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Attenti a “stringere i denti…”!

Creato il 28 gennaio 2011 da Zero39

 

Attenti a “stringere i denti…”!
Segnalazione e nota a cura della Dott.ssa Olga Ines Luppino, Psicologo, Segretario Generale dell’Associazione “Zero39 all professional services in one network” e coordinatrice della sezione Salute.

Quasi sicuramente ciascuno di noi, davanti ad una delle tante avversità più o meno banali della vita quotidiana, si sarà sentito dire: “Coraggio…stringi i denti!”.

Questa espressione di uso comune, che esorta ad affrontare le difficoltà con forza e perseveranza, richiama alla mente un’azione del tutto normale quale quella di stringere i denti tra loro; pochi sanno però che stringere i denti oltre misura è la caratteristica principale di un problema sempre più frequente, specie tra le donne, ed in grado di provocare effetti negativi sulla salute dei nostri denti: il bruxismo.

Il bruxismo si caratterizza per l’abitudine a stringere, serrare, digrignare i denti in maniera inconsapevole e con un’intensità anomala, specie di notte, ma anche durante l’intero arco della giornata.

L’atto dello stringere i denti è definito in ortodonzia una “parafunzione” perché, insieme ad altre attività quali mangiarsi le unghie e morsicarsi le labbra, non rientra tra le funzioni proprie della bocca.

Le arcate dentarie non dovrebbero di norma toccarsi tra loro per un periodo giornaliero superiore a quello necessario per il consumo dei pasti e per la fonazione; il loro contatto ripetuto per tempi prolungati infatti, è causa di notevoli problemi alla salute dei denti e delle loro strutture di supporto.

Lo sfregamento dei denti gli uni con gli altri, quando troppo frequente, ne può provocare l’usura e, nel caso in cui prevalga il serramento, possono prodursi delle spaccature dovute alla pressione o ancora delle fratture. Le strutture di supporto (osso dei mascellari e gengive) a causa della sollecitazione continua causata dai movimenti del bruxismo vanno incontro a cedimento, facendo sì che i denti diventino mobili. Notevole poi l’incidenza del problema sul riposo notturno, pesantemente disturbato dall’indolensimento dei muscoli della masticazione, affaticati oltre misura anche in ore nelle quali dovrebbero stare a riposo.

In termini di trattamento, l’intervento a cui si fa più frequentemente ricorso è quello odontoiatrico, che prevede l’utilizzo di un bite, una placca mobile in resina che, ricoprendo indifferentemente l’arcata superiore o quella inferiore, svolge una funzione di protezione dallo sfregamento dei denti evitandone il contatto e prevenendone l’usura. Grazie al bite  il lavoro delle articolazioni diminuisce ed i muscoli masticatori si rilassano, con conseguente riduzione dell’affaticamento.

Essendo il bite un intervento “tampone”, non del tutto risolutivo, e considerato il fatto che tra le varie ed ancora non meglio definite cause del bruxismo lo stress sembra avere un posto di rilievo, al trattamento odontoiatrico si sta sempre più affiancando quello psicologico che, intervenendo sui fattori di mantenimento e di rinforzo del problema, ne riduce la manifestazione e gli effetti dannosi.

Dott.ssa Olga Ines Luppino

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