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Avere vent’anni: RAMONES – Adios Amigos

Creato il 27 giugno 2015 da Cicciorusso

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I Ramones sono uno dei gruppi fondamentali della storia del rock non solo per la bazzecola di aver inventato il punk e aver scritto canzoni divenute immortali inni intergenerazionali. La vera grandezza dei quattro finti fratelli di Forest Hills sta nell’essere stati la band più famosa e trasversale ad aver dato voce alla frangia derelitta e inadeguata dell’umanità, quella di cui loro stessi facevano parte. I loro brani dipingevano un mondo da incubo, e tuttavia spietatamente reale, dove dipendenze, psicosi, famiglie disfunzionali e sordide storie di vita vissuta convivevano con un immaginario da film di serie B fatto di mostri e deliri guerrafondai. I fumetti con i supereroi, l’horror, gli UFO, i vecchi vinili bisunti. Ovvero, le cose che, nella percezione della gente normale, piacciono alle persone brutte e sfigate. E i Ramones non erano solo brutti e sfigati, erano degli spostati veri. Dee Dee era un tossico incontrollabile che da ragazzo si guadagnava da vivere facendo marchette. Joey era un sociopatico dalla salute cagionevole che nei suoi brani nascondeva dietro un romanticismo zuccheroso devastanti problemi relazionali che verranno esacerbati quando, nel 1980, quella Linda che credeva essere la donna della sua vita lo lascerà per sposare il chitarrista Johnny, una specie di sergente Hartman capellone le cui posizioni destroidi gli avevano fatto guadagnare il nomignolo di ‘KKK’ (la celebre The KKK took my baby away fu basata proprio sulla storiaccia di cui sopra, dopo la quale i due non si sarebbero riparlati mai più). Tommy era l’unico vagamente normale e proprio per questo resse appena tre dischi prima di lasciare il posto a Marky, che quantomeno era un alcolizzato.

Avere vent’anni: RAMONES – Adios Amigos

I Ramones nascono perdenti e i loro prematuri decessi (della formazione di Rocket To Russia non è rimasto in vita nessuno) sembrano quasi una sarcastica chiosa della sorte. Chi nasce perdente, chi nasce sbagliato non sfugge al proprio inesorabile destino. Il loro debutto del ’76 non riuscì nemmeno ad arrivare tra i primi cento della classifica di Billboard. L’anno dopo esploderanno i Sex Pistols e il punk inglese metterà in ombra la fase creativamente più felice della carriera dei newyorchesi, che trascorreranno gli anni successivi a rincorrere disperatamente un’affermazione commerciale che non arriverà mai. Adios Amigos, a dispetto del titolo, non avrebbe dovuto necessariamente essere l’ultimo disco della band, che aveva però deciso di sciogliersi se nemmeno questo album avesse raggiunto risultati di vendita decenti. Se non ce l’avessero fatta manco stavolta, non ce l’avrebbero fatta mai più, anche perché, come direbbero gli economisti, la congiuntura era favorevole. I fast four erano rinati creativamente dopo gli spenti dischi degli anni ’80. Brain Drain, uscito nell’89, dalle sonorità inusualmente pesanti e oscure, era stato il loro lavoro più riuscito dai tempi di End Of The Century. Il successivo Mondo Bizarro, del ’92, conteneva alcune delle loro migliori hit di sempre, da Poison Heart a Strenght To Endure, entrambe scritte da Dee Dee, che era già fuori dal gruppo ma aveva così voluto ringraziare gli ex sodali che gli avevano pagato la cauzione per uscire di galera. E, soprattutto, erano gli anni del grunge, del punk radiofonico di Offspring e Green Day, tutta gente che in ogni intervista citava i Ramones come ispirazione principe. “Quando iniziò ad avere successo la musica alternativa, fu la nostra ultima opportunità per vendere”, ricorda CJ, il bassista subentrato a Dee Dee, nel documentario End Of The Century, “c’erano tutti questi gruppi, dai Nirvana ai Soundgarden ai Rancid che ci citavano di continuo ma noi continuavamo a non vendere. Credo che sia stato a quel punto che ci dicemmo ‘siamo finiti’ “.

Il primo pezzo, la celebre cover di I don’t want to grow up di Tom Waits, è un’affermazione di intenti e identità. Perché ogni vero sfigato ricorda con nostalgia l’infanzia, quel periodo nel quale non era costretto a cimentarsi con la spietata competizione economica, lavorativa e sessuale che è alla base della società occidentale moderna. La successiva Makin’ monsters for my friends porta la firma di Dee Dee, che l’aveva scritta in origine per i suoi I.C.L.C. L’ex bassista è responsabile di addirittura sei canzoni su tredici, alcune scritte per l’occasione, altre composte in precedenza per i suoi sfortunati progetti post-Ramones. La frenetica The Crusher è addirittura la rielaborazione di un brano risalente alla sua sciagurata esperienza da rapper come Dee Dee King. A cantarla è CJ, che presta la voce a quattro tracce, ne scrive due ed eredita in tutto e per tutto il ruolo del predecessore come contraltare virulento e genuinamente punk alla vena pop e dolente di Joey, la cui penna tira fuori gioiellini come Life’s a gas e la splendida She talks to rainbows dove, eterno Charlie Brown che non ha il coraggio di dichiararsi alla ragazzina dai capelli rossi, si strugge appresso a una donna che “parla con gli uccelli, parla con gli alberi, parla con gli arcobaleni, parla con le api ma non parla con me”. Un album potente e disperatamente vitale, a tratti frammentario, dal fascino sghembo e scombinato che lo rende, nondimeno, il più bel canto del cigno possibile.

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I just found a nurse that I could go for…

Il posto più elevato raggiunto in classifica da Adios Amigos fu un miserando numero 149 mentre, nel frattempo, i vari Dookie, Smash, Punk in Drublic e …And out come the wolves andavano via come il pane. Questa volta era finita davvero. L’anno dopo a Joey verrà diagnosticato il linfoma che nel 2001 lo ucciderà ad appena cinquant’anni. Una tragica beffa del fato nei confronti di un cantante che, terminate le registrazioni di un album, era solito affermare, non si capisce con quanta concreta ironia, che se non avesse venduto bene si sarebbe suicidato.

Il manifesto dei Ramones non è certo Blitzkrieg Bop bensì Pinhead, che deve il titolo a uno degli scherzi della natura protagonisti di Freaks. Il Gabba Gabba Hey che ne chiude il parossistico crescendo non è altro che il gobble gobble one of us con il quale i fenomeni da baraccone della pellicola maledetta di Tod Browning accolgono tra loro la bella trapezista Cleopatra, che ha sposato il nano Hans per appropriarsi delle sue ricchezze. Il posto dei Ramones era tra i freak e loro erano i primi ad averlo capito subito. E i freak non sfondano la hit parade, non hanno una villa con piscina e conigliette di playboy intorno, restano relegati nel loro angolino puzzolente dove solo chi si sente un po’ come loro andrà a cercarli. Se amate i Ramones molto probabilmente siete delle persone che, anche solo per un periodo della propria vita, hanno avuto la sensazione di avere qualcosa che non andasse. Perché questo erano, sono e sempre saranno i Ramones: la musica di chi non si sente a proprio agio con il resto del mondo. E poco importa che siate torso umano, donna barbuta o gemelli siamesi, alla tavola dei mostri una sedia si aggiunge sempre. Gobble gobble one of us, gobble gobble one of us, gobble gobble one of us… GABBA GABBA HEY! (Ciccio Russo)



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