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Asili nido, forti differenze Nord-Sud. Cittadinanzattiva: fuori un bimbo su tre ed il privato avanza

Creato il 21 agosto 2014 da Pedagogika2

Fonte: http://www.helpconsumatori.it/diritti/asili-nido-forti-differenze-nord-sud-cittadinanzattiva-fuori-un-bimbo-su-tre/84457

 Asili nido, forti differenze Nord-Sud. Cittadinanzattiva: fuori un bimbo su tre ed il privato avanza

La percentuale di Comuni che offre il servizio di asilo nido, sia sotto forma di strutture che di trasferimenti alle famiglie per la fruizione di servizi privati, negli ultimi anni è aumentata: è passata dal 32,8% del 2003/2004 al 50,7% del 2012/2013. Ma rimane un forte divario territoriale nell’offerta pubblica di asili nido da una regione all’altra: la percentuale dei Comuni che offre il nido varia dal 22,5% al Sud al 76,3% al Nord-Est. Cittadinanzattiva: un bimbo su tre rimane fuori.Il quadro della situazione è tracciato da un report Istat sull’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia. I numeri dicono che nell’anno scolastico 2012/2013 sono 152.849 i bambini di età tra zero e due anni iscritti agli asili nido comunali; altri 45.856 usufruiscono di asili nido privati convenzionati o con contributi da parte dei Comuni. Ammontano così a 198.705 gli utenti dell’offerta pubblica complessiva.Nel 2012 la spesa impegnata per gli asili nido è stata di circa 1 miliardo e 559 milioni di euro: il 19,2% di tale spesa è rappresentato dalle quote pagate dalle famiglie, che ammontano a circa 300 milioni di euro, la restante a carico dei Comuni è stata di circa 1 miliardo e 259 milioni di euro. La percentuale di compartecipazione degli utenti sul totale della spesa è aumentata negli anni, passando dal 18% del 2009 al 19,2% del 2012 e con forti differenze regionali.Fra il 2004, anno base di riferimento, e il 2012 la spesa corrente per asili nido, al netto della compartecipazione pagata dagli utenti, ha subito un incremento complessivo del 48%. Nello stesso periodo è aumentato del 36% (oltre 52 mila unità) il numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai Comuni. Nel 2011, per la prima volta dal 2004, si ha un decremento del numero di bambini beneficiari dell’offerta comunale di asili nido (-0,04% nel 2011) confermato anche nel 2012 (-1,4%).Nel 2012/2013 sono in calo le iscrizioni agli asili nido comunali (circa 2.600 utenti in meno rispetto all’anno precedente) e in misura più contenuta i contributi dei Comuni ai nidi privati o alle famiglie (circa 300 bambini in meno). La percentuale di Comuni che offrono il servizio di asilo nido, sia sotto forma di strutture che di trasferimenti alle famiglie per la fruizione di servizi privati, è passata dal 32,8% del 2003/2004 al 50,7% del 2012/2013.Ci sono però molte differenze: i bambini che vanno in asili nido comunali o finanziati dai comuni variano dal 3,6% dei residenti fra 0 e 2 anni al Sud al 17,5% al Centro. La percentuale dei Comuni che garantisce la presenza del servizio varia dal 22,5% al Sud al 76,3% al Nord-Est. Come spiega l’Istat nel report, “l’offerta pubblica di servizi socio-educativi per la prima infanzia si caratterizza per ampissime differenze territoriali, sia in termini di spesa che di utenti. Si conferma la carenza di strutture nelle regioni del Mezzogiorno (in particolare al Sud) e non sono visibili segnali di convergenza. Aumenta, al contrario, la distanza fra le Regioni in cui il sistema di servizi per la prima infanzia è più consolidato e le Regioni in cui l’offerta pubblica è tradizionalmente più carente. Nella distribuzione regionale dell’indicatore di presa in carico degli utenti per l’anno 2012/2013, ai due estremi vi sono la Calabria, con il 2,1% (in calo dal 2,5% dell’anno precedente) e l’Emilia- Romagna, con il 27,3% (in lieve aumento dal 27,2% dell’anno precedente)”. Nell’anno scolastico 2011/2012, nelle quattro regioni Emilia-Romagna (25%), Valle D’Aosta, Provincia Autonoma di Trento e Toscana i valori medi regionali dell’indicatore di presa in carico superano il 20%; livelli tra il 15% e il 20% si registrano in Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche e Lazio; livelli tra il 10% e il 15% sono relativi a Liguria, Umbria, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Veneto, Molise e Sardegna. Hanno valori compresi fra 5% e 10% l’Abruzzo, la Basilicata e la Sicilia, mentre al di sotto del 5% vi sono la Campania, la Puglia e la Calabria.Sommando gli utenti degli asili nido e dei servizi integrativi, sono 218.412 i bambini che si avvalgono di un servizio socio-educativo pubblico o finanziato dai Comuni, il 4,8% in meno rispetto all’anno scolastico precedente. Il calo degli utenti è più accentuato per i servizi integrativi per la prima infanzia (oltre 8.000 bambini in meno rispetto al 2011/2012), più contenuta la diminuzione degli utenti per gli asili nido (circa 2.900 bambini in meno).Costi e liste di attesa scoraggiano le iscrizioni. E un bambino su tre rimane fuori. Questo il commento di Cittadinanzattiva di fronte ai dati resi noti dall’Istat. “Il calo delle iscrizioni agli asili nido comunali (circa 2.600 utenti in meno nel 2012-2013 rispetto all’anno precedente), segnalato oggi dall’Istat, è una triste conferma alla crescente difficoltà per le famiglie di sostenere una spesa media di 309 euro al mese, pari al 12% delle uscite mensili – dichiara Tina Napoli, responsabile Politiche dei consumatori dell’associazione – Altrettanto scoraggiante sulla domanda risulta essere la scarsa disponibilità di posti nei nido comunali: uno su tre resta fuori, con punte del 71% in Basilicata e del 65% nel Lazio”.Gli asili più costosi, spiega l’associazione, sono al Nord (380 euro) seguiti dal Centro (322) e infine dal Sud (219). La regione più economica è la Calabria con una tariffa media mensile di 139 euro, la più costosa la Valle D’Aosta con in media 432 euro. Fra le province il primato dei costi più alti spetta a Lecco con 515 euro al mese (5150 euro all’anno), mentre Vibo Valentia è la più economica con 120 euro mensili (1200 l’anno). ** Sarà per questo motivo che nel nostro paese aumentano le aperture di asilo sia privati che in franchising. Niente da dire contro queste strutture, però diciamo la verità non tutte possono vantare una esperienza consolidata e soprattutto una vera specializzazione del personale. In alcuni casi per l'apertura di un franchising di questo tipo ti chiedono solo qualche week end di "specializzazione/aggiornamento". Si tratta di un settore molto delicato, perché al centro di tutta l'attività ci sono i bambini, la loro crescita e la formazione della loro personalità. Molti offrono un'offerta formativa ampia ed al passo con i tempi (progetti di multiculturalità, inglese, informatica, arte e musica) ma, spesso soprattutto in alcune realtà svantaggiate, tale offerta è solo su carta poiché di fatto non viene attivata, di contro molti genitori non hanno né il tempo né voglia di lamentarsi e, il tempo scuola per i bambini diventa di fatto solo un parcheggio (parcking, appunto), con costi di scuola d'elitè. S.F.  

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