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Avevano spento anche la luna di Sepetys Ruta

Creato il 07 febbraio 2012 da Mammajewel @mammajewel


Avevano spento anche la luna
Ogni tanto ho bisogno di un libro così.Di quelli che raccontano un pezzo di storia.Di una storia che per questioni anagrafiche (per fortuna) non ho vissuto.Di quelle storie che hai letto sui libri di storie ma che sono lontane e che a volte riesci a capire perchè hai l'interrogazione da preparare e un milione di date da ricordare.Poi passano le interrogazioni e ti resta dentro una grande curiosità di sapere.E poi c'è l'incontro, quasi come se fosse un incontro d'amore, e lo vedi lì.Sullo scaffale della libreria c'è questo libro e in copertina una ragazza triste con la valigia.In quel momento senza leggere neanche un rigo sapevo che sarebbe stato amore.E lo è stato.Perchè un racconto così non lo leggi tutti i giorni.Perchè il freddo  nel campo di lavoro in Siberia ti sembra quasi di sentirlo addosso.E l'odio della protagonista per gli uomini dell'NKDV (l'esercito sovietico) diventa il tuo odio.E il bello di questo libro è proprio il racconto che scivola via veloce senza mai essere lento, scontato e senza mai essere banale (anche se basato su fatti realmente accaduti è una storia in parte di fantasia).
"Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi."

Leggetelo.Non ve ne pentirete!Promesso.



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