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Bambino vivace o iperattivo? Ecco alcune linee guida per capirlo

Da Mariagraziapsi

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In ambito scolastico, negli ultimi anni, sono notevolmente aumentati i casi di bambini che un tempo sarebbero stati annoverati come “caratteriali”, e che invece oggi vengono classificati in tre categorie, cioè: iperattivi, affetti da disturbo della condotta o oppositivo-provocatori. Il presente articolo intende soffermarsi in particolare sull’ADHD (deficit dell’attenzione con iperattività), in quanto vi è al momento molta confusione al riguardo oltre ad esserci la tendenza a utilizzare in modo improprio il termine “iperattivo”: infatti un bambino particolarmente vivace ed irrequieto non è necessariamente affetto da alcun disturbo, anzi non lo è nella maggior parte dei casi. Ma veniamo a noi: quali sono le caratteristiche che permettono di stabilire se un bambino è iperattivo o semplicemente vivace?

La linea di demarcazione non sempre è ben delineata ed occorre il parere di un esperto per poter identificare quando il comportamento del bambino è veramente problematico.

Secondo il manuale dia­gnostico per l’infanzia e per l’ adolescenza, DSM IV, per fare diagnosi di ipe­rattività il bambino deve presentare almeno 6 sintomi per un minimo di sei mesi e in almeno due con­testi (famiglia-scuola) :

  1. difficoltà nel sostenere l ‘attenzio­ne nei compiti o in attività di gioco;
  2. spesso ha diffi­coltà ad organizzare com­piti o attività varie;
  3. spes­so è sbadato nelle attività quotidiane, spesso muo­ve le mani o i piedi o si agi­ta nella seggiola;
  4. spesso parla eccessivamente;
  5. spesso si alza in classe o in altre situazioni dove ci si aspetta che rimanga se­duto;
  6. spesso corre in gi­ro o si arrampica ecces­sivamente in situazioni in cui non è appropriato spesso ha difficoltà ad aspettare il proprio turno; spesso “spara” delle ri­sposte prima che venga completata la domanda.

È importante dire che quando si parla di iperat­tività la responsabilità non può essere attribuita alle figure genitoriali; ciò che invece può essere preso in considerazione è il fatto che la presenza di critiche, rimproveri e at­teggiamenti negativi dei genitori possono rinfor­zare la percezione che il bambino ha di se stesso come “bambino cattivo”.

In altre parole, non sono le critiche, i rimproveri e le incoerenze educative dei genitori a causare il Di­sturbo da Deficit di Atten­zione e Iperattività; sem­mai tutti questi rappre­sentano dei fattori che possono far persistere o aggravare e rinforzare il disturbo.

Infatti bisogna riconoscere che prima della nascita esiste sempre un bambino ideale nella fantasia di mamma e papà. Quanti di noi non hanno pensato: “il mio bambino non piangerà tanto, mangerà sempre, sarà socievole, sarà, in poche parole, perfetto!” Dopo la nascita, i genitori devono sintonizzarsi sul temperamento del loro bambino “reale”, per costruire una relazione rispettosa ed autentica. E’ importante non lasciarsi offuscare dalle fantasie d’idealità che possono impedirci di vedere le meraviglie dei nostri bambini in carne ed ossa, anche se magari sono più impegnativi del previsto. L’unicità è un valore! Di solito però l’ambiente circostante (la famiglia, la scuola, il gruppo dei coetanei) non è pronto ad accogliere individui che presentano tali caratteristiche di iperattività e impulsività. Il disturbo si crea spesso dall’incontro-scontro tra un bambino che assume determinate modalità di comportamento e un ambiente impreparato a reagire nel modo più adatto.

I bambini iperattivi hanno più difficoltà rispetto alla media dei bambini nell’autoregolare il proprio comportamento perché la loro mente si stanca più facilmente degli altri e la ribellione o distrazione è l’unica arma che ha la mente per riposarsi o scaricare l’adrenalina accumulata durante le lezioni scolastiche, o anche a casa, al parco giochi e in tutti gli altri contesti, quindi hanno bisogno di pazienza e comprensione, e al tempo stesso di molta fermezza per far sì che apprendano le regole di convivenza.

Il contesto dove incontrano certamente più difficoltà è la scuola, infatti tendono ad alzarsi dalla sedia frequentemente , scorrazzano e saltano, si muovono come se fossero “motorizzati”, chiacchierano troppo, passano da un’attività all’altra senza concluderle, sembrano non aver ascoltato, interrompono e fanno commenti fuori luogo.


Nei confronti dei coetanei i rapporti di solito sono piuttosto difficoltosi, essi tendono infatti a prendere poco in considerazione le esigenze e gli spazi degli altri bambini, che a lungo andare tendono ad escluderli, ciò causa rabbia e senso d’inadeguatezza andando così a minare la loro autostima ed a renderli sempre più suscettibili e vulnerabili.

I bambini con sospetto ADHD hanno certamente bisogno di un intervento di tipo specialistico, meglio se d’equipe, sia per le difficoltà che comporta in ambito scolastico e familiare, sia soprattutto per il disagio e la sofferenza che causa ai bambini che ne sono affetti. Si stanno sperimentando fortunatamente interventi psicoeducativi sempre più efficaci che, si spera, in un prossimo futuro, prenderanno completamente il posto delle terapie di tipo farmacologico.

Francesca Moccia

Bibliografia

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