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Avila Beach, città sommersa dal petrolio

Creato il 19 marzo 2014 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Passato, presente e futuro di Avila Beach, città marittima della California che si sta risollevando dopo un vero e proprio disastro ambientale.

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Avila Beach è un piccolo centro di appena 2.000 abitanti, situato in California tra le città di San Francisco e Los Angeles, che negli ultimi anni è stato oggetto di molti approfondimenti nella cronaca internazionale, per un evento che ha dell’incredibile.

Il fatto – Tutto ha inizio venticinque anni fa, nel 1989, quando a seguito di una denuncia da parte di un residente della zona (che si ritrovò in casa perdite di petrolio, benzina e diesel in uscita dai muri dell’appartamento) si scoprì che Avila Beach era completamente contaminata da queste sostanze.

Per scoprire la responsabilità di questo episodio più unico che raro bisogna risalire a più di un secolo fa, quando nel 1906 la Union Oil (poi Unocal e ora inclusa nella Chevron) scelse inavvertitamente di situare delle cisterne di petrolio nei pressi di una collina vicina ad Avila Beach, con le tubature che passavano proprio sotto al suolo del centro cittadino.

Così, dopo gli accertamenti condotti nel 1989, si è scoperto che nell’arco di 83 anni ben 1,6 milioni di litri di petrolio erano andati perduti nell’ambiente, inquinando Avila e portando inevitabilmente gravissime conseguenze sulla salute dei suoi cittadini, sin lì inconsapevoli di ciò che stava accadendo.

Ripristino – Si creò subito una forte pressione sull’Unocal, con proteste dei cittadini e denunce da parte di varie associazioni, che accusavano l’azienda di aver infranto la cosiddetta Prop 65, legge che vieta il rilascio di sostanze tossiche nell’ambiente.

La causa non fece neanche in tempo ad iniziare, perché la Unocal ammise le sue colpe e si impegnò di sua volontà a sostenere l’intero finanziamento del ripristino ambientale di Avila Beach.

La messa in sicurezza di Avila ebbe così inizio e i metodi dovettero essere, per forza di cose, distruttivi: la città venne rasa al suolo quasi completamente, case e negozi compresi, per un totale di 300.000 metri cubi di territorio. Il costo di tutto questo (al lordo di finanziamenti per progetti futuri), a carico della Unocal, fu l’equivalente di 300 milioni di euro attuali.

Oggi – Non è ancora concluso il ripristino di Avila Beach, venticinque anni dopo l’accaduto, ma lo stato attuale della cittadina è più che soddisfacente: le cisterne di petrolio sono state messe fuori uso e l’inquinamento è rimasto soltanto un vecchio ricordo. Cosa manca, allora? La conclusione del progetto ideato dalla Chevron stessa, che ha obiettivi ambiziosi come la costruzione di terme, ristoranti con vista mare e altre attrazioni turistiche, rispettando anche le proposte dei cittadini che vorrebbero un parco pubblico per ricordare il disastro ambientale di Avila.




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