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Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli

Creato il 09 luglio 2015 da Ilbicchierediverso

Atti osceni in luogo privato di Marco Missiroli

Libro colto e libro pop. Romanzo che presta il fianco così come lo difende da critiche dissonanti e antagoniste.

Una scrittura limpida, ammaliante, che non perde tono ma si nutre del suo stesso ritmo, imponendolo senza compromessi. Missiroli è un bravissimo scrittore che conosce ogni angolo della sua pagina, può ripiegarla in minuti origami narrativi oppure aprirla come un ventaglio per offrire aria ai polmoni del lettore, in affanno per le salite e le discese che la storia presenta.

Su ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO si sono spese mille parole: nel cimento della critica italiana – in cui ormai ci ritroviamo tutti coinvolti ogni qual volta vogliamo dire la nostra su qualcosa che abbiamo letto… ma perché poi non ce lo teniamo per noi o per pochi “cari”?- ho letto chi ne abusava in modo denigratorio, appellandosi al giovane protagonista d’inchiostro e alla sua dimensione sessuale; ho letto chi ha parlato di un grandissimo capolavoro di cui non potremo più dimenticare le parole incastonate su questo oro stilistico… ho letto tante voci note.

Poi ho letto Marco (non me ne voglia Missiroli, se in questa sede così “istituzionale”, mi ritrovo in questi toni confidenziali) e ho capito molte cose.

Sono arrivato all’ultima pagina in pochissimo tempo e ho gustato le citazioni colte, la sospensione in cui spesso Libero (il nostro giovane protagonista) fluttua, trasportato –secondo una mia personalissima suggestione musicale – dalla canzone John Barleycorn dei Traffic. Ho vissuto Parigi e Milano, paure e prese di coscienza. Avventate notti di veleno solitario pari a quello che si può ricevere e somministrare in compagnia. Mi sono strappato un pezzo di mia storia e ho fatto cambio con un lembo di quella che leggevo, notando senza neanche tanto stupore, che combaciavano quasi alla perfezione. Ho capito che in questo libro c’è un sunto di umanità maschile, non di tutta l’umanità maschile, ma di quella in bilico tra il perdersi e il ritrovarsi; tra il male di essere ciò che si è e il male di non volersi cambiare, pur notando che qualcosa sta mutando inesorabilmente. Una mascolinità funambolica che non deve a tutti i costi essere generazionale.

Ho sorriso, in modo amaro e cattivo di Libero, delle sue donne, di quello che faceva e di quello che gli facevano. Ho sorriso perché due scapaccioni glieli avrei dati, perché uno “sfigato” affettuoso glielo avrei detto davanti ad una birra… ma poi mi sarei pentito, perché non è così, perché in fondo che sfiga ha? Quella di essere un ragazzo che scopre un tradimento genitoriale, che da Milano si trova a Parigi e poi di nuovo a Milano, tra rabbia e ormoni, che ha sempre il limite di ciò che “sarà se”… e non è sfiga. Siamo noi, un po’ tutti nel bene e nel male e ho capito che questa storia riunisce, in parte, e in modo frastagliato i due generi sessuali, raccontando loro due punti di vista in uno. Facendoli tremare di emozioni contrastanti che rivivono attraverso la lettura e che fanno riaffiorare tutto il vissuto.

Quindi ho proseguito con picchi di attenzione e altri in cui mi chiedevo perché questo giovane non smetteva di farsi complicare dalla sua mente e … in una piccola frase, ho rivisto tutto il senso non svelato di questo romanzo (che non è melassa erotico-sentimentale o prosopopea narcisistico-macista, a scanso di equivoci-dato che non mi metto a farvi l’uomo sinossi-questa è una vicenda “nostra”, romanzata ma di quelle in cui si incappa anche a Porta Romana o Piazza del Popolo), in quella frase che dice “Ero l’avversario del mio nome, prigioniero di rimozioni maldestre e di amplessi che ricercavo per oblio”. Qui non siamo in lettura di una storia di emancipazione sessuale, formazione sessuale, formazione maschile o crescita umana.  Che anche no. No. Credo che tutto ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO sia una grande lotta per la vita e, a dispetto di quanto detto da Marco, non si sa neanche bene per quale vita. Per chi.

Il ruvido incastro tra il nome del giovane e l’ “avversario” mostra semplicemente che quanto assorbito fino a quell’incontro con la frase/chiave di volta, deve essere rinchiuso al fresco e poi riaperto per poterlo controllare meglio, per esserselo dimenticato per un po’ e quindi poi vedere se tutto corrisponde all’impressione avuta all’inizio. Per questo ho aspettato, perché Marco Missiroli ha scritto un libro ma –forse involontariamente, ma non ci credo dato che ho detto che è un bravo scrittore e chi è tale sa come muovere la propria penna-ha anche parlato di un libro non scritto, sparso all’interno di questo che sta a noi dover rimettere insieme per poterne avere quel senso di nuova familiarità di cui dicevo.

Quello che ho capito è che mi è piaciuto per il non mostrato, per quelle nervature sottili che ogni tanto intercettavo involontariamente e che poi ho imparato a riconoscere, sempre con il sospetto di essere in un percorso che mi avrebbe allontanato dalla strada principale, per poi farmici tornare e farmela ripercorrere.

Io Marco l’ho letto così, con tanti sospetti e tante incertezze, con il piacere del gioco, con la certezza di poterlo riaprire e riscriverne domani in modo del tutto diverso.

Buona scelta
IBD
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Alex Pietrogiacomi


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