Magazine Diario personale

Avvocato pentito. Episode 20

Da Manni @muminthecity1

Avvocato pentito. Episode 20E’ Lunedì e pare che la parte più folle di me abbia deciso di lavorare presso l’avvocato Stè. Forse non l’ha esattamente deciso ma, al contrario dei salmoni, seguo la corrente. La situazione è talmente surreale che c’è in me un’anima folle vuole vedere che succede. “Ciao tu che vuoi?” - Che gentilezza, un buon inizio -”Dovrei cominciare oggi a lavorare qui , sono l’avvo…” – “Ma sì Cla’ è quella nuova ..” Va bene l’informalità‘ ma “quella nuova”, neanche fossi una T-Shirt! – “Entri o fai la muffa sulla porta?”- “Ma c’è sempre questo simpatico clima amichevole qui dentro?”- “Ah aha ahahahaha” – è Stè che spunta da dietro la porta del bagno ” lei è l’avvocato Claudia Fortezza..un nome una garanzia!! Ahaha, vieni vieni, anzi andiamo a prendere un caffè al bar, tutti.” Non sono neanche entrata che già siamo in pausa.. Nel tempo che rimetto sù la giacca, ha già coinvolto, due clienti, la segretaria, il vicino di casa e la donna delle pulizie. La strana carovana scende le scale mentre “Stè” ride raccontando a tutti del post intervento emorroidi di sua sorella. Che mi sa tanto che la sorella se la rideva molto meno. Nel bar, Stè tiene banco, saluta e parla con tutti, dopo quaranta minuti siamo ancora lì. Io guardo l’orologio, la segretaria si rimira le unghie a pois nuove di zecca, l’avvocato Fortezza sbuffa e guarda il soffitto. Il vicino di casa, sordo e pure un po’ rincitrullito, continua ossessivamente a chiedere alla donna delle pulizie se ha portato l’ombrello, lei, filippina in Italia da un mese, dice solo “si signore“. Ma fuori non piove. Dopo un’ora e mezza di inutili chiacchiere si torna in ufficio. Mi siedo e dopo trenta secondi suona il telefono, rispondo. “O Fra’, ci facciamo un giro in tribunale?” – E’ Stè, mi sta telefonando da tre metri di distanza. Questo è scemo! Ed io più di lui perché  nonostante continui a pensare che tutto questo sia solo una candid camera, rispondo pure seriamente: “dobbiamo andare in udienza?” – “ma che udienza, si fa un giro, si prende un caffè…” – Un altro caffè? ma se siamo appena tornati? Ma che sei caffeinomane?- “Ehm,  forse sarebbe il caso che rimanessi qui per orizzontarmi un attimo….” – ” EEEH no! Guarda che dobbiamo vedere quel ricordo in cassazione che scade, non puoi andartene. ” FIU…salvata dalla Fortezza, che irrompe furiosa nella stanza di Ste’. Intanto apro i fascicoli davanti a me. Ma “Stè” non demorde. “Dai facciamo un giro……..torniamo subito”. Non so perchè e come. Ma dopo due ore abbiamo visitato il negozio di materiale nautico – non so nemmeno in che zona della città ci troviamo – ha acquistato un dispositivo ultrasuoni per gli addominali e siamo in un bar psichedelico che spara musica tecno alle 11 del mattino. Io bevo – costretta – un succo di frutta, lui – spontaneamente – un Negroni. Ha pontificato senza mai tirar fiato e senza che io riuscissi ad annuire a ritmo. Gli argomenti del monologo sono passati dal ramadan (e siamo ad aprile) ai tifoni del centroamerica, dalla crisi del mercato delle auto, al mercato degli obei obei, per finire, si è offerto di vendermi la sua Guzzi d’epoca. Che io non abbia mai parlato è dimostrato dal fatto che non ho la patente da moto, non mi intendo di moto, non compererei mai una moto. In compenso ho un gran mal di testa e sono confusa. Come posso liberarmi? Mi sembra di essere la protagonista del film “Arancia Meccanica”, costretta alla cura ludovico per sopportare questo delirante soliloquio. “Non ce la faccio più “….scusa“,  quasi piagnucolo con il tono di Magda di “Bianco Rosso e Verdone”, lo so che è una domanda che nessuno vorrebbe mai fare,  ma..”possiamo tornare al lavoro?”


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