che dorme nel Pd? La risposta non va trovata in Renzi perchè il sacco del premier è pieno d’aria come una cornamusa, ma altrove, nelle pressioni e negli ordini che riceve, in chi tira i fili del guappo.

E qui ci troviamo in un terreno più volte esplorato, ma scivoloso e ambiguo: che l’eliminazione delle tutele non abbia un senso in termini economici, anzi sia un elemento negativo  è stato detto a chiare lettere poco più di una settimana fa al G20: l’International labour office, in collaborazione con Ocse, Fmi e Banca Mondiale, dunque con il troikume globale, ha messo a punto una ricerca sul mercato del lavoro il cui risultato può essere riassunto in poche righe: “Più posti di lavoro, pagati meglio, contribuirebbero all’aumento dei redditi delle famiglie, che a loro volta rafforzano la domanda di consumi. Se le aziende vedono che la domanda è in aumento, queste decideranno di fare investimenti creando in questo modo un circolo virtuoso”. Le deregolamentazioni sul lavoro che abbassano i salari sono evidentemente veleno per questo obiettivo e seguono i risultati delle ricerche economiche condotte in questi anni che dimostrano l’esatto contrario della tesi dei reazionari da bar italiani: più aumentano le tutele, più diminuisce la disoccupazione e non viceversa.

In virtù appunto di un circolo virtuoso e non vizioso per scorgere il quale occorre però pensiero laterale, visione del futuro, intelligenza, tutte cose che mancano paurosamente alla classe dirigente italiana. A questo punto però c’è da chiedersi chi suggerisce a Renzi di combattere una battaglia puramente ideologica che persino gli organismi di riferimento internazionali paiono aver abbandonato di fronte alle evidenze della realtà . La mia risposta potrebbe sembrare paradossale: gli stessi centri di potere che poi elaborano documenti in cui vengono fatti a pezzi i loro stessi suggerimenti. E’ strano, ma perfettamente razionale perché lo scopo non è quello ufficiale di favorire la crescita e l’occupazione nelle condizioni date, ma di proteggere i profitti e ridurre il lavoro a merce inflazionata e senza protezioni. Non è nemmeno la prima volta che una tale contraddizione si evidenzia: da due anni l’Fmi ha riconosciuto che la diminuzione della spesa pubblica si traduce in un calo molto più marcato del Pil e tuttavia l’Fmi come membro della troika impone dovunque il taglio della spesa pubblica.

La Costituzione italiana dice la Repubblica è fondata sul lavoro ed è forse nel mondo l’espressione più diretta di una dinamica storica evidente: l’idea di stato e di democrazia che si è faticosamente, drammaticamente  affermata in due secoli ha al suo centro proprio il lavoro e la cittadinanza che sono poi la fonte delle tutele e della solidarietà. Certo è un processo realizzatosi solo in minima parte, ma non è questo il punto: il fatto è che la sola idea che esistano uno stato e dei diritti  è intollerabile per il capitalismo finanziario.

L’obiettivo principale non è dunque ti carattere specificamente economico, ma politico: lacerare il tessuto sociale dal quale prende vita la democrazia. E senza dubbio un lavoro che non goda di nessun diritto, nemmeno quello teorico della giusta causa, dove il dipendente può essere “comprato” per poco o nulla e non goda di fatto di alcun diritto, è esattamente quello a cui si mira. Tutto il resto le svendite, la trasformazione dei parlamenti in assemblee di prezzolati al soldo delle lobby, la legislazione proprietaria, vengono di conseguenza.  Per questo anche la giubilazione di un principio simbolico acquista un significato che va bene al di là dei suoi effetti pratici, è come prendere la costituzione e stracciarla, come del resto aveva apertamente suggerito J.P Morgan.

Qualcuno avrà telefonato a Renzi dicendo di smetterla con le sue logiche politica di provincia e di non lasciarsi sfuggire un’occasione così golosa, altrimenti può dare l’addio alla poltrona in cui immeritatamente siede. E naturalmente la risposta è arrivata: Obbedisco.


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