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Aurora

Creato il 29 marzo 2014 da Pim

(Pubblicato su Blu Agorà Caffè il 22 luglio 2004)

Sunrise
La storia è semplice. Un Uomo Di Campagna viene sedotto da una fascinosa Donna Di Città. Stregato dalle sue proposte, decide di liberarsi della Moglie annegandola. Con la scusa di una gita in barca, la conduce in mezzo al lago ma non ha il coraggio di passare all’atto. Segue la riconciliazione della coppia che, recatasi nel frattempo in città, compie una sorta di secondo viaggio di nozze. Mentre rientrano a casa in barca, una tempesta li sorprende e la Moglie scompare in acqua…
Sunrise mantiene oggi solo un valore storico. Si tratta di una storia prevedibile, quasi un melodramma pucciniano che poco appassiona lo scaltrito spettatore del 2000. Lo sguardo torvo dell’Uomo e le faccette della Moglie appartengono interamente a un’epoca - quella del muto - in cui tutto si giocava sulla mimica. La Donna Di Città è lo stereotipo della maliarda attraente e tentatrice - guepière, tacchi alti e sigaretta penzolante dalle labbra. Al contrario, la Moglie è fragile e sottomessa - occhioni grandi, abbigliamento modesto, capelli raccolti. Dulcis in fundo: il mondo contadino, fondato sui valori della fedeltà e della solidarietà, s’impone su quello metropolitano, nevrotico e ingannatore, che si materializza come un fantasmagorico luna-park. Evidentemente Murnau ignorava Robert Park e le ricerche della scuola di Chicago… Suona artificiosa anche la scansione in tre atti mutuata dal teatro classico (la prima drammatica, la seconda brillante, la terza nuovamente drammatica, prima del lieto fine).

Con Sunrise, tuttavia, Murnau tocca territori cinematografici fino allora inesplorati. Le innovazioni tecnologiche proposte contribuiscono ad ampliarne la capacità espressiva che raggiunge confini inediti. La mdp, con i suoi movimenti continui e dinamici, è per la prima volta parte attiva dell'azione. Le prospettive, i giochi di luce e ombra simboleggiano con vigore pittorico lo stato d’animo dei protagonisti. La profondità di campo è utilizzata in maniera ardita, le sovraimpressioni e i flashback denunciano un gusto tipicamente espressionistico. Colpisce l’impiego dei trasparenti: è diventata celebre la sequenza nella quale l’Uomo e la Moglie avanzano tra le auto, quindi in un campo, per ritrovarsi infine in mezzo ad un ingorgo del traffico (filmato dal vero).

Sunrise non è certamente "il più bel film della storia del cinema", come sosteneva Truffaut e come ci ricorda la locandina della versione restaurata: ha rappresentato tuttavia l’alba di un nuovo modo di intendere la Settima Arte. Dovrebbero vederlo tutti quelli che pensano che il cinema l’abbia inventato Tarantino.

Aurora (Sunrise: A Song of Two Humans), di Friedrich W. Murnau, con Janet Gaynor, George O'Brien, Margaret Livingston, (Usa, 1927, 106'). In programmazione al cinema Massimo3 di Torino martedì 1 aprile, h. 16.30 / domenica 6, h. 18.30 / lunedì 7, h. 16.00.


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