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BaLuba a chi? I Luba del Congo (8)

Da Davide

Prima di cominciare, ricordo ancora la splendida mostra che è stata organizzata dal Los Angeles County Museum of Art (LACMA, 5905 Wilshire Boulevard Los Angeles, CA 90036, Hammer Building, Level 3 ) “Shaping Power. Luba Masterworks from the Royal Museum for Central Africa dal 7 luglio 2013 al 5 gennaio 2014. I lavori in mostra sono sculture in legno con aggiunta di ferro o rame e anche una scultura in avorio. Mentre non conosciamo il nome degli artisti oggi, quattro mani sono riconoscibili: una comprende una figura femminile inginocchiata che tiene una ciotola fatta dal celebre artista noto come il Maestro Buli, il cui titolo onorifico Ngongo Ya Chintu significa ‘Padre delle Sculture’ e la cui bottega fu la prima identificata in Africa dagli storici d’arte. Sono in mostra anche due gioielli del cosiddetto Maestro delle Pettinature a Cascata. La mostra esibisce anche la maschera icona del Museo Reale belga, tanto da diventare il suo logo, in prestito per la prima volta. L’opera alluderebbe all’eroe culturale che introdusse la regalità per la prima volta tra I Luba e l’etichetta e I precetti del comportamento di un re.
La maschera combina un volto umano supremamente regale e l’ sguardo rivolto verso il proprio interiore di un essere divino con una pettinatura che suggerisce corna di bufalo per dare l’idea sia di furtività che di forza. Le sculture in mostra in Shaping Power sono anche meccanismi mnemonici che favoriscono e provocano narrazioni della regalità Luba e di importanti chiefdoms vassalli come depositari di conoscenza esoterica Luba. Un’intrigante artificio mnemonico di cui abbiamo già parlato in precedenza, detto lukasa, che vedete qui è stato prestato da una collezione privata e mostra come il passato sia continuamente re-immaginato attraverso gli occhi del presente. Questo oggetto, fatto di legno e coperto di perle, funziona come un specie di biblioteca del sapere Luba codificato dentro I colori e le configurazioni delle sue perle e disegni incisi, facendo vivere le storie attraverso le perle per mezzo di questa mappa mnemonica multistrato.
Una delle opere del Maestro Buli, abbiamo visto, è una figura inginocchiata che tiene una ciotola. E’ un oggetto indispensabile nella divinazione Bilumbu, che implica stati di trance da parte di un/a veggente. Il/la veggente in trance è chiamato/a Bwana Vidye, ma talvolta anche Bifwikwa. Associati con la regalità sacra, i veggenti Bilumbu sono considerati importanti legami con il passato, in grado di essere in contatto con la memoria culturale Luba che li possiede durante la trance. Sono spiriti medium e la loro possessione è assimilata al sorgere della luna che getta luce sull’oscurità.
Il /la veggente, pitturato/a di bianco, usa il mboko, una ciotola strofinata con il caolino. Questa ciotola è detta mboko nei villaggi di Kinkondja e Malemba e kileo nella Kabongo Zone, è considerata fonte di benessere, ricchezza, buona salute e verità. Il/la veggente scuote e analizza la posizione di oggetti vari dentro la ciotola per trarne un senso. Nei rituali di cura, il mago usa la habila, o ‘figlia dello spirito’, che consiste in una figura con ricettacolo, che è anche posta all’entrata di una casa durante un parto, e di cui abbiamo già parlato. Gli specialisti di cura erano sono riuniti in una associazione chiamata Buhabo, una delle società più segrete e potenti della regione, basata sul principio della mutua assistenza. Secondo Padre Colic, che studiò I Luba nel 1913, che però aveva un conflitto d’interessi notevole in quanto missionario incaricato di distruggere le credenze native, questa società segreta che si trova anche presso gli Hemba, serviva ad arricchire I suoi membri. Il suo potere dipendeva dal timore di essere avvelenati e quindi ciascuno voleva farne parte. Il candidato doveva passare attraverso un’iniziazione e pagare una tassa d’ingresso pesante. Alla testa di questa associazione rigidamente gerarchica c’è il gran maestro o tata, il guardiano delle statuette, le cui basi erano formate da calabashes (zucche arboree).
Il mboko o zucca-ciotola della divinazione Bilumbu contiene una dozzina o più di piccole sculture umane in legno in pose varie, tra cui il coito, riproduzioni in miniatura di attrezzi e svariati oggetti naturali: zampe e penne di gallina, frammenti di ossa animali, bucce di semi, perle, pezzi di metallo, corna di antilope, conchiglie cowrie (Ciprea moneta), carapaci di coleotteri seccati, uno o più denti umani, esoscheletri di Tricoptera (un insetto d’acqua dolce), frutta, semi e ramoscelli, becchi e artigli d’uccello e gesso. L’equipaggiamento per la divinazione, zucche arboree, figure, corna, piccoli cesti, è tenuto un canestro coperto detto kitumpo oppure, al giorno d’oggi, in un baule metallico. Di solito solo il/la veggente può guardare nel canestro o nel baule e vedere gli oggetti e durante le consultazioni rimuove solo un oggetto alla volta, senza esporre alla vista tutto il contenuto del baule.

