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Artisti, manipolatori di memoria

Creato il 07 settembre 2013 da Sulromanzo
Autore: Maria Antonietta PinnaSab, 07/09/2013 - 11:30

[Articolo pubblicato sulla Webzine Sul Romanzo n. 4/2013, La forza della memoria]

Artisti e memoria
Il termine memoria racchiude varie sfumature di senso e tempo. Può essere individuale, collettiva o storica, a breve termine e a lungo termine. Secondo la psicologia cognitiva, e secondo Tulving, essa è semantica o episodica nell’ambito dell’esplicito, manifestantesi per ricordi vivi alla coscienza.
L’implicito, invece, riguarda l’incoscienza, meccanismi che affiorano senza che si possa percorrere, a livello cosciente, la strada che li ha portati a crescere, trasformandoli in dato certo.
Citiamo, ad esempio, l’iter che ha portato all’assimilazione di un movimento complesso: ci si ricorda il movimento, ma non le fasi della sua crescita. Entrambe le memorie, esplicita ed implicita, vengono suddivise, a loro volta, in sottotipi, allo scopo di rendere più chiara questa facoltà della nostra mente.
L’amnesia, in seguito a un trauma o a ipossia, comporta disagio, dolore, stordimento, perché la memoria è il bastone che consente di appoggiarci al mondo senza cadere. Essa rappresenta il filo d’Arianna della nostra storia personale e sociale, la trama o il labirinto su cui il destino si diverte a punteggiare gli avvenimenti.

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La memoria diventa materia su cui, e per cui, fare arte, quando lo scrittore decide di manipolarla per costruire le sue storie che contengono sempre un po’ della sua esperienza passata e presente e, paradossalmente, anche futura. Si attiva allora, per esempio in un romanzo, un’operazione di trascendimento dell’io, per cui lo scrivente parla di se stesso senza parlarne, ossia si mette in scena enucleando dei simboli che deformano la memoria e la “lavorano” per ottenere nuove forme creative. Se da un lato biografie, memoriali, diari e opere cronachistiche in genere cercano di essere fedeli alla memoria, la letteratura è la sua amante infedele che la manipola per comunicare. Oltre la percezione dell’oggetto, c’è un mondo in cui la fantasia s’intreccia strettamente con la realtà, rafforzandola.
S’innesca, così, un processo paradossale per cui il poeta sul filo mnemonico dice il falso, enuclea un paradosso, semplicemente per esprimere la verità, esplodendo sulla pagina bianca uno stato d’animo che da particolare diviene universale. Un esempio di tale procedimento di manipolazione mnemonica è il dialogo del primo atto de La cantatrice calva di Eugène Ionesco.

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