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Baby sing with me somehow

Da Miwako
Ed eccoli là.
Stretti stretti, come si fossero appena trovati, incontrati, scelti, amati.Si passano un braccio attorno alla vita mentre aspettano la metro, e sembrano disinvolti come ragazzini, anche se ragazzini non lo sono più.Sospetto siano molto felici.Come se avessi un rospo che cerca di uscirmi dalla gola, sento che potrei ridere e piangere da un momento all'altro, e urlar loro che è bellissimo vederli cosi'.Non dico niente, ovviamente, ricaccio indietro lacrime e rospi e continuo a guardarli.Ti si schiaffa in faccia come il sole all'improvviso, la felicità degli altri. E non si puo' fare a meno di guardarla, di guardarli, tanta è la luce che emanano.
Recentemente ho avuto una botta di felicità inaspettata e in controtendenza con questo strano momento di transizione. Il resto, per ora, è serena accettazione di ogni emozione questo periodo porti con sè, dalla frustrazione alla tristezza, dalla gioia alla sorpresa.Ma, vi assicuro, è stata una botta incredibile. Quando sono cosi' felice mi rendo conto che si tende a dimenticare di quanto possa essere intensa la felicità. Forse è un meccanismo di difesa; visto che non si puo' essere sempre cosi' felici da far schifo, il cervello chiude in un cassetto il ricordo di quella felicità sfacciata, cosi' da non sentire troppo a fondo il dolore per la sua mancanza.O forse, è cosi' acuta e potente proprio in virtu' della sua durata.
Ieri sera c'era una luna incredibile, di quelle capaci di sgretolare ogni dubbio sul senso dell'esistenza. Se ne stava li', come un buco nel cielo, con le stelle che le si aggrappavano attorno, mentre io e pochi altri insonni l'ammiravamo da quaggiù.
Chissà come facevano i due innamorati della metro a brillare di tutta quella felicità, di tutta quella luce.


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