Mentre è in trance il o la veggente scuote il materiale, cosparso di caolino o gesso, simbolo di purezza spirituale, dentro il mboko o zucca-ciotola con coperchio che funge da contenitore, poi alza il coperchio e interpreta la configurazione di oggetti che appaiono in superficie, che sono considerati come segni rivelatori. Il procedimento è ripetuto varie volte mentre l’interpretazione si affina e il/la veggente comincia a formare ‘immagini organizzate’ e a fare ipotesi sul problema che affligge il cliente, finchè non si giunge a una comprensione relativamente chiara delle difficoltà del cliente. Secondo quanto spiegava un veggente ai Roberts (Roberts and Roberts 1996:195), il veggente guarda le figure di legno, tra le altre cose, per comprendere la configurazione delle figure lignee nella ciotola che è possibile solo quando lo spirito ha preso possesso del o della veggente. Solo in quel momento è possibile interpretare i differenti aspetti di queste statuette. La gente ordinario, oppure il Bilumbu quando non è posseduto dallo spirito, non può determinarne la funzione o il significato.

Mentre i veggenti Bilumbu comunicano con gli spiriti che li possiedono tramite incantesimi, canti e percussione, gli spiriti rispondono tramite codici visuali, che comprendono l’arrangiamento cinetico di oggetti in una zucca o un canestro. Ogni oggetto è mnemonicamente multireferenziale o, come direbbe Victor Turner (1970), polivalente, in grado di ‘agganciarsi’ concettualmente ad altri oggetti, come atomi in molecole di significato o polimeri complessi di memoria narrata. La giustapposizione degli oggetti in un canestro ricorda i veggenti di certe rubriche e relazioni culturali attraverso le quali classificano il caso speciale del cliente. Si forma un ponte metaforico tra precetti generali e precedenti passati da un lato e problemi attuali dall’altro. In questo modo, si può percepire creare senso e ordine dall’indecifrabile simultaneità dell’esperienza vissuta (vedi Victor Turner 1975:239). Il contenuto della zucca o del canestro (mboko) sono un microcosmo di memoria, intenzione, speranza e, quindi il prodotto della riconfigurazione degli oggetti è una ipotesi pregnante (Roberts 1995a:95).

