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Bach

Creato il 14 febbraio 2014 da Dragor

 

  

Bach 5

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QUANDO SUONO BACH, ho la sensazione di trovarmi su una soglia. Alle mie spalle la vita di tutti i giorni, attualmente la stanza che una volta apparteneva a mia figlia e da qualche tempo ho trasformato in studio-sala di musica. Ci sono un armadio, un divano letto, una libreria, uno stereo, una scrivania con sopra un computer, un metronomo e un tuner, un organo, un pianoforte, un leggio, uno stand per il flauto e un altro per il sax oltre a  tazze sporche, bottiglie vuote, resti di cibo, polvere, spartiti musicali, vecchi giornali, fatture scadute e indumenti abbandonati perché ho proibito a mia  moglie di metterci piede. Davanti a me si spalanca un mondo con altissime montagne dalle vette incappucciate di nuvole, profonde vallate che si perdono nel buio, foreste impenetrabili, fiori strani e meravigliosi. Cerco di avanzare ma non ci riesco, perché l'orizzonte sembra allontanarci a ogni mio passo e così finisco per ritrovarmi sempre sulla soglia. 

    SOLTANTO BACH mi dà questa sensazione. Quando suono gli altri, anche i più grandi come Mozart o  Beethoven, ho l'impressione di inoltrarmi agevolmente nel loro mondo e a volte mi sembra perfino di scorgere l'uscita. Con Bach no. Nessuno come Bach mi fa sentire piccolo, umile, insignificante. Ho la sensazione di suonare soltanto la punta dell'iceberg mentre il resto rimane fuori dalla mia portata. Sono Bach-dipendente, se ogni giorno non suono almeno un pezzo di Bach mi sento male. Una volta Bach mi ha perfino guarito. Mentre alloggiavo in una missione in Congo dalle parti di  Rukovu , ho avuto una crisi di malaria con febbre a 40, brividi e tutto il repertorio. Per fortuna nella missione c'era un organo. Ho suonato Aria sulla Quarta Corda, lo stupendo adagio barocco composto per essere suonato su una sola corda di violino, e al mio passaggio preferito, un sorprendente salto di quinta che proietta la melodia in una nuova dimensione, la febbre è caduta. Mi sono toccato la fronte, era fredda.

   NEI TEMPI MEDI E VELOCI Bach procede per progressioni, rivoltando gli accordi come si fa nel jazz, e per imitazioni, scrivendo una seconda voce (a volte anche una terza, una quarta e in un caso unico perfino una sesta)  che fa da contrappunto alla prima come nell'antico canone. Una tecnica non nuova ma che con lui assurge alla perfezione. Nessuno come Bach sa tirare le progressioni per pagine intere senza un attimo di respiro, portando le frasi fino alle conseguenze estreme. Per lui tutti i flautisti sono campioni di apnea perché non si sognava nemmeno di apporre quelle piccole virgole che significano «tira il fiato» e non sono pause ma tempi da rubare alla fine di una cadenza, generalmente rappresentata da una tonica, la nota che chiude la frase, oppure da una dominante. Le piccole virgole sono state apposte dai revisori, generalmente allievi di Marcel Bistch che nel suo trattato di armonia totale descrive 5 tipi di cadenze secondo la struttura armonica, l'uso e l'effetto. Alla scuola di musica, quando tentavo un respiro diverso (soprattutto per causa di forza maggiore, come dire che ero sull'orlo della sincope), l'insegnante calava come un falco: «Che cosa fai, disgraziato?»

   MOLTE COMPOSIZIONI di Bach hanno uno schema che si potrebbe definire  «domanda e risposta». Una logica perfetta. Quando credete che si sia  detto tutto, che l'idea sia stata sfruttata fino all'osso, J.S introduce una delle sue geniali modulazioni e con un paio di diesis apre un capitolo nuovo.  In privato, respirando per sopravvivere, ho cominciato a fare qualche scoperta. A volte i miei respiri tirati a caso non sembravano spezzare la frase ma ne aprivano un'altra, rivelando una nuova domanda e una nuova risposta.   Le quali, spostando nuovamente i respiri, contenevano altri periodi apparentemente logici, come in un gioco di scatole cinesi. Non per niente Mendelssohn diceva: “Ogni volta che suono Bach, imparo qualcosa di nuovo .”

   PERCHE' questo tranquillo borghese della Turingia, un uomo che non si è mai mosso dalla sua regione natale se non per andare a Lubecca ad ascoltare il grande organista Buxtehude, è riuscito a a  uscire dal tempo e dallo spazio ?  A diventare un genio universale, trascendendo le epoche e i luoghi? Bach è un compendio della musica mondiale.  Che cosa gli è successo quando ha composto la Ciaccona ? Nello stile della sonata barocca, prima ci sono 4 tempi di danza : l'Allemanda, la Corrente, la Sarabanda e la Giga. Sembrava una suite di danze come le altre, ma poi c'è la monumentale Ciaccona che da sola dura più di tutti i tempi precedenti.  Si  potrebbe credere che l'austero Kapellmeister si sia imbottito di shit, a parte il fatto che l'apparente delirio della Ciaccona è inesorabilmente logico. Ebbro della propria arte il compositore  continua a riprendere  ossessivamente il tema cavandone sempre qualcosa di nuovo, fino a scrivere un'apoteosi della musica per violino solo che non per caso attualmente è richiesta nel mondo intero negli esami o concorsi di violino.

   DA VIVO Bach è stato apprezzato soprattutto come organista, specialmente per la sua abilità nell'improvvisazione. Amo immaginare quei giganti della musica che si sfidavano all'ultima nota nelle immense cattedrali della Germania settentrionale, sviluppando le progressioni come si fa nel jazz ma aggiungendo uno, due, tre contrappunti simultanei in fughe spettacolari, le canne degli organi che vibravano sotto le immense volte, i muri che tremavano, la gente che ascoltava affascinata. Dopo la sua morte Bach è caduto nell'oblio. La sua pura ricerca musicale sembrava troppo austera, troppo accademica, troppo fredda e non incontrava il gusto della gente che preferiva la brillantezza di Mozart o il lirismo di Haydn. Bisogna aspettare quasi un secolo perché,  sfogliando i suoi spartiti, Mendelssohn si accorga di trovarsi davanti a un'opera dalla portata incommensurabile. Il  grande direttore d'orchestra Wilhelm Furtwangler ha dichiarato: «Oggi come un tempo Bach è il dio inaccessibile che sta sopra le nuvole, l'Omero della musica,  la luce che splende sull'Europa musicale e che non abbiamo mai superato. »

  LO HA DEFINITO «inaccessibile». Doveva avere la mia stessa sensazione, quell'orizzonte che si allontana man mano che avanzo.

      Dragor

 


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