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Aspettando l'aspettativa

Creato il 28 maggio 2013 da Bussola
Bussola ha deciso che il 13 giugno andrà in aspettativa. 
Addio metro, addio treno, addio lavoro, addio sveglia,addio tutto. Bussola si ritira a pettinare le bambole. Tre mesi prima del grande giorno, lei dice “ciao, s’è fatta ‘na certa, io vado”. 
E’ eccitata e agitata all’idea. Ha giusto il tempo di chiudere gli ultimi lavori appesi in ufficio e poi accosta tutto, da la sua benedizione alle carte e le affida al loro destino.
Per un attimo quando la sua ginecologa ha sentenziato il giorno da cui sarebbe partito il certificato, Bussola ha avuto un singulto di smarrimento. 
Quel certificato per quanto lo avesse procrastinato, nonostante le raccomandazioni della ginecologa che l’avrebbe messa in aspettativa da Pasqua, ora lo aveva agognato. Si era resa conto che era arrivato il momento X, quello giusto, quello per mettersi al riparo da stress, mezzi pubblici, caldo e lunghi percorsi con un pancione che ormai fa provincia autonoma. 
Nonostante quel certificato lo avesse questa volta chiesto lei alla dottoressa, adesso sentire che era arrivato definitivamente il momento un po’ le aveva lasciato un senso di inquietudine. Non c’era più tempo di indecisioni, di ripensamenti, temporeggiamenti. Il dado era tratto. 
Come quando sei al quinto liceo e non vedi l’ora di finire quel ciclo di vita per correre libero all’università, lontano dalla tua famiglia, dai tuoi luoghi di infanzia, correre a grosse falcate verso la tua vita, ma poi quando arriva maggio e quindi il momento di preparare gli esami senti un senso di malinconia piazzarsi sul groppone per tutto ciò che lasci. 
Bussola davanti alla dottoressa si è sentita così: in balia dei suoi stessi desideri da cui è difficile discernere gioie e timori. 
Bussola sa che nessuno è mai morto per esser stata distante qualche mese dal proprio lavoro. Le sue carte, non sentiranno la sua mancanza e né lei di loro. Su questo Bussola non ha dubbi.
Ad ogni modo, perderà parte della sua quotidianità: le chiacchiere con le sue amiche davanti alla macchinetta del caffè, i pettegolezzi con i colleghi, le piccole fughe dall’ufficio per una pausa pranzo un po’ speciale, una piccola deviazione dopo il lavoro a qualche negozio in pieno centro Roma. Di questo, in fondo in fondo sa che ne sentirà la mancanza. Nemmeno poi tanto in fondo.

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