Magazine Cinema

Aspirante Vedovo, rimpiangere Sordi e un cinema che non c’è più

Creato il 11 ottobre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Diciamolo subito: il paragone con Risi, Sordi e Valeri sarebbe schiacciante per chiunque. E’ lo stesso cinema italiano contemporaneo a risultare perdente da un confronto con un genere, quello della commedia all’italiana, che sapeva far sorridere e riflettere sulle mediocrità e i difetti di un Paese ritratto con fedeltà, lucidità, ferocia e un tocco di sano cinismo.

Massimo Venier (regista dei primi film di Aldo, Giovanni e Giacomo, ma anche di commedie calate nel reale come Generazione mille euro) prova a ripartire da lì, dal nero sarcasmo nella descrizione di personaggi piccoli piccoli, spietati, ipocriti. Lui è un imprenditoruncolo dedito al fallimento, con una giovane amante stupida e una moglie onnipotente da cui dipende soprattutto economicamente. Lei è appunto la dea ex machina, che smuove miliardi con una firma, abituata alla solitudine e a unos stuolo di persone che attende solo la sua morte. E che un bel giorno, prova a organizzarla.

gallery film aspirante vedovo

Il problema qui non sono i personaggi, tanto meno la storia. Il problema è che il film resta, come il titolo stesso svela, un semplice tentativo. Il Vedovo di Risi diventa un Aspirante Vedovo, De Luigi è un truffaldino milanese di oggi che fa poco ridere ed è ridotto a poco più che una macchietta, con le sue fastidiosissime battute razziste e qualunquiste che non riescono a sortire l’effetto satira (ma quello boomerang sì). Brava Luciana Littizzetto, che forse è davvero l’erede di Franca Valeri e di una certa femminilità irriverente e impertinente, convincente in ogni smorfia ed esagerazione, peccato abbia tra le mani un ruolo stereotipato e prevedibile, privo di approfondimento e sfumature.

In sintesi: il tentativo di recuperare il filone della commedia all’italiana, capace di raccontare in toni amari e secondo venature realistiche il nostro paese, è ammirevole, tuttavia attendiamo il passo in più. La riuscita. Una commedia magari scritta meglio, che offra spunti comici più originali o esilaranti (i bisogni di un cane e le feci calpestate per strada chiamano lo sbadiglio dalle prime sequenze), personaggi dalle psicologie più approfondite, dialoghi avvincenti e convincenti, un cinismo che sia davvero pungente e vada al di là della mera battuta. Sull’operazione remake non ci pronunciamo, ma l’impressione che il nostro cinema abbia ben poco da offrire e da inventare resta non troppo latente. Inutile chiedersi cosa avrebbe detto Risi, lui stesso diceva dei suoi film: “Mi piacciono solo quelli che sto per fare. Dopo non vado neanche a vederli”.

Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :