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Barber Yoshino

Creato il 19 marzo 2012 da Makoto @makotoster
Speciale Ogigami Naoko
Barber YoshinoBarber Yoshino (バーバー吉野, Yoshino's Barber Shop). Regiae sceneggiatura: Ogigami Naoko. Fotografia: Shogo Ueno. Montaggio:Fushima Shin’ichi. Interpreti epersonaggi: Yoneda Ryō (Keita), Ishida Hoshi (Yosuke), Motai Masako (Yoshiko), Sakurai Senri (nonno Mikawa). Produzione: Amano Mayumi, Ikehara Ken per Imagica, Nikkatsu, Pia. Durata:96'. Uscita nelle sale giapponesi: 10 aprile 2004.DeutschesKinderhilfswerk - Special Mention al Festival diBerlino 2004Link: Jasper Sharp (Midnight Eye) - Twitch Punteggio ★★★★  
In un piccolo villaggio immerso nel calmo verde degli alberi e nel rosa tenue dei ciliegi in fiore, le giornate si succedono immote, ordinate e sorridenti fra una corsa per non fare tardi a scuola, e poter così gettare uno sguardo innamorato alla bella compagna di classe, una colazione consumata in fretta perché si è a dieta, un massaggio rigenerante dopo la rasatura e una millimetrica sforbiciata di capelli dall'unico barbiere della città, la signora Yoshiko.
È lei, infatti, a disegnare da sempre le teste di tutti i ragazzini del paese, come fossero bambole kokeshi, anticamente realizzate con intento benaugurale. Depositaria di un sapere centenario, il suo taglio a scodella, 'alla Yoshino', proteggerebbe infatti i fanciulli dalle ire dei leggendari esseri mostruosi tengu, che incombono dalle montagne sulla serenità degli abitanti. Nei giorni immediatamente precedenti una festività locale, proprio nella classe di Keita, il figlio della parrucchiera, arriva un ragazzino di Tokyo che sfoggia capelli tinti e tirati indietro. Sarà la sua caparbia resistenza al taglio alla Yoshino a instillare, prima nel gruppo dei compagni di scuola, poi nell'intera comunità, il dubbio sul reale significato della tradizione strenuamente difesa dalla signora Yoshiko e a generare una riflessione sull'identità e sulla libertà, traguardo di un difficile, doloroso, ma autentico percorso di crescita. 
È un ironico quanto epico ralenti aintrodurre il giovanissimo Yosuke che, dalla grande città, entra nel piccolomondo antico del villaggio di Kaminoe, riprodotto in scala fra le muradell'aula scolastica dove bambini come lui guardano ammirati e attoniti il suotaglio cool (unica parola che significativamente pronuncerà in Toilet, 2010,l'attrice feticcio della Ogigami, Motai Masako, che qui interpreta la donnabarbiere Yoshiko). Proprio a Keita, figlio del conservatorismo incarnatodall'autoritaria madre-barbiere, ragazzino insicuro e geloso del successoriscosso fra le compagne dal nuovo arrivato, spetta l'incarico di fare da guidaallo 'straniero'. Costui, abituato al dubbio metodico e portatore di unosguardo esterno a tale realtà, si interroga sul motivo per cui i suoi coetaneidebbano portare lo stesso taglio 'a fungo', non comprendendo il nesso con lafesta scintoista della divinità della montagna, in onore della quale peraltro imaschietti del villaggio devono intonare un curioso - fa notare lui - Allelujacristiano. Anche all'interno del negozio del barbiere, punto d'incontro delgruppetto di amici di Keita, cominciano a serpeggiare domande sulla curamaniacale con cui la signora taglia a tutti i capelli. Riflesso nello specchiodel negozio - sorta di quadro nel quadro che nel corso del film ospiterà alcunimomenti di riflessione di vari personaggi e l'espressione della loro individualità- un anziano e saggio cliente, facendosi portavoce della tradizione, raccontala leggenda dei tengu, mostruosi goblin da confondere nel loro tentativo dirapire i bimbi. Sarà però proprio lui, alla fine del film, a sostenere leragioni di un inevitabile e auspicabile superamento di tali tradizioni perchéesse possano assurgere al rango di leggenda. Baluardo difensivo della tradizione, lasignora Yoshiko sembra avere, oltre al potere di rimettere in moto alcunioggetti con ben assestate mosse di judo, quello di fermare (significativamente)le cose: così come blocca il tempo, che vuole cristallizzato nelle antiche erassicuranti consuetudini in cui tutti gli abitanti della cittadina trovano unmotivo di identificazione, allo stesso modo immobilizza il ribelle Yosukeatteso al varco con le forbici in mano, e lo scemo del villaggio che spaventatutti ma è terrorizzato dal suo sguardo severo e 'pazzo', nonché il marito,paralizzato dal timore di comunicarle il proprio licenziamento. Gliinterrogativi sulla prepotenza della signora montano sempre più fra i piccoli,spesso alle prese con altezze da scalare (pertiche, collinette), fino a quandoil varco della soglia della casa di Yosuke e il contatto con una realtà altra(la modernissima abitazione del ragazzo in cui si può giocare al computer ,e leriviste pornografiche di papà non sono nascoste poi tanto bene) conducono ibambini ad accogliere il 'diverso' nel gruppetto. Di Yosuke assumono così ilpunto di vista e le istanze di libertà che lo promuovono definitivamente leaderdel gruppo, da ammirare dal basso in alto, estasiati, nel momento in cui eglirivendica la libertà di 'pettinatura' (e quindi di personalità) come dirittocostituzionale, nonché l'esigenza di mettere in discussione il principio di autorità.Così la composta simmetria in cui, nellaprima parte del film, spesso erano inquadrati i bambini (in fila indiana mentreattraversano prudentemente la strada sulle strisce; con la tunica bianca aintonare un sincretico alleluja al dio della montagna; a coppie per svolgereesercizi di educazione fisica - tutti ampi spazi naturali in cui piccole figuresi muovono con grazia, come nel successivo Megane, 2007) viene scardinata neiloro bivacchi pomeridiani. L'ultima fuga notturna preannuncia l'aperta ecoraggiosa rivolta che avverrà proprio nel corso della celebrazione del Giornodella Montagna, introdotta a sua volta dal viaggio verso la città vicina dove ipiccoli si erano recati, invano, a farsi tagliare i capelli nella speranza diassumere un'identità propria e 'giusta'. Durante le loro tante discussioni,veri e propri momenti di formazione fra pari, i bambini, spesso ripresi aipiedi della montagna che incombe su loro come il pesante macigno dellatradizione, affrontano fra preoccupazioni e infantile incoscienza l'attrazionee il timore nei confronti del 'diverso', le prime pulsioni della carne, lacotta per la stessa ragazzina, la paura della punizione e il coraggio diribellarsi alle madri, il tradimento del più vigliacco che arriva a indossare gliabiti del tengu per farli desistere dai loro intenti e il perdono dell'amicopavido. Sono questi i piani che, punteggiando il film, ne sottolineano la regiaad altezza di bambino e preparano l'inquadratura in cui i piccoli compaiononuovamente in fila, come nelle sequenze iniziali, ma in una reiteratasuccessione di primi piani che li mostra con i capelli tinti da loro stessi dicolori improbabili e il volto illuminato dal riverbero dei fuochi d'artificiodella festa. Nello scontro aperto finale fra nuovo che incalza e usanze delpassato si compie così definitivamente la desacralizzazione di queste ultime,anche attraverso gli improperi rivolti alla tradizione stessa e alla 'strega'Yoshiko che vuole i ragazzini tricologicamente tutti uguali.Se è attraverso le domande che si cresce,l'intera comunità - e in particolare gli altri bambini che sollevano dallospazio adibito alla ritualità alte grida di supporto ai coetanei - alla finesosterrà il coraggio della ribellione giovanile (anche la bella e infelice sorelladi Keita lascerà la famiglia per una nuova vita) e potrà dirsi maturata nelmomento in cui avrà ritrovato un equilibrio più consapevole del significatodella tradizione. Tale valore pare risiedere, per la Ogigami, nella bellezzadei mandorli in fiore, nell'atmosfera di un luogo magico, nella commozione concui si può seguire un bambino che emerge alla vita con curiosità e coraggio, eporta novità che non fanno più paura, ma vengono affrontate e accolte con unsorriso gentile. Tale saggezza, peraltro, come spesso accade nei film dellaregista, pare trapelare già nelle battute pronunciate dai personaggiapparentemente più deboli, delicati o silenziosi - qui il padre di Keita,succube della moglie barbiere, e lo scemo del villaggio - che si trovano a pronunciareparole di sostegno, rispettivamente, al povero Yosuke (colto in un attimo tuttoadolescenziale di sconforto per la caparbietà con cui rifiuta il taglioantiestetico, non cedendo al ricatto dell'integrazione) e al coraggioso quantocombattuto Keita che scopre come diventare adulti sia in un certo modo"occuparsi degli altri". [Manuela Russo]

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