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“Attrarre talenti per tornare a crescere”

Creato il 09 maggio 2012 da Fugadeitalenti

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Continuiamo a fissare il dito. E a non guardare la luna. Il dito che fissiamo è quello dei dati tragici sulla disoccupazione giovanile. La scorsa settimana l’Istat ha precisato che il 35,9% della disoccupazione giovanile riguarda gli “attivi”. Se considerassimo gli inattivi, la situazione sarebbe ben peggiore. Inutile girarci intorno.

La luna invece è dove vogliamo andare. L’attuale situazione di crisi implica infatti enormi “opportunità”, non solo “pericolo” (come alcune interpretazioni del termine cinese suggeriscono).

Le opportunità si creano, non cascano dal cielo. Una leva straordinaria passa proprio dai giovani. E dal rientro dell’enorme capitale umano che abbiamo letteralmente regalato all’estero.

Non possono tornare a fare le belle statuine, però. Ma a prendere in mano le redini di questo Paese, vecchio e corrotto.

Basta dunque piangerci addosso. E’ il momento di passare all’azione. Come spiega bene questo recente articolo di  Alessandro Rosina, presidente di ITalents:

“SUPPONIAMO di voler vincere il Gran Premio di Formula Uno e di avere in scuderia un giovane particolarmente portato a fare il pilota.

Se però non investiamo nella preparazione di un’ auto competitiva – che si giovi dei principali avanzamenti delle tecnologie – anche con il miglior pilota sarebbe comunque difficile raggiungere posizioni elevate in classifica. Cosa può succedere? Che pur avendo grandi potenzialità, il giovane pilota si accontenti di fare una gara mediocre. O, al contrario, potrebbe esser tentato di cambiare scuderia, andando dove il suo talento può trovare maggiori possibilità di espressione e consentirgli di raggiungere più importanti traguardi. Questo è quanto accade da tempo nel nostro Paese.

Milano stessa – che non è la città italiana più arretrata – perde, più che attrarre, talenti. Fanno bene ad andarsene? La riposta è sì. Per due buone ragioni. Primo, perché in carenza di opportunità nel luogo di nascita, un talento, nel senso più ampio del termine, ha il dovere di cercare altrove migliori condizioni per poter dare il meglio di sé: meglio una pianta rigogliosa trapiantata in un altro terreno piuttosto che una destinata ad appassire sotto casa.

MA ESISTE anche un motivo più virtuoso, che deriva dal fatto che la mobilità per studio o lavoro, indipendentemente da quanto offre il territorio di origine, va in generale considerata un fenomeno positivo. Consente di rafforzare e arricchire la propria formazione, di confrontarsi con realtà e culture diverse, di costruire una rete di relazioni internazionali. Muoversi senza confini è quindi una scelta da sostenere e incoraggiare.

Il problema dell’ Italia non sono i tanti di valore che se ne vanno, mai pochi che fanno il percorso inverso. Questo impoverisce il nostro Paese e lo fa entrate in una spirale negativa. Non a caso, i Paesi più dinamici e competitivi considerano strategiche le politiche di attrazione di giovani di qualità. Sanno, infatti, che soprattutto con essi accade che quanto più opportunità gli dai e tanto più, in termini di ricchezza e sviluppo, ottieni in cambio.

È quindi cruciale che l’ attuale “fuga” diventi “circolazione” di talenti. La legge “Controesodo”, da poco in vigore, favorisce il rientro con incentivi fiscali. I dati a disposizione ci dicono che sono utili, ma all’interno di politiche di più ampio respiro. Un’indagine condotta dall’ associazione ITalents per il Comune di Milano ha mostrato in modo chiaro che, affinché l’operazione abbia successo e consenta di produrre benefici per tutti, è condizione fondamentale che chi torna trovi la possibilità di valorizzare le specifiche competenze e l’esperienza all’ estero. Ancor meglio se vengono incoraggiati a realizzare qui le loro idee trasformandole in prodotti e servizi innovativi in grado di dare impulso al mercato e alla crescita. Proprio sulla base di questi dati il Comune ha deciso di lanciare un programma di finanziamento per progetti di impresa e start up a favore delle migliori proposte di espatriati da realizzare a Milano. Un segnale nella direzione giusta, che fa capire come questa città creda fortemente nelle proprie potenzialità e anziché rassegnarsi al declino abbia voglia di rilancio per tornare competitiva.

Come insegna il calcio – tornando in conclusione ad una metafora sportiva – riconquistare la vetta si può: rinsaldando lo spirito di squadra, investendo sulle nuove leve e realizzando una lungimirante campagna acquisiti“.

Alessandro Rosina

Presidente di ITalents



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