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Baby Squillo ai Parioli: i nomi e le condanne

Creato il 03 luglio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Tutti condannati alla fine, i mostri dei Parioli. Gli imputati, il ‘capobranco’ Mirko Ieni e la madre di Agnese.

La pena più alta, dieci anni – e sessantamila euro di multa – é stata data proprio a Ieni, il filo rosso che legava a doppio nodo le ragazzine ai clienti attraverso l’affitto dell’appartamento ai Parioli.

Gli uomini, sfruttatori ciechi delle debolezze altrui, avevano giurato di non aver mai avuto rapporti sessuali con le adolescenti, quindicenni e sedicenni del gruppo di baby squillo della Roma bene ma, dalle analisi dei tabulati e dalle testimonianze di due ragazzine che li hanno riconosciuti come clienti, sono stati messi spalle al muro.

Le pene che sono state emesse variano dai tre ai sette anni per gli imputati Riccardo Sbarra, commercialista che si diletta nella visione di materiale pedopornografico, Gianluca Sammarone, Francesco Ferraro, l’imprenditore Marco Galluzzo, Michael De Quattro e infine il caporale maggiore dell’esercito Nunzio Pizzicalla, compare di Mirko ‘Mimì’ Ieni nell’organizzazione logistica del giro di prostituzione minorile ha avuto una condanna di sette anni di reclusione e una sanzione pecuniaria di ventiquattromila euro;

Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini, che ricordiamo fa parte del giro di più di sessanta frequentatori dell’appartamento, attende insieme agli altri l’esito della richiesta di rinvio a giudizio dalla Procura di Roma, i quali portavoce garantiscono la totale indisponibilità ad acconsentire alle richieste di patteggiamento.

Le ragazzine affermano di aver guadagnato cifre esorbitanti, circa cinquecento o anche seicento euro al giorno e tolte le 240 che Ieni chiedeva loro quotidianamente per l’uso dei locali ai Parioli, finivano spese in abiti firmati e telefonini.

Studentesse del liceo come possono essere le figlie di chiunque, come a centinaia se ne vedono attraversare la strada all’uscita da scuola o passeggiare per negozi il sabato pomeriggio ma loro, le baby prostitute dell’alta società romana, nascondono nelle tasche e nell’anima il peso di una seconda vita segreta.

La madre di Agnese, condannata a scontare sei anni e privata dal Tribunale Minorile della propria patria potestà, ha dovuto risarcire la figlia per ventimila euro ma non cessa di sperare che un giorno le cose possano cambiare tra lei e quella bambina che voleva fare i compiti e che lei invece istigava e spingeva verso il letto di uomini di trent’anni più vecchi, come si é potuto evincere da quanto emerso dallo scambio di sms tra madre e figlia. Nonostante le prove la inchiodino come la punta di un coltello inchioderebbe al muro un foglio di carta, la donna racconta di non aver creduto ai suoi occhi quando sui giornali ha letto la vicenda delle baby squillo, afferma di non aver mai pensato che sua figlia andasse a prostituirsi e chiede di essere ascoltata da psicologi e avvocati che, puntualmente, non le concedono nemmeno il beneficio del dubbio.

 

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