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Azionisti di Borsa Italiana, in fuga i soci italiani ormai ridotti al 3%

Da Mrinvest

Dopo la cessione delle quote di Intesa Sanpaolo e Unicredit il peso degli azionisti di Borsa Italiana è crollato da un magro 15% ad un imbarazzante 3%

Azionisti di Borsa Italiana, in fuga i soci italiani ormai ridotti al 3%La notizia dovrebbe essere di quelle che fanno scalpore, ma è passata persino in sordina. Due giorni fa, Intesa Sanpaolo e Unicredit,  i primi due gruppi bancari italiani, nonché i maggiori azionisti di Borsa Italiana, hanno comunicato di avere ceduto le loro quote del London Stock Exchange (Lse), la società inglese che controlla Borsa Italiana.
In particolare, Unicredit ha venduto 16,6 milioni di azioni, pari al 6,1% del capitale, mentre Intesa Sanpaolo ha ceduto 14,5 milioni di azioni, corrispondenti a una quota del 5,4%. Complessivamente, quindi, le due banche hanno venduto una quota del 11,50%.
Ogni titolo è stato venduto al prezzo di 960 pence. Grazie alla cessione, Piazza Cordusio ha potuto incassare 197,6 milioni di euro, mentre Intesa Sanpaolo ha ricavato 172,5 milioni di euro. Al netto, l’utile consolidato per le due banche è stato rispettivamente di 120 e di 105 milioni, numeri significativi per i bilanci dei due grandi istituti italiani.

Tuttavia, da un punto di vista sistemico, anche questa operazione conferma la

crisi nera della Borsa italiana, che nel 2011 ha perso quasi un quarto del suo valore di capitalizzazione a causa della bufera finanziaria che ha colpito particolarmente l’Italia. E la stessa Borsa non fa che risentire negativamente di questa situazione, come dimostra il trend degli ultimi mesi.

Non può che essere visto con una certa inquietudine il fatto che marchi tipici del made in Italy, come Prada, preferiscano quotarsi a Hong Kong e non in quella che dovrebbe essere la loro sede naturale. Benetton, addirittura, pur di non avere più a che fare con il sistema oneroso e anche macchinoso della Borsa, ha deciso il “delisting”, cioè ha lanciato una Opa sulle azioni di minoranza al fine di cancellare la società dal listino e fuoriuscire da Piazza Affari.

Quest’ultima botta è solo uno degli episodi che denotano la fuga degli azionisti di Borsa Italiana. Si pensi che quando nel 2007 Borsa Italiana fu rilevata dalla Lse, gli azionisti italiani possedevano il 28% della quota post-fusione ed erano i primi soci. Tuttavia, tra incapacità a gestire in modo coordinato il proprio peso e le difficoltà oggettive, il peso stesso si era ridotto ad un magro 15%, per crollare all’imbarazzante 3% dopo le cessioni recenti di Unicredit e Intesa Sanpaolo. Tale quota è nelle mani di Banca Sella, Finnat ed Emittente Titoli.

Gli azionisti di Borsa Italiana che oggi detengono il grosso delle quote sono gli arabi. La Borsa di Dubai possiede il 20,6% ed è l’azionista di maggioranza di Lse, mentre segue con il 15% il Fondo sovrano Qatar Investment Authority. Insomma, nemmeno Piazza Affari parla più italiano.

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By Blogsdna

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