Gli oggetti nel mboko sono come gli ideogrammi o le perle di una tavola mnemonica lukasa o di uno scettro. Nel mboko, però, i ‘pezzetti’ di significato e di esperienza sono liberati dalle costrizioni interpretative di un intreccio narrativo. Anche se le tavole lukasa e gli scettri forniscono sistemi flessibili di significato, tuttavia essi presentano un modello statico, fisso di rappresentazione narrativa che si può esperire attraverso le loro consolidate forme fisiche. Gli artifici mnemonici cinetici usati dai veggenti Luba, d’altro canto, costituiscono un sistema le cui parti sono significativamente allineate solo attraverso lo scuotimento e iI movimento ‘a caso’. Tale sistema mnemonico permette una maggior ampiezza di interpretazione di una tavola lukasa o altra ‘narrativa scolpita’, una flessibilità ovviamente necessaria per far fronte alle vicissitudini quotidiane. Da un punto di vista ‘interno’, naturlamente, non esiste nulla ‘a caso’ nel procedimento o nei suoi risultati, dato che i movimenti e le giustapposizioni degli oggetti sono diretti dagli spiriti per rivelare concetti, relazioni e propositi altrimenti nascosti. I prototipi degli oggetti e dei procedimenti di questo genere di divinazione furono introdotti dal personaggio di Mijibu wa Kalenga, il mitico primo veggente durante la fondazione della regalità.
Le tradizioni orali forniscono una narrazione che associa le origini dei Luba con l’istituzione di un sacro regno. Un principe cacciatore proveniente da oriente, Mbidi Kiluwe, arrivò nella regione e fece un figlio, Kalala Ilunga, di cui affidò la cura a Mijibu wa Kalenga, il primo spirito medium. In un’epica lotta dopo la morte di Mbidi, Kalala sconfisse lo zio materno, il tiranno Nkongolo Mwamba, il Serpente Arcobaleno, e istituì una corte reale a Manza, che in periodo pre-coloniale era un importante distretto produttore di ferro. Vale la pena qui di ricordare che nell’Africa subsahariana viene cronologicamente prima l’età del Ferro e poi quella del Rame e del Bronzo, le cui tecnologie non hanno però origine indigena ma importata. Tornando alla nostra saga, i veggenti Bilumbu reale trassero la loro autorità da Mijibu, autorità essenziale per garantire la regalità sacra Luba. L’associazione Mbudye è composta dagli ‘uomini della memoria’ che tramite riti di possessione sono i depositari dei precetti e i principi tramandati da Mbidi, padre di Kalala, e attraverso l’uso delle tavole mnemoniche lukasa insegnano e codificano la storia ufficiale del regno Luba, anche se sottilmente la sovvertono tramite la riaffabulazione nell’arena politica. Sono i membri della società Mbudye che celebrano le iniziazioni del re e dei veggenti Bilumbu nei loro ruoli politici ufficiali. Anche i veggenti Bilumbu padroneggiano gli insegnamenti delle tavole mnemoniche lukasa e sono anch’essi ‘persone della memoria’. In questo modi esiste un notevole intreccio di ruoli e autorità nella vita politica Luba.

