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Aurelio Bruno, l’ultimo cronista a piedi

Creato il 12 maggio 2012 da Casarrubea
Bruno al centro con Wanda Osiris  (Palermo,  Biondo)

Bruno al centro con Wanda Osiris (Palermo, Biondo) © Archivio Casarrubea

Sta per compiere novant’anni e può essere considerato l’ultimo dei cronisti a piedi. Ancora lucidissimo e pieno di vigore continuerebbe con piacere la sua attività di giornalista a Palermo se, dati i tempi che viviamo, non gli fosse necessario arrivare puntuale sul luogo del delitto, e se il mancato uso della macchina, che si è sempre rifiutato di guidare,  non lo rendesse un po’ fuori tempo. Ma compensa questo deficit  con una caparbia attività critica, e con la riflessione, tanto poco valorizzata dai pivelli del giornalismo odierno.

E’ Aurelio Bruno, un giornalista d’altri tempi, ma molto attuale ai giorni nostri, se è vero che, grazie alla sua memoria, potremmo ricostruire, e lo stiamo facendo, la storia della Palermo del Novecento. Quella che manca a molti giornalisti per capire il presente e alle nuove generazioni per costruire il futuro. 

Nato a Palermo il 18 maggio 1922, da Ernesto e Linda Corselli, è figlio di un funzionario di polizia. Si laurea in giurisprudenza e si iscrive all’Ordine nazionale dei giornalisti con anzianità 1° luglio 1949. Ad appena diciassette anni, dopo aver conseguito la licenza liceale, nel giugno 1940, inizia la sua attività come cronista di nera al L’Ora di Palermo dove lavora ininterrottamente fino al maggio 1943. Dal dicembre 1944 al 31 gennaio 1947 presta servizio militare nel Corpo degli Agenti di Ps. Lo troviamo nel 1947-’48 all’Agenzia giornalistica siciliana, e quindi come praticante presso Il Mattino di Sicilia di Girolamo Bellavista, dove si occupa di nera fino al 1951, anno in cui il giornale cessa le pubblicazioni.

Nel 1950 fa parte dell’Agenzia giornalistica informazioni siciliana, diretta da Guglielmo Tosco e nello stesso anno entra nei servizi giornalistici del Gazzettino di Sicilia della Rai diretto da Giordano Zir, e quindi della Rai nazionale. Qui segue i fatti di cronaca nera e giudiziaria, nonché la cronaca bianca e i resoconti di comizi durante le campagne elettorali. In quest’ultima veste è anche al seguito dell’onorevole De Gasperi.

 Dal 1952 al 1966, oltre a mantenere il suo rapporto con la Rai, lavora alla redazione palermitana dell’Ansa. Nel 1969 assume l’incarico di corrispondente di nera e giudiziaria presso La Sicilia di Catania e nel 1976, è redattore al servizio della Rai.

La sua attività professionale è ininterrotta e instancabile. Collabora con la redazione siciliana dell’Unità, e con la pagina regionale del Giornale d’Italia, con Telestar e con il Telegrafo di Livorno, con il Mattino di Napoli, e con particolari servizi televisivi come Il Caso De Mauro di Franco Biancacci e Petrosino di Arrigo Petacco, al quale fornisce non pochi elementi utili alla pubblicazione del suo libro Il prefetto di ferro.

Bruno è uno dei pochi testimoni professionisti della cronaca italiana del Novecento: dal fascismo all’epoca della seconda guerra mondiale e dei bombardamenti su Palermo, dai primi tumulti popolari degli anni successivi alla Liberazione della Sicilia alle vicende della banda Giuliano; dalle rivolte all’Ucciardone del 1958, ai tumulti del luglio 1960, dalla guerra fredda alla guerra tra le cosche mafiose. Fino alla strage di Ciaculli (1963) e alle prime attività dell’Antimafia. E molto oltre.

Un testimone vigile a attento, al quale non sono sfuggiti i fatti più tragici della nostra storia recente, fino ad arrivare alla vicenda di De Mauro, all’uccisione del Procuratore della Repubblica Pietro Scaglione (5 maggio 1971), al delitto Mario Francese, e all’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982), di Boris Giuliano e di Cesare Terranova. E via via fino agli attentati di Capaci e di via D’Amelio.

Un cronista umile e semplice che non ha mai fatto del suo mestiere una carriera, ma che ha sempre vissuto con la passione di un’etica personale rigorosa e talvolta forse anche ingenua e scanzonata, mai legato al potere e ai suoi intrighi. Si è così meritata la fama di decano del giornalismo siciliano.

Nel 1983 gli viene assegnato il Premio “Vita di cronista” dedicato dal gruppo di cronisti siciliani alla memoria di Mario Francese, ed assegnato nell’ambito della manifestazione “Il cronista dell’anno” organizzato a Senigallia. Ha ricevuto inoltre numerose onorificenze, come l’attestato al merito che lo autorizza a insignirsi del titolo di Cavaliere della Repubblica (1997), rilasciatogli da Oscar Luigi Scalfaro, o il premio 50 anni di Cronaca consegnatogli nel 1990 dall’Associazione siciliana della Stampa di Ragusa. Un personaggio e un protagonista, insomma.


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