Come il primo veggente Mijibu, gli attuali medium reali Luba possiedono una conoscenza esoterica e un’abilità di adattamento delle loro conoscenze ai bisogni del presente. I veggenti Bilumbu sono consulenti giuridici e consiglieri a proposito di guerre, stregoneria e rituali di rinnovo e forniscono pareri nel dirimere conflitti all’interno del regno. La loro autorità sta nel loro potere come medium tra il regno degli spiriti e quello umano, nella loro capacità di ‘essere afferrati’ (kukwata), cioè presi da uno spirito, il che implica ‘fermare il tempo’ e vedere velocemente e chiaramente il problema in mezzo al ‘rumore’ del vissuto quotidiano.
La possessione spiritica non è indotta da sostanze chiniche ma attraverso strumenti a percussione, come un sonaglio on un tamburello a mano suonato dalla moglie o dal marito del/la veggente, dato che anche le donne possono essere veggenti reali, e tramite i canti del/la veggente stesso/a. I suoni combinati forniscono lo stimolo al risveglio dello spirito divinatorio del/la veggente. Una voltaposseduto/a dallo spirito, il/la veggente si decora il corpo con disegni fatti con la polvere di gesso, si adorna con belle collane e bandane colorate ornate di perle e pelliccia, dove lo schema ornamentale delle perle significa la presenza e il potere dello spirito. Pelli animali pendono dalla cintura del/la veggente. Quando è posseduto/a, il/la veggente prla, agisce e pensa e in effetti assume l’identità, del suo spirito aiutante.
Quando un veggente maschio conduce un rituale di divinazione, sua moglie siede alla sua destra e una scultura di una donna seduta o inginocchiata che tiene una ciotola è posta alla sua sinistra. La scultura rappresenta la moglie dello spirito aiutante che possiede l’uomo, dato che per i Luba le donne sono considerate ricettacolo di potere spirituale. Una consultazione procede con l’individuazione dei problemi del cliente tramite lo scuotimento della ciotola o mboko, come abbiamo visto. Il/la veggente o Bwana Vidye deve essere in trance per interpretare la costellazione di simboli che appaiono in superficie con lo scuotimento del mboko, la scodella con coperchio costituita da una zucca arborea. La maggior parte delle consultazioni si svolgono a casa del/la veggente. Una volta che un/a Bwana Vidye ha indossato il suo costume divinatorio e preparato l’area di consultazione, chiede ai clienti di entrare in casa, ma solo dopo essersi tolti scarpe, orologi, cappelli e cinture. In altre parole, tutti quei segni di mondanità per quanto è possibile ed educato fare. Il cliente prende posto su una stuoia sul pavimento, mentre il/la veggente siede su uno sgabello o il letto, con la moglie (o il marito) e la guida (Kitobo) da entrambe le parti. L’intera consultazione è accompagnata da canti per i gemelli mitici, cantati dal veggente, dalla moglie o le mogli se è maschio, e dai figli, che sono tutti presenti in genere.
La statua lignea femminile che rappresenta la moglie dello spirito aiutante ha capacità spirituali proprie: infatti ha capacità curative, tra le altre cose. Il/la veggente può prendere un pizzico di polvere di gesso dalla ciotola della figura scolpita e mescolarlo con sostanze medicinali che dispensa ai pazienti. Lo stesso gesso è considerato un materiale potente associato con la purezza, il rinnovamento e il modo degli spiriti. Si pensa anche che la statua abbia capacità oracolari: serve da portavoce dello spirito ed è capace di viaggiare da un luogo all’altro per recuperare prove su sospetti criminali. Le statue femminili con la ciotola mboko e la ciotola mboko stessa del/la veggente sono icone dell’autorità e legittimità reale e fanno vedere la relazione storica tra divinazione e origine dello stato Luba.

I simboli della ciotola mboko sono un sistema multireferenziale, analogico aperto e solo il/la veggente è capace di decodificare e riferire i signficati segreti delle loro giustapposizioni. I simboli individuali sono mnemonici, come pure le loro configurazioni maggiori, ma al contrario delle tavole mnemoniche lukasa, che sostengono l’ideologia istituzionale dello stato, e gli scettri, che validano le pretese personali al potere, i messaggi delle ciotole mboko si basano su una serie di premesse morali intese ad assicurare salute, giustizia e armonia sociale. Victor Turner (V. Turner 1975:209 e 239), che ha studiato tecniche di divinazione simili tra gli Ndembu dello Zambia, suggerisce che i veggenti sono straordinariamente astuti e pratici. Il modo in cui interpretano i loro simboli divinatori rivela una profonda conoscenza sia della struttura della loro società che dell’umana natura. I simboli sono segni mnemonici, stenografici, cifre; servono a ricordare al veggente certe rubriche culturali generali entro cui può classificare specifici esempi di comportamento. Come gli oggetti nei canestri divinatori Ndembu, gli oggetti della ciotola mboko Luba rappresentano molte cose e ciascuno ha molti significati. Alcuni rappresentano aspetti strutturali della vita umana, aspetti del paesaggio culturale, principi di organizzazione sociale, gruppi e categorie sociali, costumi dominanti che regolano l’economia, gli usi sessuali e la vita sociale. Altri rappresentano forze o entità dinamiche, come motivi, desideri, aspirazioni e sentimenti. Non è raro che lo stesso simbolo esprima sia un uso tradizionale che una serie di conflitti stereotipati e forme di competizione che si sono sviluppate intorno ad esso. Si può affermare grossolanamente che le figurine umane rappresentano tipi psicologici universali mentre molti degli oggetti si riferiscono specificatamente alla struttura sociale e alla cultura Luba, Ndembu o di altri gruppi. L’abilità del/la veggente, però, è determinata dal modo in cui lui o lei adattano l’esegesi generale degli oggetti alle circostanze date. (segue, biblio alla fine)


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